L'intervista: Vittorio Polito, il giornalista amante di Bari e di San Nicola

di PIERO LADISA – Per un barese sono due i mesi più importanti dell’anno: maggio e dicembre. In entrambi i casi il fulcro delle festività è San Nicola. Quest'oggi il Giornale di Puglia, in occasione della celebrazione liturgica del Santo di Myra, ha deciso di fare un regalo a tutti i lettori del capoluogo pugliese intervistando Vittorio Polito. 

Polito, storico collaboratore della nostra testata, non ha bisogno certamente di presentazioni. Il suo curriculum parla da solo: scrittore di diversi libri, ha all’attivo numerose collaborazioni giornalistiche oltre che importanti riconoscimenti. Tra i quali spiccano senza dubbio le onorificenze di Cavaliere e di Ufficiale dell'Ordine «Al merito della Repubblica Italiana». Con Vittorio abbiamo discusso di vari temi che vanno dalla baresità a San Nicola, passando anche dalla crisi che imperversa nel giornalismo italiano. 

Caro Vittorio, come è nata la tua passione per le tradizioni popolari? 
«Di pari passo all’interesse sul dialetto barese è scaturito quello relativo alla baresità».

Cosa rappresenta per Vittorio Polito la baresità? 
«Per baresità intendo tutto quello che riguarda Bari: dialetto, tradizioni, folklore, cucina, monumenti, chiese, modi di dire, comportamenti, proverbi, soprannomi, usi e costumi, teatri, poesie e prepotentemente rientra il nostro San Nicola e tutto ciò che lo ricorda».

Alcune tra le pubblicazioni di Vittorio Polito

Che significato ha per te la figura di San Nicola? 
«San Nicola fa da anello di congiunzione tra Oriente e Occidente e fondamentalmente per queste caratteristiche riveste un ruolo importante di sinergia tra le due culture. Per questo motivo è considerato uno dei santi più popolari del calendario liturgico, conosciuto e venerato in tutto il mondo fin dal Medioevo. Quando la grandezza dei suoi miracoli era già nota e apprezzata dalla Groenlandia alla Russia».

Quale aspetto miglioreresti nella tua Bari sul culto relativo al Santo di Myra? 
«Due cose su tutte. Denominare Bari quale città di San Nicola e contemporaneamente proclamare San Nicola patrono e protettore del Mediterraneo».


Tornando indietro, rifaresti la trafila per diventare giornalista? 
«No».

Perché? 
«La legge impone il pagamento da parte degli editori per cui non si può imputare la colpa ai giornalisti se questi non vengono retribuiti. Sostanzialmente le vertenze dovrebbero essere fatte agli editori e non a coloro iscritti all’ordine che poi rischiano anche la cancellazione». 

Cosa non va nel giornalismo? 
«Prima di tutto c’è disorganizzazione. Poiché certe decisioni dovrebbero essere prese a livello nazionale e non locale, come è accaduto per l’ordine regionale pugliese in cui sono stato iscritto fino al 31 dicembre 2015. A tal proposito l’ex presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, si dimise affermando che “il recupero della credibilità della categoria si è rivelato un vero fallimento”». 

Non c’è pericolo che molti giovani si allontanino da questa professione? 
«Assolutamente sì». 

Hai scritto tanti libri. A quale sei maggiormente legato? 
«La preferenza, senza nulla togliere alle altre pubblicazioni, va a “Baresità, curiosità e…” che si avvale della prefazione del prof. Corrado Petrocelli attuale Rettore dell’Università di San Marino. Anche perché il volume, come gli altri, è stato presentato nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Bari. Un altro motivo che mi lega a questo libro è quello di aver incontrato in corso d’opera persone che hanno contribuito, con alcuni interessanti capitoli, alla stesura della pubblicazione. Mi piace ricordarli: Felice Alloggio, Linda Cascella, Franz Falanga, Lorenzo Gentile e Giovanni Panza».

Una delle poesie scritte da Vittorio Polito

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