Caso Ruby: Berlusconi, abbiamo i numeri, andiamo avanti

di Roberta Calò
“Se viene fuori che ha dato 185 mila euro in due mesi, al netto di regali e gioielli, ad una minorenne: io non voglio essere governato da uno cosi'. Uno di 75 anni!”
Strumentalizzando un pensiero che comunque accomuna molti italiani, Bersani manifesta così il suo disappunto sull’uomo che incarna una delle più alte cariche della Repubblica italiana: Silvio Berlusconi. (leggi anche: Zagrebelsky, processo Premier durerà anni)
“Non e' questione di sinistra ne' di destra - ha proseguito il segretario del Pd. "E' questione di dignità di questo paese. Chi tace adesso, non so come potrà parlare domani. C'è troppa gente che tace, che si nasconde dietro alla teoria che sono fatti privati" accusa il leader dei democratici.
Ma sono fatti privati essere processati per direttissima per reati gravissimi? La ricattabilità evidente di un presidente del Consiglio è un fatto privato? l'oggettiva catastrofe è un fatto privato? Siamo in tutti i carnevali del mondo! E in questo clima quali investimenti esteri possono venire da noi? Siamo di fronte ad un danno micidiale: mentre ridono di noi, ne approfittano per occupare spazi e toglierci investimenti” spiega il segretario del Pd.
La Chiesa, invece, solitamente rigida e irremovibile dalla sua ortodossia etica, pare non essere sconvolta dalle vicende che stanno tingendo la vita pubblica e privata del Premier. "Un incontro istituzionale, di prassi, che ha il suo valore simbolico e anche contenutistico sostanziale, quindi nella norma dell'incontro e del rapporto tra le istituzioni”; questo il commento dell’arcivescovo di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco il summit di ieri tra i vertici dello Stato e la Santa sede in occasione della firma dei patti lateranensi.
Lo stesso cardinale Camillo Ruini ha dichiarato: “Se smettessimo di autoflagellarci e autocommiserarci, potremmo guardare realisticamente ai problemi, per risolverli. Credo siano difficoltà contingenti, superabili se si evitano le crisi istituzionali, e se ogni istituzione ha rispetto delle altre istituzioni". Così, passando per un tacito do ut des e ignorando palesemente la triste situazione che sta vivendo l’Italia dal punto di vista politico, sociale ed etico, la Chiesa si è congratulata con il governo italiano per il ricorso sul crocifisso e per l’impegno in Europa a favore della libertà religiosa e contro la persecuzione dei cristiani. E volando pindaricamente oltre la tragica condizione di precarietà economica in cui versano gli italiani, cattolici e non, si è parlato anche delle celebrazioni per i 150˚ anni dell’unità d’Italia, dei finanziamenti alle scuole cattoliche, della doppia imposizione fiscale dei dipendenti vaticani, del testamento biologico calendarizzato per marzo alla Camera.
Senza dubbio, molto più risoluti e pratici dei nostri parlamentari, le delegazioni di Vaticano e Cei hanno commentato così il caso: “Siamo andati subito al sodo. A differenza degli altri anni, non ci siamo fermati a chiacchierare. Dopo aver affrontato le questioni sul tappeto, abbiamo atteso che Napolitano uscisse e ce ne siamo andati”.
Anche il direttore del quotidiano dei vescovi ad una lettera sul Rubygate ha risposto: “I 'giusti' appaiono dispersi, strattonati e 'usati' dal punto di vista politico, ma sono ben presenti e fertili nel tessuto vivo della nostra società. Dunque, l’impegno per la costruzione del bene comune anche attraverso il servizio nella politica richiede un rinnovato contributo dei cattolici, in particolare dei giovani”.
