Acqua ad uso industriale, Amati: “Argomento a lungo sottovalutato”

“Accorgersi finalmente di un gravissimo problema è un grande risultato, a condizione che non si camuffi la realtà per ragioni politiche: sull’acqua del Sinni all’ILVA, la Regione Puglia combatte da quasi cinque anni un’accesa ‘battaglia’ per razionalizzarne l’uso, culminata con l’aumento per quattro volte delle tariffe – per generare la dissuasione sull’uso – e la successiva e vittoriosa controversia giudiziaria dinanzi ai giudici amministrativi.” Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento alle dichiarazioni del coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale di Taranto Angelo Bonelli, apparse oggi su alcuni quotidiani regionali. “Sulla vicenda delle acque prelevate da ILVA dal Sinni, sul tentativo di rendere funzionale l’utilizzo dell’impianto Gennarini-Bellavista per sostituire l’acqua potabile con l’acqua ultraffinata negli usi industriali, sull’impresa di convogliare le acque del Sinni risparmiate nella diga Pappadai, sull’aumento del costo industriale dell’acqua a carico di ILVA e di tutte le industrie che la utilizzano (a scopo dissuasivo) e sulla necessità che la Regione Basilicata si decida ad esigere finalmente da ILVA il pagamento del costo ambientale per l’acqua prelevata, è consistita l’attività quasi principale dell’Assessorato regionale ai Lavori pubblici dal 2009 al 2013. Prima del 2009 la Regione Puglia e la politica nazionale, regionale e locale, non possedevano nemmeno le informazioni sulle quantità del prelievo e sui costi a carico degli utilizzatori. Allo stato, invece, la Regione Puglia ha ricostruito (ed anche storicamente) l’intera vicenda, ha puntualizzato le quantità utilizzate, sostituendosi a volte anche ad altri enti (EIPLI) e istituzioni (Regione Basilicata), ha imposto (a volte con fare “ricattatorio”) l’aumento delle tariffe dei costi industriali dell’acqua (e della componente ambientale) in sede di Comitato di coordinamento Puglia-Basilicata, ha resistito ai plurimi giudizi dinanzi ai giudici amministrativi promossi da ILVA e preteso l’inserimento dell’argomento nell’AIA del 2012. Cosa sia accaduto dal marzo 2013 ad oggi non sono in grado di dirlo, se si esclude la conferma che la Regione Basilicata non esige da ILVA il pagamento pregresso della componente ambientale. So per certo, tuttavia, che quanto fatto dal 2009 al 2013, carte alla mano, corrisponde a quello che si sarebbe dovuto fare nei precedenti cinque lustri, se solo l’argomento acqua fosse stato esaminato con la giusta importanza e determinazione. La stessa che chiedo, inascoltato e purtroppo con eclatanti sottovalutazioni, dal 2009, e che spero nei prossimi mesi venga posta nel suo grado di priorità, assicurando – sin d’ora – la mia militanza e partecipazione, con tutto il patrimonio di informazioni ed esperienza che posseggo”.

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