Anche i Santi si fanno le scarpe: nel 1630 Santa Teresa “soffiò il posto” a San Nicola

Sigillo con la più antica immagina di San Nicola
di Vittorio Polito - Il nostro bel San Nicola non è un protettore come gli altri, non è solo un genio tutelare religioso, ma il patrono civile di Bari. I modi con cui onorarlo sono sia simbolici che pratici. Egli infatti è assertore e difensore del sentimento cittadino e chi trova nel suo culto una semplice forma di superstizione o di fanatismo è un ignorante che non conosce l’anima storica del suo paese.

Il 1° novembre del 1630 fu nominata Santa Teresa protettrice di Bari e l’atto ufficiale fu stipulato nell’ambito dell’Università (il Comune dell’epoca), mentre il giorno dopo, i due sindaci della città, il nobile Ferdinando Dottula e il popolare Giovanni de Baldis, s’accorsero di aver commesso un grosso errore: l’inversione dell’ordine gerarchico, facendo passare in second’ordine San Nicola, e con affannosa corsa procedettero, pur infrangendo le regole del protocollo, a correggere il tabellione municipale (una sorta di tavoletta sulla quale si scrivevano gli atti pubblici), con una nota a margine dell’atto, nella quale si legge tra l’altro «… il gloriosissimo Santo, quale non solo Padre e Padrone di questa città, ma ancora di tutta la Provincia, che perciò si chiama la Provincia di San Niccolò…» (A. Perotti, “Bari dei nostri nonni”, Adriatica Editrice, 1975).

Questo fatto suscitò molta gelosia tra i baresi appartenenti alle due chiese, anche perché era ben noto che il nome del nostro San Nicola è iscritto in testa al volume delle antiche Consuetudini (codice delle leggi cittadine), e che la sua effige decorava anche lo stemma urbano di Bari e l’aula del Seggio (sede del magistrato comunale), e poi è arcinoto in qualsiasi latitudine che il nome della città è legato a quello del suo Santo protettore. I baresi riconoscevano San Nicola anche nell’aspetto fisico coniando una moneta nella quale fu impressa l’immagine del Santo. Anche nel manuale pittorico del Monte Athos in Grecia, il nostro protettore è effigiato sulla pietra delle laure basiliane (gruppo di celle scavate nella roccia) e sulle bocce della manna. Un giudice barese, Romualdo, utilizzò un sigillo con la più antica immagine barese del Santo (V. foto).

Il popolo barese quindi riconosce in San Nicola «l’ereditato simbolo della religiosità della stirpe, immutabile essenza se pure variabile apparenza, fiore immortale dell’anima di Bari, che rispunta ogni anno da millenni, in una data prescritta dalle costellazioni, e rinnova nella pienezza di primavera la festa del mare».

Merita infine un cenno l’inserimento dell’effige di San Nicola nelle liste delle elezioni comunali baresi del 1946 i cui risultati furono i seguenti: lista “San Nicola” 34.287 voti (24 seggi); lista “Garibaldi” 30.916 voti (22 seggi); “Scudo crociato” 6.882 voti (nessun seggio) e così via.