Tedx Bari: quattro intense ore di spettacolo dedicate all'eterotopia


BARI - Ore intense, capacità di problem solving altissime, risate, abbracci, pacche sulle spalle e tenacia, insieme alla voglia di non fermarsi e di fare bene per il desiderio di offrire al pubblico il massimo hanno accompagnato il dietro le quinte della quarta edizione del Tedx Bari andato in scena sabato pomeriggio al Teatro Petruzzelli. Alle 17 le porte del Politeama si sono aperte e il pubblico ha iniziato ad entrare per trovare posto. Sul palco campeggiava l’imponente allestimento con la scritta TEDx Bari, un tappeto rosso tondo al centro e un pianoforte sul lato. Eterotopia era il tema centrale che legava la scelta degli speaker da parte della direzione artistica del gruppo con la guida del direttore Vittorio Parisi e del presidente dell’associazione Tedx Bari Davide Giardino.

A rompere il ghiaccio con il pubblico seduto e pronto all’ascolto è stato Roberto Casati con il suo speech dedicato al mare in cui ha raccontato la sua esperienza di viaggio in mare nata dalla voglia di indagare cosa abbia spinto gli esseri umani ad andare per mare, colonizzando terre e isole e come i viaggi permettano di conoscere il modo e di conoscere il proprio essere. Non è mancato un riferimento alla situazione attuale. Perché “Oggi il mare è anche teatro di sofferenza per gli immigrati: una migliore conoscenza del mare dovrebbe aiutarci per comprendere e conoscere i problemi che costituiscono le cause di queste tragedie – ha detto - Ma aldilà delle cause rimane il problema delle persone che chiedono aiuto, un aiuto che non può essere negato, in quanto è tutto ciò che abbiamo imparato nel corso dei secoli. La morale è dunque che il mare è costitutivo della nostra essenza di essere umani, ma è anche costitutivo della nostra conoscenza”.

Il secondo intervento è toccato a Rossella Ferorelli sul tema delle città e della sicurezza. “Viviamo in un periodo contraddittorio perché da una parte il mondo si sta urbanizzando, dall’altra si sta iniziando ad attribuire ostilità alla città. L’urbanista ha a disposizione strade facili e difficili: la strada facile è aumentare il controllo attraverso la vigilanza, costruire barriere e limiti. L’altra strada facile è di non occuparsene, prendendo il pezzo di città che non si sente sicura e alienandola. Occorre ripartire dalle periferie, campo in cui l’urbanista ha le mani più libere. Abbiamo bisogno di città che ci lascino la libertà di decidere come utilizzarle e ci permettano di guardarci l’un l’atro, unico modo per avere sicurezza. Questo si chiama diritto alla città. “Publicness” è la capacità di un bene di essere pubblico, la si misura quando un luogo è più vitale, accessibile e il controllo è meno presente. Se volete sentirvi più a casa nello spazio urbano uscite, andate per strada e chiedete a voce alta più publicness”.

Nell Watson ha parlato invece di internet e della sua rivoluzione. “Inizialmente internet sembrava poterci avvicinare, gli anni Novanta erano un periodo ottimista. Oggi è un luogo in cui si incontrano e scontrano relazioni perché più sappiamo qualcosa dell’altro, più conosciamo aspetti che non condividiamo. Ma a volte le persone con cui ci si batte sono proprio quelle più simili a noi. C’è un forte fenomeno di politicizzazione, ognuno ha la propria idea, oggi c’è un nuovo hobby che io chiamo sdegno ricreativo. Oggi non abbiamo solo un media, non abbiamo una sola finestra in cui la gente può interfacciarsi ad una conversazione civile. Le parole utilizzate in un discorso possono essere interpretate e avere un significato differente per altre persone. La polarizzazione riempie il nostro mondo, compreso quello dell’occupazione ma è una polarizzazione e scorretta perché occorrerebbe pensare alla protezione della filiazione politica da questo tipo di discriminazione. La chiave vincente è esplorare come potremmo costruire la pace nel nostro mondo insegnando ai nostri bambini come essere in disaccordo in maniera civile, innalzando il grado di compassione e comprendendo che una persona con un’opinione diversa non è cattiva”.

