“Caro Amoroso, ti scrivo…”, firmato Stephen Hawking

di FRANCESCO GRECO - WARENDORF (Germania). “Dear Mr. Amoroso, thank you for your letter and the score for Contrazione ed espansione togheter whit the tape…”, firmato Stephen Hawking. Allegato, come ringraziamento, un racconto (short story) autobiografico, titolo “My Experience Whit ALS”.

La lettera proveniva dalla University of Cambridge, Department of Applied Mathematics and Theoretical Physics. Dove l’illustre scienziato insegnava.
 
Il maestro Antonio Amoroso, pugliese di nascita (Alessano, Lecce) ma trapiantato in Germania (Warendorf) da molti anni, aveva letto “Il Big Bang e i buchi neri”, best-seller mondiale, ne era rimasto colpito e aveva buttato giù un brano dal titolo, appunto “Contrazione ed espansione”. Che a Hawking era piaciuto. Tanto che gli aveva inviato due brevi capitoli del suo libro in lavorazione: “I was be born on January…”.

L’astrofisico è morto il 14 marzo scorso, si è sposato due volte e ha avuto tre figli. “E’ stata una mente brillante e straordinaria”, ha detto la premier britannica Theresa May.

Quella lettera il musicista e compositore pugliese la custodisce gelosamente fra le sue cose più care. E’ la prova di uno dei passaggi più emozionanti della sua carriera di percussionista e compositore.

Che partì dal suo paese in silenzio, all’avventura, in cerca di fortuna e di spazi di espressione. Una valigia colma di sogni e di speranze, come tutti gli emigranti. 

Aveva studiato solfeggio al Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce e si era affacciato a Montesardo, alla “cantina” dei fratelli Calignano (Biagio, percussioni e tastiere, Franco, chitarra basso, Mario chitarra solista), che in quegli anni voleva dire il top, tanto che gli storici del rock più attenti oggi li considerano innovatori e rivoluzionari.
 
Con l’autostop arrivò in Germania. Dalle parti di Warendorf, una bella ragazza bionda gli diede un passaggio. Era Irmgard, che poi divenne sua moglie. Lì studio composizione presso la Musikhocshule di Munster con Harry Hofer e Theo Hegenkotter.

Si appollaiò sulle spalle dei giganti. Partì dal rock e dai suoi mèntori più intiriganti: i Deep Purple e i Pink Floyd, i Colosseum e i Jethro Tull, i Genesis e i King Krimson, ecc. Poi scoprì la musica classica e contaminò il rock con ”maestri” erano Stravinskj e Messian, Bela Bartok, Tchaikovskj. 
 
In tutta umiltà, Amoroso cominciò a comporre. La sua musica piena di luce e di forza maieutica piacque subito ai tedeschi. La passavano alla radio nazionale, la suonavano ai concerti. Il “Trio chitarristico di Roma” ieri (“Gitarrentrio”), il “Quatuor de Saxophone” oggi (sax soprano Walter Sergi, Gallipoli, sax contralto Antonio De Palma, Ginosa, sax tenore, Mirko Miccoli, Copertino, sax baritono, Luigi Reho, Matino), “Perpetuo” (eseguita con successo nell’area archeologica di Vaste, Poggiardo). Una composizione di 8 minuti solcata dalla mediterraneità che è nel dna del compositore.

Mentre “Colibrì” (altra composizione, 5 minuti e mezzo, lui alle percussioni), vola su Facebook. Una metafora leggera come il volo del passerotto, in cui si può intravedere quello del “maestro”, la sua favola, il mito. Volerà ancora chissà per quanto tempo: “Non scrivo musica per me, ma per farne dono agli altri…”.
 
Il suo pubblico gradisce e gli è riconoscente. Il colibrì continua a volare sospeso fra i boschi e le cattedrali tedesche e la terra rossa del Sud e il mare di Novaglie...

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