Banca Popolare Bari, indagati vertici

BARI - La Procura di Bari ha notificato la proroga delle indagini ai vertici della Banca Popolare di Bari (BpB) per i reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, ostacolo all'attività di Bankitalia e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob. I fatti risalgono al periodo 2013-2016 quando la BpB acquistò la Cassa risparmio di Teramo.

Sei gli indagati, tra cui il presidente Marco Jacobini, l'allora dg Vincenzo De Bustis, ex AD di Mps e Deutsche Bank.

La vicenda riguarda presunte irregolarità nascoste nei bilanci dell'istituto svelate ai pm da un funzionario.

Banca: 'reagiremo ad accuse rancorose' - "Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell'autore di tali inaccettabili propalazioni". È quanto dichiara in una nota l'istituto di credito con riferimento alla notizia di una indagine della magistratura barese relativa a presunte operazioni sospette nella gestione dei bilanci degli ultimi anni e a presunti maltrattamenti nei confronti di un funzionario.

"Sia chiaro: per la Banca - prosegue la nota - contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti. E' così fortemente auspicabile che gli accertamenti (a cui vi è ampia disponibilità a cooperare) siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti".

Banca denuncia ex dirigente, estorsione - L'ex dirigente della Banca Popolare di Bari che ha denunciato presunte irregolarità nei bilanci (dando avvio all'indagine a carico dei vertici dell'istituto di credito) e di aver subito maltrattamenti fino al licenziamento, avrebbe chiesto nel giugno scorso alla banca una somma di denaro per evitare la cattiva pubblicità derivante da quelle denunce. Lo sostiene la Banca Popolare di Bari che, a "tutela della propria reputazione", ha dato incarico "ai propri legali di presentare denuncia per tentata estorsione nei confronti" dell'ex dirigente dell'Istituto "a suo tempo licenziato per giusta causa".

In una lettera, secondo la denuncia, l'ex funzionario proponeva un "accordo diretto" con termine di pochi giorni per la definizione, finalizzato a "prevenire" le conseguenze di "pubblicità negative che a queste controversie si accompagnano". "La fermezza della banca - dichiara il legale dell'istituto di credito barese, avv.Francesco Paolo Sisto - conduce ad assumere, rapidamente, ogni iniziativa tesa alla tutela della sua reputazione, ivi compresa, la denuncia per tentata estorsione nei confronti di un dipendente a suo tempo licenziato per giusta causa".

"È solo offensivo, sul piano tecnico - prosegue il legale commentando le notizie di stampa sull'indagine - accostare la vicenda tutta da dimostrare della Banca Popolare di Bari a quelle di altre ex banche, con conclamati problemi giudiziari ben diversi", riferendosi alle inchiesta su MPS e Banca 121. "Per il resto - conclude Sisto - i fatti in questione non sussistono. Le procedure dell'istituto sono del tutto trasparenti e certificate, con la conseguenza che le accuse formulate sono destinate, inevitabilmente a regredire a mere illazioni".

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