Sgominato gruppo di tombaroli a Taranto: recuperati quasi 3mila beni archeologici

TARANTO. Sgominato gruppo di tombaroli che agivano tra la Puglia e la Basilicata. Il Nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Bari ha scoperto alcuni 'tombaroli' che, soprattutto di notte, nelle province di Taranto e Matera, pur di impossessarsi di materiale archeologico da rivendere, non si facevano scrupolo di utilizzare escavatori per tracciare trincee lunghe metri, rivoltando la terra per individuare le tombe da saccheggiare. In questo modo in alcuni casi hanno danneggiato gli stessi beni.

47 PERSONE COINVOLTE - Nell'indagine risultano coinvolte 47 persone, responsabili a vario titolo di ricettazione, violazione in materia di ricerche archeologiche ed impossessamento illecito di beni appartenenti al patrimonio dello Stato. A conclusione dell'inchiesta nei giorni scorsi sono state eseguite 50 perquisizioni personali e locali in 21 Comuni nelle province di Taranto, Brindisi, Lecce, Potenza, Matera,
Chieti, Cosenza, Arezzo, Napoli e Roma e sono stati recuperati 2.298 beni archeologici. L'operazione e' stata denominata 'Tersite', personaggio dell'Iliade di Omero, famoso per la sua codardia e simbolo dell'antieroe che non rispetta le regole, non si attiene al codice d'onore degli eroi e delle persone valorose.

L'INDAGINE - L'indagine ha avuto inizio nel mese di dicembre 2010, sotto la direzione dell'Autorita' Giudiziaria di Taranto ed e' nata dalla segnalazione di scavi clandestini nelle aree di interesse archeologico della provincia jonica, avvalendosi di strumenti tecnici. Intensa l'attivita' di trafugamento di beni constatata. I militari hanno individuato, anche in flagranza di reato, alcune squadre di 'tombaroli' che eseguivano gli scavi clandestini, spesso di notte. Oltre che nel tarantino, in particolare a Castellaneta e Laterza, zone molto ricche di necropoli, agivano anche a Metaponto e Montescaglioso, in provincia di Matera.

INTERMEDIAZIONE PERSONAGGI LOCALI - I beni sottratti al patrimonio dello Stato giungevano ai ricettatori tramite l'intermediazione di personaggi locali, in contatto diretto con i tombaroli. Questi ultimi operavano senza scrupoli. I pesanti lastroni in pietra, posti a protezione delle tombe, venivano frantumati, causando spesso anche il danneggiamento dei delicati recipienti in ceramica, riccamente decorati, che costituiscono l'offerta simbolica di cibi e bevande.

SOFISTICATI METAL DETECTOR - Le squadre di tombaroli potevano anche contare su sofisticati metal detector che consentivano di individuare oggetti metallici di ornamento personale quali anelli, bracciali, fibbie, medaglie oppure monete, molto ricercate e richieste dai collezionisti. Oltre alle necropoli venivano saccheggiate anche le aree dove sorgevano antiche citta'.

RECUPERATI QUASI 3000 BENI - Sono state recuperate 1241 monete (di cui 66 in argento e 1 in oro); 29 reperti archeologici in ceramica (olle, askos, sphagheion, epichysis, oinochoe, ecc. del VI - IV secolo avanti Cristo); 25 reperti archeologici frammentati; 117 oggetti in metallo quali pendenti, anelli, medaglie (alcuni in oro); 6 fibule in metallo; 39 pesi da telaio in terracotta e metallo; 334 selci, 26 fossili; 1 spada antica in ferro; 1 statuetta in bronzo; 13 metal detector; 57 frammenti in metallo; 311 frammenti in terracotta; 6 frammenti ossei.