Il Maestro Arciuli ha parlato delle eterotopie in musica regalando anche alcuni momenti al pianoforte. “Due soni i miti nel nostro immaginario – ha esordito - gli extraterrestri e i nativi americani. I primi sono ipotesi, i secondi esistono, mondi affini ma anche molto diversi. Il cielo del New Mexico è la terra che sintetizza queste due forze. Non potevo diventare amico degli ufo quindi ho instaurato rapporti di amicizia e collaborazione con i nativi americani, diversi dai soliti stereotipi. Le poche unità di nativi americani sono il luogo di eterotopia per eccellenza. I brani legati alla cultura nativo americana contengono un forte aspetto metaforico. Oggi quella degli Indiani d’America è una cultura marginale, anche in America, il mio augurio è che questo spazio riesca a farsi avanti senza perdere la sua carica rivoluzionaria, capace di creare utopie”.

L’attesissima Valentina Nappi ha invece portato sul palco del Petruzzelli l’eterotopia nel porno. “Eterotopia per me è un sottospazio dello spazio generico in cui viviamo. Facciamo un esempio di Eterotopia: il Carnevale. Esso è eterotopia perché è uno spazio di sfogo, uno spazio in cui molti elementi diversi si fondono. Anche il porno è un’eterotopia, è uno spazio fortemente contrastato, per me progressivo, in cui le regole sono sospese o invertite e che tende ad evadere lo spazio comune. Oggi il porno è ancora fortemente contrastato. Le religioni e le tradizioni hanno ancora un enorme peso ma bisognerebbe togliere libertà ai razionali per darla gli irrazionali. Il porno è un momento di interruzione delle regole in una società ricca di contraddizioni e che ha solo voglia di tutelare l’irrazionalità. Oggi sembrano fronteggiarsi due tipi di pensiero: quello delle religioni ed un altro debole che è quello laico. Dove è dunque la libertà. Sembra esistere solo per i razionali ma non per gli irrazionali. La domanda è quindi: quale libertà vogliamo? Voglia una libertà imposta da intellettuali e religiosi o vogliamo una libertà razionale? Vogliamo o non vogliamo fare i conti con le nostre contraddizioni? Bisogna divulgare un pensiero forte su quella parte di razionalità debole e quindi deve essere lecito far vedere un film con nudo integrale e non lecito inculcare irrazionalità religiose”.

A Christian Raimo, scrittore, giornalista, insegnante e oggi anche assessore alla Cultura in un Municipio di Roma, ispirandosi all’articolo 3 della Costituzione italiana, proiettato per tutto lo speech sullo schermo alle sue spalle ha sottolineato l’importanza di avere un teatro e una biblioteca in ogni città e quartiere e della necessità di applicazione e creazione della società descritta nella Costituzione, perché oggi non esiste l’uguaglianza per tutti. Un esempio è la scuola: il 14% dei ragazzi italiani ha solo la terza media, il 25% dei ragazzi tra i 25 e 29 anni invece non studia e non lavora. “Il nostro compito è includere quella parte della società mancante, ma su questo c’è pigrizia, anche se la tradizione della costituzione italiana richiede lo richiede! Bisogna creare società che ancora non esistono, e di questo ce lo dimostra il passato. Dobbiamo dunque impegnarci, adempiere il nostro compito di sviluppare, dare tutte le carte disponibili ai ragazzi per svilupparsi correttamente. Abbiamo bisogno dunque di luoghi di discussione, di incontro, di laboratori di politica. Io insisto sui teatri e sulle biblioteche, perché questi luoghi più di altri ci insegnano la giusta cultura e storia. Il TED, che per altro si è tenuto in un teatro, è un altro giusto luogo dove adempiere il nostro compito di sviluppare e svilupparci. Il TED è un’assemblea”.

