OPINIONE. Ventotene, come l'incontro dei sovrani di Trilussa

(ANSA/AP)
di FRANCESCO GRECO — Forse Francois Hollande e frau Angela Merkel – leader dalla popolarità in affanno, ormai vicini al crepuscolo, infatti vanno per cimiteri per cercare di rilanciarsi - avevano bisogno di un supplemento di tintarella sul confine dell'estate. Così hanno deciso di prenderla a Ventotene, per non occuparsi, almeno per qualche ora, dei loro affari belli tosti: la sicurezza colabrodo dei francesi sotto attacco dell'Isis (“Lei è gelataio? Passi pure!”) e la Turchia che dopo aver preso i denari, tanti, per fermare l'esodo dei migranti, ci ha ripensato e si è messa a ricattare l'Europa.

Sul “Garibaldi” l'aria è quella della gita fuori porta con colazione al sacco, una citazione della poesia di Trilussa sull'incontro dei sovrani (che Gassman leggeva divinamente), o se si preferisce, del matrimonio di provincia dove, aspettando la torta della sposa, ci si ritrova imbarcati nel “trenino” o nel karaoke (“Nel continente nero/ paraponziponzipò!”).

Renzi, Merkel e Hollande hanno quell'aria svagata, un po' così dei turisti fai da te, intrigati assai dalle vacanze intelligenti (che confondono il Tiepolo col Caravaggio), ma senza un'idea, anche minima, su cosa ci fanno là, di cosa parlare: i temi sono troppo generici e anche la diplomazia parallela fra un contratto e l'altro si annoia.

E' vero che forse l'ideale europeo può essere rilanciato su altre basi, anche se è una mission impossible, ma ci vuole un pensiero forte, una “visione” quasi palingenetica e il premier italiano è un parvenu miracolato dai giochi di palazzo. Non ha lo spessore culturale, né tanto meno la forza e l'autorevolezza politica per farlo.

Autoreferenziale, rappresenta, alla fin fine, soltanto se stesso, messo là da un Parlamento di “nominati”, dichiarato “illegittimo” dalla Consulta. E che pur di non andare a lavorare (e di guadagnarsi la ricandidatura) voterebbe di tutto, di più. Ha l'aria di un giocatore di poker che bluffa: in mano avrà una misera coppia, ma vuole far credere che è un full d'assi. Ha spacciato per statisti laureati in Legge che stenterebbero a trovare una causa da patrocinare.

Solo che noi facciamo finta di niente – è qui la nostra deriva culturale, civile ed etica, il declino reale. Crediamo agli imbonitori da sagra paesana e ci infiliamo in queste situazioni limite che lacerano il tessuto democratico e provocano la disaffezione dei cittadini, spinti ai margini della polis.

Pare perciò esagerata - e disturba i turisti, che credono si stia girando il sequel de “I Cannoni di Navarone” - tutta la scenografia, lo spiegamento di spie, di sub, di fucilieri di marina (manca solo la flotta di Isabella di Castiglia), come se qualcuno volesse sparare un petardo, fare un ruttino o una pernacchia destabilizzante alla Eduardo.

E' tutta autosuggestione: del vertice nell'Agro non gliene può fregar di meno a nessuno, eccezion fatta per chi prepara il catering e per chi “copre” l'incontro ammantandolo di fuffa sociologica. “Tutte chiacchiere”, ho sentito dire alla fermata della metro a Conca d'Oro.
Magari arriverà qualche soldino per restaurare i monumenti, ma a che servirà se poi a Ferragosto saranno keep-out causa scarsità di personale? Situazione tragica ma non seria, direbbe Ennio Flaiano. Quando la tragedia si trasfigura nella farsa. Inclusa la la nave che deve avere sempre sullo sfondo l'isola di Spinelli.

Resterà una foto-ricordo, o un selfie, come alla sagra del pesce fritto, di un club di decaduti, ormai privi di pedigrèe, che fanno la respirazione bocca a bocca a un defunto, l'Europa. Senza arrendersi a un'evidenza banale, degna di La Palisse: quell'icona vagheggiata da Spinelli, Rossi e soci, è vecchia, tramontata col “secolo breve”: morta. Fossimo in democrazia, e non nella sua caricatura, anche noi, come gli inglesi, grande popolo, andremmo al referendum. Invece ci dicono che il popolo non conta nulla e o vince il “si” o il “no” Renzi non schioda. Provincialismi devastanti, strafottenze di parvenu.

Se fosse così facile andare per sepolcri a posare ghirlande di fiori per ridare humus, exprit a un'idea, la storia sarebbe un pellegrinaggio continuo alle necropoli e ancora avremmo tra i piedi Cesare e Napoleone. E invece, è qui la nostra disgrazia, ci toccano i loro volgari cloni.
Berlusconi, da uomo di spettacolo, sapeva di cabaret e intuiva la ritualità vuota e un po' retrò di questi vertici necessari a tenere sveglia la gente che poi si alza e va a produrre il pil che pochi poi si spartiscono, anche per questo la girava sul goliardico e si divertiva da par suo a giocare a nascondino e fare gestacci.

Ci vorrebbe D'Annunzio che con l'aereo si fa un giro sull'Agro Pontino rombando sulle teste dei “grandi” e buttando volantini (saldi di fine stagione, burkini scontati del 50%). Ma, per quanti trucchi alla mago Silvan, finanza creativa e marketing politico si possano evocare non c'è trippa per gatti e non abbiamo i soldi per il carburante dell'F16, e poi i “provocatori” si sono imborghesiti e sono a libro-paga dei ministeri: anche loro tengono famiglia e hanno un libro in uscita: non vogliono pestar la coda al cane che dorme che scaccerà i loro quattro lettori. I loro istant-book sono di quelli che il divino Charles Bukowski metteva sotto scrivanie claudicanti.

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