Salento: sole, mare, vento e... rotatorie


di Francesco Greco - Anche queste, cavolo! Sono soddisfazioni, anzi, record, che tutto il mondo, dalla terra dei fuochi alla Terra del Fuoco, ci invidia. Sino a ieri il Salento era la terra del sole, il mare, il vento. E poi la pizzica, la taranta, i gechi, i briganti, le streghe, il pasticciotto leccese, la salamura... Must da serendipity.

Ora ha un altro atout che sicuramente richiamerà il turismo intelligente che ama il Salento, opere degne dell'archistar più famosa, finite dritte dritte nel guinness dei primati: le rotatorie.
Spuntano ovunque, dalla sera alla mattina, in ogni angolo del Salento, anche i più nascosti e i più belli. Circondate da un alone di mistero, come la Chiesa dei Diavoli (Tricase), realizzata in una notte dai demòni o il campanile di Soleto dai diavoli o le Grotte di Badisco.

Ma la maxi-rotatoria nata fra Lucugnano e Miggiano (Salento meridionale), sulla SS. 275, a detta di qualche tecnico, è la più grande al mondo, e anche la più assurda: come una bestemmia scagliata al cielo. In Gran Bretagna, dove pare che il trend sia nato, stanno tornando indietro: non ne fanno più. Ma noi siamo in ritardo sull'orologio del tempo e della Storia e continuiamo imperterriti. Un esteta come Vittorio Sgarbi cordialmente le detesta.

La “nostra” (immagine da Google Maps) è costata tanti denari dei contribuenti (quanti?) e decine di ulivi secolari macellati dalle ruspe sull'altare della follia e della megalomania. Perché i salentini le cose le sanno fare bene, sono creativi e vogliono consegnarsi ai posteri (e ai poster). Progettata nel 2002 come snodo di un distretto industriale nel frattempo evaporato, è stata fatta con 13 anni di ritardo (per spendere i soldi e creare lavoro, con appalti quasi sempre subappaltati di cui ci restano le briciole, stiamo auto-distruggendo le nostre bellezze). E' infatti stata fatta lo stesso nonostante 500 metri più avanti ci sia un incrocio semaforizzato e ancora un po' più verso nord, a Montesano, una rotatoria “umana” (va a Tricase e Castiglione).

Il Tac del Capo di Leuca è ormai un ricordo: i capannoni sono archeologia industriale. Le pmi sono in crisi. Nonostante 500 metri più avanti ci sia un incrocio semaforizzato e 500 metri dopo una rotatoria “umana”. Un monumento all'ennesimo fallimento a Sud, dove si attende dal tempo di Di Vittorio un politico illuminato, serio. Siamo sulla SS 275: da venti anni la politica degradata scalpita per realizzare quattro corsie (i progettisti hanno già incassato 5 milioni), millantando un'utilità dubbia, usando ogni incidente come supporto per l'assoluta necessità: il Comitato per la Vita conta anche i caduti del Peloponneso, le Gallie, il Vietnam e nel “Desert Storm”.

Con una dozzina di corsie forse siamo sicuri che non ci saranno più morti. Magari asfaltando da est (Otranto) a ovest (Gallipoli), giù fino a sud al mare di Leuca. E magari tombando per l'eternità discariche di rifiuti tossici che in tutti gli anni Novanta nessun politico ha visto, che hanno inquinato le acque e il cielo, portando patologie che fanno del Salento una terra dei fuochi bis, monnezza di città industriali che così hanno lo sviluppo, mentre a noi resta la tragedia greca e il fatalismo (“Era destino”), nocivi alla salute, animali, piante. Gli stessi politici-spam, quasi tutti inquisiti, che alla vecchia Sicilia (non vedo, non sento, non parlo oggi non vedono la rotatoria dell'orrore) e che non sono stati buoni a far convertire le aziende del Tac su altri brand, che magari avrebbero avuto mercato: così l'imprenditore di prima generazione invece di decollare è morto.

Il “mostro di cui si parla – opera postmoderna – consuma inutilmente il territorio, perché unisce solo una strada, ha due svincoli e un diametro di oltre 150 metri, è buia nonostante i lampioni e quindi pericolosa (ci sono già stati incidenti). Gli amministratori di competenza per territorio forse hanno problemi di miopia: manco loro hanno visto una rotatoria grande quanto il rione Madonnella di Bari o lo Juventus Stadium. Nessuno si è opposto. Progetto e realizzazione di Anas e consorzio Asi. Nessuno ricorda di aver visto il cartellone dove per legge si riporta l'autore del progetto, il direttore dei lavori, l'ente appaltante, la somma impegnata, la ditta esecutrice, ecc. Magari l'hanno scritto col pennarello che le piogge hanno dilavato. A quanto se ne sa, si sarebbe bypassata la fase della valutazione d'impatto ambientale, permessi, autorizzazioni, ecc. Scherza Antonio Coppola, ingegnere, sindaco di Tricase: “Andrebbe bene come piattaforma di lancio di un missile... E' assolutamente sovradimensionata... Di dubbia utilità... Una follia...”.

Un altro ingegnere che lavora all'estero sostiene: “Ho girato il mondo, ma una rotatoria così grande non l'avevo mai vista”. Ma nella vita l'importante è finire nel guinness dei primati. Anche per le bestemmie degli automobilisti. Alcuni ironizzano che se si entra è come un girone dantesco, senza il Gps non si riesce a uscirne, altri che per percorrerla tutta va via un pieno. A futura memoria, il web, implacabile custode dei nostri fatti e misfatti, custodirà tutto nel gelo dei pixel. Lo scherno dei posteri è assicurato. Cavoli nostri.

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