Diari da Kinshasa / C'est ta maison

di Barbara Musciagli. Un viaggio lungo, quasi interminabile... iniziato il giorno prima e finito il giorno dopo. Un viaggio strano, un viaggio diverso, forse sono io che sono cambiata... forse è realmente diverso.

Passo la notte in aeroporto ed ecco che l’Africa mi fa il primo meraviglioso regalo: un’amicizia quasi ormai persa viene rinsaldata. Arrivo a Bruxelles… ormai mancano solo altre sette ore di volo, mi guardo intorno e vedo tanti bianchi, tanti italiani... è la prima volta che accade; mi chiedo cosa sia cambiato, perché tanti bianchi in Congo?

Le ore di volo sono interminabili… gli ultimi minuti lunghissimi, inizia l'atterraggio e dal finestrino si riescono ad intravedere pezzi della mia Africa, terra, palme… non mi sembra vero… quando esco fuori dall’aereo il caldo mi avvolge e all’orizzonte un bellissimo paesaggio: il cielo africano, il tramonto rotto dagli alberi di palma. Un’immagine stupenda!

In quell'esatto istante mi dico: SONO A CASA!! Un bus mi porta fino all’entrata principale, niente 'Police' che tenta di sottrarmi qualsiasi cosa io abbia, compreso il passaporto, niente parole strane, solo ordine.

Per la prima volta supero la Dogana senza problemi. In 5 minuti sono finite le operazioni di identificazione, ora devo affrontare l’ultima parte… la più brutta! Aspettare per ore i bagagli in quella stanza sovraffollata... non succede neanche questo, in 10 minuti recupero i miei bagagli, la marea umana non c’è, in un ora sono a casa!

Per strada la polvere, lo smog, i fuochi, fiumi di persone e gli odori... l’odore tipico di Kin difficile da descrivere ma impossibile da dimenticare… (quell’odore che ancora una volta mi fa sentire a casa).

…C’EST TA MAISON, questa è la frase che mi son sentita dire appena arrivata a St Eloi. I miei occhi pieni di gioia… Una frase che non rappresenta solo parole ma realtà. Perché è così che mi sento e mi fanno sentire - A CASA!!!

L’accoglienza degli OMI (Oblati di Maria Immacolata) è un’ accoglienza attenta ma discreta, un’accoglienza che mi fa sentire veramente a casa e, non importa se va via la corrente, se il caldo è così torrido che il sudore continua a grondare, se nella mia stanza non c’è la corrente, manca l’acqua e le zanzare sono la mia ombra.

Ritrovare tutti gli amici qui è un piacere gran lunga più grande delle angustie e difficoltà che devo affrontare ogni mattina. A pochissime ore dal mio arrivo, incontro “Stefano”, un 'mundele' (bianco, ndr) come me. E’ li seduto nel ristorante mentre pranza. “Bonjour, ca va??“. Due o tre parole di rito prima di capire che siamo entrambi italiani e scoppiare in una grassa risata.

Trascorriamo qualche ora insieme, gli suggerisco qualche “dritta” per vivere alla meno peggio il soggiorno congolese ed il pomeriggio trascorre tra risate, scambi di opinioni, banane fritte e caldo asfissiante. Entriamo subito in confidenza, sembra che ci conosciamo da sempre, mai il minimo imbarazzo.

E poi arriva Jerry, un ragazzo stupendo, meraviglioso, generoso che si è subito reso disponibile, anche se non ci conoscevamo. L’averlo conosciuto per me è stata una vera ricchezza. Per questa nuova amicizia devo ringraziare il mio amico Paolo: un volontario pugliese, proprio come me, che trascorre la sua vita a metà, diviso tra la Puglia e il Congo, con la testa ed il cuore sempre in questo meraviglioso Paese e verso i suoi piccoli bambini, verso i suoi squisiti amici congolesi.

Ciò che ci accomuna non è solo l’amore per il Congo ma l’essere consapevoli che l’Rdc è una terra che ti regala tante, tantissime emozioni e nello stesso tempo ti toglie tanto, ma proprio tanto, di quella vita apparentemente perfetta e senza problemi che conduciamo in Italia.

Ogni partenza è un inizio e una fine… E' un punto alla vita europea, è un inizio di vita congolese e così ci ritroviamo a metà, divisi tra il Congo e l’Italia, tra gli affetti di sempre e i legami congolesi.

Poi ci sono tutti i miei amici, tutti lì, tutti sempre attenti e sempre vicini a me, felici di rivedermi, mi invitano nelle loro case e mi offrono quel poco che hanno. I congolesi sono così meravigliosamente generosi! Le mie giornate trascorrono velocemente per quanto il tempo possa scorrere veloce qui in Congo. Non sono mai sola e fatico a ritagliare un po’ di tempo per me.

Esco per strada è c’è il ragazzo che cambia i soldi che mi corre incontro per salutarmi, giro l’angolo e c’è qualcun altro che mi saluta così come viene a salutarmi il guardiano della parrocchia.

Qui nel quartiere Bon Marché come a Mpasa non subisco più gli sguardi diffidenti che si regalano allo straniero bianco, riesco anche a fare il giro del quartiere da sola senza che nessuno si avvicini tentando di scipparmi qualcosa.

Per tutti loro non sono più solo una mundele, ma sono la “LORO MUNDELE”, così quando arrivo all’orphelinat Mama Elena appena apro lo sportello della 4x4 mi saltano tutti addosso per abbracciarmi e darmi il benvenuto. In quel momento i 40 gradi con 70% di umidità non li avverto neppure più, perché finalmente sono tra loro e posso rivedere i loro occhi e i loro tristi sorrisi.

Bambini che sembrano non crescere mai, che sembrano consumarsi fino a diventare quasi trasparenti… Ogni volta sono più “piccoli” più “leggeri”… Continuo a sentirmi a casa anche quando il 2 giugno partecipo alla festa della Repubblica nella villa dell’Ambasciatore d’Italia.

Una festa dove ci sono tanti mundele, tanti ragazzi della mia età, tutti qui, tutti per lo stesso motivo: offrire un aiuto ai bambini congolesi. Uno sguardo qua e là ed ecco che i miei occhi incrociano gli occhi di Susanna una ragazza che ho conosciuto nel gennaio 2011 tra le strade sterrate di Bibwa.

E’ bello ritrovarsi a distanza di tempo come se questo non fosse passato, è altrettanto bello riconoscersi, ma è meraviglioso avere la certezza che a Kin abbiamo ed avremo il nostro posto per sempre.

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