“Ieri sera siamo arrivate a Bari e ci ha accolto una terra straordinaria, ricca di qualità gastronomiche. Ecco perché adesso vi accogliamo noi con un piatto della vostra tradizione: le orecchie con le cime di rapa, ma con un ingrediente diverso, considerato il cibo del futuro: un insetto, per l’esattezza un grillo – è stato l’esordio di Giulia Maffei e Giulia Tacchini -. La sfida è quella di portare in un piatto tradizionale di una cultura consolidata con un ingrediente totalmente contrapposto, che però può renderlo anche molto più buono. Tale “innovazione” però non è nuova. Gli antichi greci e romani usavano gli insetti – e le loro interiora – come ingredienti per la creazione di particolari piatti e prodotti, come il formaggio. Questo uso nel tempo si è perso ma oggi la situazione sta cambiando di nuovo. Deve cambiare. Il sovraccarico di produzione di carne, e quindi la sua diminuzione nel mercato, sta permettendo di cercare nuovi alimenti, e questi sono proprio gli insetti, consumati in tante parti del mondo e ricchi di sostanze nutrienti. Vi stiamo proponendo un piatto che include la sostenibilità – hanno concluso -. La riflessione che vogliamo darvi dunque è questa: riuscire a contaminare diverse culture può portare a unire diverse tradizioni e quindi diversi luoghi all’interno di esso. Il Piatto è luogo eterotopico, dove dobbiamo decidere di mettere degli ingredienti che ci dà direttamente la terra, e non ingredienti che invece la collassano.

Alessandro Lolli e Lorenzo De Angelis hanno spiegato e raccontato cosa è un meme, ovvero un linguaggio di un altro luogo, un luogo eterotopico, che si chiama Internet. Per capire cosa è un meme bisogna capire a che cosa è contraddistinto: il contenuto virale. Il contenuto virale annuncia solo il suo contenuto, il meme invece è un contenuto virale che non mira solo a riprodursi ma che chiede anche di essere reinventato. È un gioco figurativo con potenzialità artistiche.

“Una volta a lavoro e mi è successa una cosa incredibile. La mia collega, una di quelle persone molto di classe, mi dice: “Non hai freddo con quella gonna?”. In realtà la domanda sottointesa era diversa: “Perché hai quel look dà poco di buono”? Le minigonne sono dunque considerate strumenti di seduzione. Questo avrebbe dovuto indurmi a pensare di cambiare abbigliamento per non essere giudicata? Ma poi ho pensato: “io non giudico un ragazzo che ha dei baffi, anche se sono la cosa più strana del mondo. Eppure, a nessuno importa, nessuno giudica un ragazzo con i baffi, anzi questi sono di moda” – ha esordito con un dialogo Rachel Vanier nel suo talk sul corpo e sulla percezione di esso, sulla femminilità e sul femminismo -. Perché dunque a tutti interessa se io indosso una minigonna? E perché a tutti interesserebbe se invece un ragazzo indossasse una minigonna? La ragione sta nel fatto che oggi sembra una contraddizione essere femministi ed allo stesso tempo essere femminili. L’aneddoto della minigonna mi è successo 11 anni fa – ha poi svelato - e dopo ho lavorato in svariati luoghi e non ho mai avuto molestie, critiche, offese o discriminazioni. E per questo sono la donna più fortunata del mondo. Ma se penso a tutte quelle donne più povere o meno fortunate di me mi dispiace veramente tanto. Quando si giudicano le donne per il loro outfit si è più vicini a coloro che dicono che lo stupro è istigato. Questo non è giusto. Vi prego guardate l’altro lato dello spettro. Se avete difficoltà a interpretare il messaggio di una ragazza che indossa una minigonna pensate semplicemente che le sue intenzioni solo le stesse di un ragazzo che porta i baffi”.

Ha chiuso la serata al Petruzzelli con un ringraziamento agli organizzatori del Tedx e ai volontari che lo hanno resto possibile con impegno e dedizione il musicista Francesco De Leo che si è esibito come ultimo speaker con una performance che lo ha visto suonare e cantare tre canzoni tratte dal suo album da singolo “La Malanoche”: Heroin Chic, Muse e Girasole olandese.

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