PUNTO E A CAPO / La riforma della Giustizia non si fa col decreto Svuotacarceri

di Giuliano Gasparotti - Più volte il Presidente Napolitano è intervenuto per sollecitare Governo e Parlamento ad affrontare il dramma umano che si consuma nelle carceri italiane. 62.000 detenuti per 47.000 posti disponibili sono i numeri che evidenziano la portata della questione sulla base della quale la Corte Europea dei diritti ha messo in mora il nostro Paese. L'intervento, urgente, è stato più volte rinviato per la delicatezza del tema che impatta non poco sull'opinione pubblica. Il Governo presenta, dunque, un decreto infelicemente ribattezzato “svuotacarceri” che facendo leva sugli strumenti legislativi vigenti, amplia la possibilità di ricorso a metodi alternativi di pena valutati caso per caso da parte dei giudici.

Prontissima e scontata la polemica con Grillo che denuncia l'uscita di assassini, mafiosi e stupratori dalle patrie galere. L'ennesima esasperazione che, tuttavia, poggia su una considerazione del tutto evidente: così com'è il decreto non fa altro che evitare di affrontare il problema vero ovvero una riforma complessiva della Giustizia. Di per sé, quindi, è una misura (come troppe adottate dal Governo Letta) che non risolve ma tampona rinviando ancora la cura di un sistema davvero malato.
Provvedimenti di clemenza (amnistia od indulto) non sono una vera riforma strutturale ed a nulla servono se non si apre nel Paese una riflessione seria sulla dignità della persona, sui diritti e le libertà negate. Dal problema dei tempi biblici, alla carcerazione preventiva che anticipa la pena rispetto al giudizio, al rapporto tra giustizia, mass media e diffusione delle intercettazioni, ad un bilanciamento di tutte le fattispecie di reato, dalla responsabilità civile dei magistrati ad una riforma in senso accusatorio del processo penale eliminando tutti i residui inquisitori persistenti ad una profonda riforma dell'amministrazione penitenziaria, il lavoro da realizzare è senz'altro impegnativo. La logica, tuttavia, del cacciavite laddove andrebbe ripensato il sistema dalle proprie fondamenta, evidentemente non convince.

Di più: prepara il terreno per innestare su questo campo la becera propaganda ideologica delle tante forze politiche forcaiole che, Grillo in testa, non risparmiano occasioni per soffiare sul fuoco. Qualche esempio? E' di soli pochi mesi fa la fuga del serial killer Bartolomeo Gagliano. Candidamente, il direttore del carcere di Marassi, Salvatore Mazzeo, ammise: “per noi era solo un rapinatore”. Parole che pesarono come pietre considerando l'estrema pericolosità sociale del fuggiasco, poi catturato, che non era nuovo ad episodi del genere. Il nodo, tuttavia era un altro: dinanzi ad un errore così evidente, possibile che la responsabilità della Giustizia al massimo, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto produrre la sanzione dello “spostamento” ad altro incarico del direttore del carcere?

Tutto qui? Qualcosa, anzi più di qualcosa non funziona in un sistema del genere che non fa altro che giustificare errori che, in questi casi, possono essere irreparabili. Ne va della sicurezza e quindi della vita dei cittadini. Per il bene quindi, della Giustizia una riforma complessiva, taboo per la sinistra con l'incubo di essere poi associata a Berlusconi, è doverosa. E dinanzi all'incapacità della politica è del tutto normale che le uniche riforme effettuabili imbocchino la strada referendaria. Attenzione però: la tecnica del rinvio, ogni giorno che passa, giustifica, con provvedimenti poco utili come il decreto Cancellieri, polemiche strumentali di chi si aggrappa a qualsiasi cosa pur di gettare benzina su un incendio già divampato.

Giuliano Gasparotti
BIOGRAFIA - Giuliano Gasparotti, giurista, si occupa attualmente di privacy e diritti della persona per Regione Toscana dopo aver a lungo approfondito i temi dell'amministrazione digitale, società dell'informazione e della comunicazione, degli aspetti giuridici del documento elettronico, dell'organizzazione del lavoro pubblico. Dopo la Scuola di formazione politica Ulibo di Prodi, ha approfondito per il Pd i temi della creatività, dei diritti civili, della innovazione, dello sviluppo competitivo dei territori e dell’economia della conoscenza, della cultura contemporanea e della identità politica postmoderna. Ideatore e fondatore delle Officine Democratiche (che raccoglie i “meccanici” ovvero coloro che lavorano per sanare la frattura tra politica e società) di cui è attualmente Presidente onorario è stato coordinatore fiorentino per i DS, prima, e per il PD, poi, ed è tra gli estensori delle proposte sulla laicità ed i diritti civili per il programma di candidatura di Matteo Renzi alle Primarie 2012. Candidato “rottamatore” con l'ex Premier Mario Monti, è parte del Coordinamento politico toscano ed è Responsabile nazionale Area Diritti Civili di Scelta Civica per l'Italia.

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