"Un Referendum popolare per rivendicare la libertà delle nostre menti e delle nostre tasche"

di Roberta Calò. Barbato, Borghesi, Cambusano, Di Giuseppe, Di Pietro, Di Stanislao, Donadi, Evangelisti, Favia, Formisano, Aniello, Messina, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera.
Questi sarebbero i nomi dei 22 Titani che siedono sulle poltrone rosse del Parlamento e che si sarebbero distinti per aver votato a favore della abolizione del vitalizio proposta dal deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori in data 21 Settembre 2011.
Il suddetto privilegio spetterebbe di diritto a quanti hanno esercitato "l'onorevole" mestiere per cinque anni, come la celebre pornostar Cicciolina ha dimostrato.
La voce dell'esponente è rimbombata all'interno della Camera scontrandosi contro 520 votanti di cui 498 hanno votato per il no: "Io penso che nessun cittadino, nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda per poter percepire un vitalizio, una pensione di versare contributi per 40 anni quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. E' una distanza tra paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta, che deve essere evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno, ce ne sono tre, e percepiscono più di tremila euro al mese, o persone rimaste qui per 68 giorni e dimessesi per incompatibilità e che percepiscano un assegno vitalizio di più di tre mila euro al mese". Il raggiungimento di un simile traguardo alleggerirebbe le spese dello Stato di circa 150milioni di euro all'anno. Nel duemilanove i vitalizi degli ex deputati ci sono costati 1328,2 milioni di euro, quelli degli ex senatori 81,2 milioni di euro; i contributi versati invece sono stati 11835 milioni di euro per i primi e 6100 milioni di euro per i secondi registrando un buco di ben 126 milioni di euro per i deputati e 75 milioni di euro per i senatori.
La modifica di simili norme vigenti sulle ormai sterili tasche del popolo italiano spetta a loro, agli stessi che godono di questi privilegi. La regressione storica che sembra attraversare il nostro Paese e la ridicola situazione che lo attanaglia ripercorre le tappe di una condizione politica alquanto anacronistica eppure così tangibile di un tragico divario tra la nobiltà che governa e la massa che china il capo. Una vera e propria messa in atto di quanto sosteneva Bergson: “L'umanità geme, per metà schiacciata sotto il peso dei progressi che ha fatto”. Diversi parlamentari hanno avuto accesso all'assegno di mantenimento al 50esimo anno di età contro quanto previsto secondo dalla legge per cui bisognerebbe riceverlo a partire dai 65 anni; questo però varrebbe solo per quanti sono stati eletti con le politiche del 2008, per gli altri ci sono scappatoie a seconda delle diverse modifiche apportate in corso d'opera. Rebus sic stantibus l'età della pensione per un deputato arriva a 65 anni per 5 anni di mandato (con 1 anni di sconto per ogni anno oltre i 5) e a 50 anni per gli eletti prima del 96 (con circa 20 anni di contributi); per il senato si parla invece di 50 anni per gli eletti prima del 2011 con 15 anni di contributi. Il valore delle pensioni oscilla tra un minimo di 2400 fino ad un massimo di 9900 euro lordi.
Così mentre gli dèi sguazzano nell’ambrosia succhiata dal lavoro di chi ogni giorno riesce a stento ad arrivare a fine mese, ai comuni mortali non resta che sognare un vitalizio giocando alle lotterie (e arricchendo anche in quel caso le tasche dello Stato).
In questa lotta tra poveri, a noi non resta che assorbirci titoli di giornali che condannano quanto accaduto nel corso dell'ultima manifestazione che ha avuto luogo a Roma, voce di un popolo stanco e svilito dalla gestione sbilanciata delle tasse. Senza voler avvallare in alcun modo atti di violenza e simili, quello che però si renderebbe necessario è un parallelo messo nero su bianco tra i dati relativi alle pensioni delle poltrone rosse e quelli che riguardano invece i nostri genitori che probabilmente raggiungeranno la pensione ad età improponibile e i nostri figli che la pensione probabilmente non la vedranno mai.
Ducis in fundo i fautori del nostro destino hanno peraltro fatto dono all'Italia della legge "del deficit zero" per cui lo Stato dovrebbe contenere le spese entro i limiti imposti dal prelievo fiscale; nel caso il denaro risultasse insufficiente la priorità è stata concessa ai creditori del debito pubblico con una conseguente riduzione del 30% su retribuzioni e pensioni. La stessa Comunità Europea che ha prestato all'Italia 40miliardi di euro per fronte alle gravi difficoltà economiche, ha ora preso le distanze da una nazione ad un passo dal baratro.
Intanto poliziotti e black bloc si schierano gli uni contro gli altri coinvolgendo peraltro innocenti manifestanti, distruggendosi in una lotta fratricida in cui si combatte per un futuro che ormai sembra non dipendere più da noi ma da un nemico comune: il governo. Allora bisogna chiedersi perchè un ragazzo con un estintore in mano fa più notizia dei dati relativi alle pensioni dei nostri parlamentari? Chi è che getta mediaticamente fumo nei nostri occhi distogliendo la nostra attenzione da quello che è il vero problema del Paese? Perchè Grande Fratello fa più ascolti di una trasmissione che ci comunica : "Il record spetta ad Angelo Pezzana, Pietro Graveri, Luca Boneschi e Renè Andreani ex parlamentari radicali, un solo giorno in Parlamento, contributi volontari per cinque anni e un vitalizio mensile lordo di 3108 euro"? Probabilmente con questi dati alla mano penseremmo che non sia più necessario scagliarsi contro le autoblindo delle forze dell'ordine o auto di comuni cittadini, ma piuttosto contro le menti “pe(n)santi” di quei palazzi monumentali della capitale che ormai non ci rappresentano più.
Ad uno sguardo più superficiale potrebbe perfino apparire che quei 22 crociati si sono immolati per la salvaguardia dei nostri interessi; e ormai proprio il web pullula di post e commenti sull'atto eroico compiuto da questi uomini. Forse invece dovremmo dimostrare che noi siamo diversi da come potrebbe descriverci Lippman: “Quando tutti pensano nella stessa maniera, allora nessuno pensa veramente”.
In virtù di ciò darei voce e spazio alla circolazione di un’altra notizia: quanti hanno pensato che forse pubblicizzando una proposta di legge che al cento per cento non sarebbe mai passata (come i risultati hanno palesemente dimostrato) questi buoni samaritani avrebbero acquisito il favore e la benevolenza del popolo in vista di future elezioni? Perché gli intoccabili che tutto possono non hanno invece dato voce davvero agli italiani organizzando un Referendum popolare per decidere?
Per due motivi fondamentali: perché “Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”(Twain) ma soprattutto perché: “Non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi”(Longanesi).

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