Chissà se tra questi giovani rientra anche Ruby, la quale nei suoi racconti avrebbe riferito che al catechismo il prete le avrebbe gettato una padella di olio bollente addosso per delle frasi poco felici sulla religione. Una vita, quella della ragazza, che passa dalla violenza familiare alle comunità, dai furti per sopravvivenza alla prostituzione d’élite: ”Non ho mai accettato rapporti sessuali a pagamento. L'ho fatto solo con i ragazzi che mi piacevano. L'unica volta che sono stata pagata per un rapporto sessuale è stato quando ho incontrato il calciatore Cristiano Ronaldo. Era la sera del 29 dicembre 2009, e, dopo essere stata nell'hotel e prima che la mia amica Simona mi mettesse le valigie fuori dalla porta, sono andata all'Hollywood e là sono stata fermata da Ronaldo, il quale aveva un tavolo nel privè. Mi ha fatto dei complimenti e ci siamo scambiati il numero di cellulare. Sino a quel momento non sapevo che fosse un calciatore, ma l'ho saputo qualche sera dopo quando ci siamo rivisti al ristorante e molti gli chiedevano l'autografo. Lui sapeva della mia età e ci siamo rivisti varie volte ancora al ristorante. Circa tre settimane dopo, abbiamo deciso di fare l'amore e ci siamo incontrati in un hotel lussuoso, dove alloggiava. Secondo le sue indicazioni, dovevo andare direttamente nella sua suite, al quinto piano. Non avevo, come non ho neanche adesso, i documenti, ma nessuno mi ha fatto domande. Avuto il rapporto ci siamo addormentati tutti e due. Quando al mattino mi sono svegliata, non l'ho ritrovato più nel letto. Sul comodino c'era un biglietto: "Spero che quando torno non ti trovo nella stanza. I soldi li trovi vicino alla borsa". Effettivamente, c'erano 4000 euro e sono uscita piangendo”.
Fino a raggiungere, alla fine, gli alti piani del governo.
Qualcuno ha parlato della ragazza in termini meno compassionevoli: “Non riesco a capire come Berlusconi sia caduto con una ragazza come questa perche' si vedeva che era una ragazza psicopatica, pazza, tanto che a Catania nel mio lido usciva con tutti e tutti quanti la allontanavano. Io non l'ho toccata neppure con un dito e non le ho offerto soldi per pagare il suo silenzio”; si tratta del titolare del Lido Le Capannine di Catania, Carmelo Raciti, tirato in ballo dalle dichiarazioni di Ruby. Intanto spuntano nuovi protagonisti nella vicenda; di recente, sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati Mario Sacco, 40 anni di Milano, Gentile Fedele, originario del Cosentino, autista e responsabile della sicurezza di Mora e del manager delle starlette, Daniele Salemi di Alba, nel Torinese, agente di Roberta Bonasia; tutti e tre accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione.
Intanto, il Premier prosegue indisturbato nella sua linea d’azione governativa: “Io mi sono impegnato per evitare il prevalere della sinistra attraverso l'arma giudiziaria. Dobbiamo resistere, continuare a governare con serenità rispondendo ai problemi che si presentano ogni giorno. La nostra maggioranza è solida, in Senato ma anche alla Camera. Abbiamo i numeri per andare avanti fino al termine naturale della legislatura. Stiamo lavorando per la piena attuazione del Piano per il Sud, per le infrastrutture, e per tutte quelle riforme istituzionali, tra noi ampiamente condivise, a cominciare da quella della giustizia, indispensabile per il nostro Paese”.
“Me ne hanno fatte di tutti i colori, - prosegue Berlusconi - sono l'uomo più perseguitato della storia dalla giustizia, ma non sono mai arrivati a condanna e continuano perché hanno ben chiaro che se non mi eliminano attraverso l'arma giudiziaria non potranno mai farlo attraverso le elezioni. Io mi sono impegnato per evitare il prevalere della sinistra attraverso l'arma giudiziaria”.
E conclude baldanzoso attaccando, come di consueto, la magistratura: “Ripresenteremo tutte le riforme della giustizia le approveremo con una seduta straordinaria del consiglio dei ministri nei prossimi giorni. Il Parlamento le discuterà, le voteremo con la nostra maggioranza. Se necessario ci sarà un referendum e credo che tutti gli italiani abbiano chiare ormai le idee sulla giustizia che dovremmo avere e non abbiamo e che è fondamentale per affermare di essere ancora in uno Stato democratico che garantisce i diritti dei cittadini a partire da una giustizia giusta”.

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