Banksy e la mercificazione dell'arte

di CRISTINA ANTIFORA - Probabilmente il più controverso artista di strada al mondo, Banksy ha sviluppato un'intera cultura artistica. L'arte di Banksy può influenzare qualsiasi luogo in qualsiasi momento. La sua abilità artistica risiede nella sua capacità di usare umorismo e arguzia per ingannare gli spettatori nel contemplare la gravità soggiacente dei suoi messaggi sul capitalismo, la pubblicità, la politica e l'umanità. È proprio questo senso dell'innocente capriccio unito a verità audaci e abbaglianti sui nostri tempi che lo portano a svolgere un ruolo di potente mediatore sociale sotto l'apparenza dell'arte di strada.

A causa dell'impermanenza della tela scelta da Banksy, ovvero la strada e i luoghi pubblici improvvisati, rimane fedele alla filosofia della “guerrilla art”, poiché la mercificazione dell'arte è un modo definito blasfemo per convalidare un artista all'interno di uno specifico settore sociale o mercato. L'anonimato è stato il modus operandi di Banksy, in gran parte perché rimuove lo status di artista come celebrità e invece si concentra sull'opera d'arte. Permette anche la libertà di raccontare la propria verità, impenitente senza riguardo per le conseguenze.

Il lavoro di Banksy continua a sollevare interrogativi in ambito sociale sulle linee dell’ arte pubblica; Il fenomeno d’aperture delle mostre non autorizzate è in larga espansione e a tal proposito lo stesso artista ha pubblicato uno screenshot riguardante una conversazione privata con un suo fan. Si evince che fosse lo stesso Banksy ad essere ignaro di quello che stesse accadendo. Conoscendo il suo modus operandi, è giusto che la sua arte venga “mercificata”? Al lettore l’ardua sentenza.

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