Italia d'argento è l'orgoglio di Malagò

(LaPresse)
di NICOLA ZUCCARO — Dal Paese dei Santi, dei poeti e dei navigatori al Paese dei tiratori, nuotatori e lottatori, il passo è stato breve, considerata l'antica e storica vocazione degli italiani di conquistare la terra straniera. Così è stato anche nelle Olimpiadi di Rio De Janeiro, al termine delle quali l'Italia, eguagliando il bottino delle 28 medaglie di Londra 2012, chiude con 8 ori e altrettanti bronzi, ai quali si aggiungono 12 medaglie d'argento.

Una cifra che poteva essere superiore se, in particolare, gli sport di squadra quali pallavolo maschile, Pallanuoto (Settebello e Setterosa) avessero fatto meglio, vincendo qualche oro in più. Le rispettive finali, pur non rispondendo a questa richiesta numerica, hanno ugualmente consegnato, anche senza gli ori conquistati nelle altre discipline all'Italia sportiva e al mondo, una potenza olimpica capace alla pari del G8 di rimanere nella top ten dei 5 cerchi, come confermato da Giovanni Malagò.

E al di là dei meri dati, si dovrebbe ripartire dagli stessi per sentirsi orgogliosamente italiani, non solo sui campi di gara, ma in tutti gli altri contesti in cui l'Italia dall'argento olimpico è chiamata a competere.

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