“Una fondazione che – prosegue - pur senza alcun legame giuridico con il teatro-bene, lo ha gestito disegnando, sullo sfondo, una scenografia desolante di malgoverno istituzionalizzato. Malgoverno irrorato grazie a milioni di euro di soldi pubblici, mai sufficienti a coprire il buco nei conti provocato da assunzioni a tutto spiano. Ora, scopri scopri che non solo avevamo ragione, ma c’è pure il caso del responsabile del teatro che deteneva una società al 90 %, con la moglie, a cui veniva affidato dalla fondazione l’appalto delle luci per 500 mila euro. Emiliano – conclude Marmo - dovrebbe rispondere di tutto questo davanti alla comunità, che ha pagato e continua a pagare una gestione evidentemente clientelare della fondazione che in comune con il glorioso palcoscenico barese ha solo il nome”.
