17 marzo: l'Unità d'Italia dimenticata 154 anni dopo

di Nicola Zuccaro - Il 17 marzo 1861 nasce il Regno d'Italia. La definizione della forma-Stato che dette nome alla penisola italiana fu dettato dall'unione dei vari regni in cui essa era suddivisa fino alla conclusione delle guerre risorgimentali e d'indipendenza.

Dopo 4 anni dal 150mo anniversario che nella giornata di giovedì 17 marzo 2011 fu onorato con il rosso sul calendario a seguito di un Decreto a firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, questa celebrazione non è stata più inserita nel ristretto novero delle solennità civili segnate sul rosso e celebrate lungo l'intero territorio nazionale.

E' festa il 25 aprile (Liberazione), il 1 maggio (Lavoro), il 2 giugno (Anniversario della fondazione della Repubblica) ma non il 17 marzo e neanche il 4 novembre (Forze Armate). Perchè? In attesa di una risposta, su Facebook è attiva da quattro anni una Pagina dal titolo "17 marzo, Festa nazionale subito!" che, ispirata al sacrificio di quanti ( militari e civili) sacrificarono la propria vita fra il 1859 e il 1861, promuove l'introduzione del "rosso" per questa solennità dall'elevato valore storico e dal profondo significato civile.

1 Commenti

  1. Onore all’autore del soprascritto articolo!... Verissimo!... È assurdo che il 17 marzo non sia rosso sul calendario!... Avrebbe più senso festeggiare il 17 marzo piuttosto che il 2 giugno.
    Purtroppo tra tanti italiani ignoranti, incivili, insensibili, leghisti, ultra-meridionalisti e indipendentisti vari, l’attaccamento alla nostra Patria sta scemando sempre più. Bisognerebbe recuperare il senso d’appartenenza: il patriottismo. Viva l’Italia!!!

    Giuseppe Mazzini: “Finché, domestica o straniera, voi avete tirannide, come potete aver patria? La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo.”.

    Vittorio Emanuele II: “L'Italia è restituita a sé stessa e a Roma. Qui, dove noi riconosciamo la patria dei nostri pensieri, ogni cosa ci parla di grandezza, ma nel tempo stesso ogni cosa ci ricorda i nostri doveri.”.

    Camillo Benso Conte di Cavour: “La nostra stella polare, oh signori, è di fare che la città eterna sovra la quale venticinque secoli accumularono ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno italico.”.

    Giuseppe Garibaldi: “Un brigante onesto è un mio ideale.”.

    Nazario Sauro: "Cara Nina, non posso che chiederti perdono per averti lasciato con i nostri cinque bimbi ancora col latte sulle labbra; e so quanto dovrai lottare e patire per portarli e lasciarli sulla buona strada, che li farà proseguire su quella di suo padre: ma non mi resta a dir altro, che io muoio contento di aver fatto soltanto il mio dovere d’italiano. Siate pur felici, che la mia felicità è soltanto quella che gli italiani hanno saputo e voluto fare il loro dovere. Cara consorte, insegna ai nostri figli che il loro padre fu prima italiano, poi padre e poi uomo. Nazario.".

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