Regeni: la madre, Giulio torturato come durante il nazifascismo

(ANSA)
ROMA - Paola Regeni indossa una sciarpa gialla dello stesso colore dello striscione con cui chiede verità e giustizia, la forza di una madre che combatterà fino all'ultimo per avere quell'unica risposta che conta: perché Giulio è stato ridotto in quel modo. Accanto al marito Claudio, nella sala del Senato dedicata ai morti di Nassiriya, affronta decine di giornalisti con la consapevolezza di chi sa che la morte del ricercatore è un fatto enorme che non ha cambiato soltanto la vita della sua famiglia.

"La morte di Giulio - spiega - non è un caso isolato. Non è morbillo, non è varicella. La parte amica dell'Egitto ci ha detto che l'hanno torturato e ucciso come un egiziano. Forse non saranno piaciute le sue idee. E forse - scandisce Paola - era dai tempi del nazifascismo che un italiano non moriva dopo esser stato sottoposto alle torture. Ma Giulio non era in guerra, non era in montagna come i partigiani, che hanno tutto il mio rispetto. Era lì per fare ricerca. Eppure lo hanno torturato".

Per un attimo, prima di affrontare i media, i genitori di Giulio hanno pensato ad un gesto estremo per smuovere le acque, diffondere la foto di Giulio all'obitorio della Sapienza. Come fece già Patrizia Aldrovandi, come continua a fare Ilaria Cucchi. Poi alla fine ci hanno ripensato, anche se non è escluso che più avanti possano cambiare idea, soprattutto se dall'Egitto continueranno ad arrivare depistaggi. "Crediamo che le parole della madre siano più forti" ha detto il loro avvocato, Alessandra Ballerini.

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