Leonardo visto da Sgarbi

di VALTER CANNELLONI - Leonardo, il genio dell'imperfezione, secondo Vittorio Sgarbi, per quel suo vezzo particolare di lasciare incompiuti o imperfetti alcuni suoi quadri in base alla teoria che la pittura è un fatto mentale, e conta più l'intelletto che le mani nella sua realizzazione. Leonardo non può non dirsi cristiano, ma il suo tentativo di imitare la creazione divina ci porta a pensare che egli considerasse l'Uomo un Dio.

Il testo, splendidamente illustrato, parte dalla prima opera di un Leonardo sedicenne alla bottega del Verrocchio, un Angelo di un “Battesimo di Cristo” (che fa anche da copertina al libro), talmente vero e vivo che il Verrocchio, nell'ammirare l'opera di quel suo allievo adolescente, decise di non dipingere più e di dedicarsi alla scultura.   

L'excursus di Sgarbi passa poi alla “Madonna Benois”, opera di sublime amore materno, realizzata nel periodo fiorentino, e al prodotto del soggiorno a Milano di Leonardo, la celeberrima “Dama con l'ermellino”, che ignora chi la osserva come noi e dedica tutte le sue attenzioni al suo amato, Ludovico il Moro.

Particolare risalto è dedicato all'”Ultima Cena” del refettorio di Santa Maria delle Grazie di Milano, che Leonardo, grande sperimentatore, volle dipingere a secco e non ad affresco (causa prima del deterioramento attuale del dipinto).

Matteo Bandello ci racconta che Leonardo accoglieva nel refettorio il pubblico estasiato e desiderava i suoi commenti sull'opera, in una sorta di festa artistica impensabile per qualsiasi altro pittore.

Come non parlare poi della “Gioconda”, che Sgarbi definisce la “Grande Puttana” dell'Occidente, nel senso che appartiene a tutti noi e tutti noi siamo un po' la Gioconda, come hanno ribadito, nel corso dei secoli, artisti come Duchamp, Dalì, Courbet e Andy Warhol?

Il libro si conclude con le due ultime opere di Leonardo, un famosissimo autoritratto, e l'insuperabile “Vergine delle Rocce” che rappresenta il culmine più alto dell'arte leonardesca. 

Resta solo da domandarsi il perché della diaspora di opere leonardesche nel mondo: la “Madonna Benois” è all'Ermitage di San Pietroburgo, la “Dama con l'ermellino” all'irraggiungibile Museo di Cracovia, mentre la “Gioconda” e la “Vergine delle Rocce” sono al Louvre di Parigi. 

E' un sogno (ma sognare fa sempre bene), ma sarebbe meraviglioso se i dipinti del genio di Vinci e italico fossero riportate a disposizione del patrimonio incommensurabile e sottovalutato del Bel Paese.

Vittorio Sgarbi, “Il Genio dell’imperfezione”, La Nave di Teseo, Milano 2019, pp.208, euro 20,00.
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