Conspiracy - La Cospirazione: la recensione

di FREDERIC PASCALI — Un legal thriller che quasi sconfina nel noir e che si avvale della partecipazione di due premi Oscar del calibro di Al Pacino e Anthony Hopkins. È il debutto alla regia cinematografica di Shintaro Shimosawa, già produttore e sceneggiatore di serie televisive di successo come “The Grundge”. Il suo “Conspiracy” nonostante gli ingredienti, in apparenza eccellenti, non tiene fede alle aspettative e finisce per essere derubricato nella categoria “opere minori”.

È nella sceneggiatura, scritta da Adam Maron e Simon Boyes, che si annidano i problemi maggiori di una struttura narrativa ricca di strappi e personaggi tratteggiati in maniera troppo superficiale.

Ben Cahill, giovane e ambizioso avvocato newyorkese, rientra casualmente in contatto con la sua ex fidanzata, Emily Hynes. Dopo un momento di titubanza, relativo alla paura di rovinare il proprio matrimonio con Charlotte, decide d’incontrarla. Emily è la fidanzata di Arthur Denning, un potentissimo manager di una grande società farmaceutica. Offre a Ben la possibilità d’intentare una causa penale consegnandogli una chiavetta usb contenente numerosi file segreti degli affari illegali di Denning. Dopo aver convinto uno dei capi del suo studio legale, Charles Abhrams, Ben vi si butta a capofitto incurante delle inevitabili conseguenze.

“Conspiracy” è una specie di sogno che non si realizza mai compiutamente. Orchestrato per stupire,stordire, è in realtà composto con invenzioni buttate qua e là alla rinfusa, alla ricerca del facile coup de théâtre. Le stesse inquadrature sono vittime di questa vertigine e, pur non distaccandosi mai troppo dai movimenti classici, abbondano di forzature, dai piani di ripresa dal basso alle lente carrellate laterali.

Non esente da questa frammentarietà d’intenti è il cast che nonostante i grossi calibri, oltre ad Al Pacino, “Abhrams”, e Hopkins, “Denning”, ci sono Josh Duhamel,”Ben”, Alice Eve, “Charlotte” e Malin Akerman, “Emily”, perde il suo enorme potenziale nei dialoghi non sempre all’altezza.  Un vero peccato, soprattutto per la bella colonna sonora di Federico Jusid  che avrebbe meritato ben altro accostamento.

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