#iorestoacasa, i consigli dell'esperta per affrontare la neo-Apocalisse

di FRANCESCO GRECO - Dai giornali: San Vito dei Normanni (Brindisi), un ragazzo di 23 anni uccide la madre che gli proibiva di uscire di casa. Dal 17 marzo scorso, quando pubblicammo l'intervista "Vita da reclusi, la quotidianità al tempo del Covid-19" alla psico-antropologa Giuliana Cazzato sulla vita quotidiana sconvolta dal maledetto coronavirus e sulla reclusione in casa a cui siamo costretti, il suo cellulare è diventato bollente, letteralmente bombardato da tantissime persone che chiedono consigli.
 
Così la professionista ha deciso di offrire, gratuitamente, la sua consulenza ai nostri lettori. Che per contattarla possono chiamare al numero 380-6809288.

DOMANDA: Dottoressa, che cosa chiedono i suoi pazienti, e non, quando la contattano preoccupati per l'attuale situazione?
RISPOSTA: "La gamma delle domande che mi vengono poste è veramente vasta. Potrei ipotizzare però che l'umanità, nonostante la stangata che sta supportando, è proiettata al futuro, a momenti e tempi migliori. Il nostro genoma non tradisce la sua natura ed è programmato per la conservazione e l'evoluzione della specie.
Gli interrogativi riflettono le più svariate situazioni, ma sono sempre rivolti a un futuro la cui soluzione non tarderà a venire.
Ci si preoccupa per i danni psichici, per le piccole nevrosi e per le lesioni che nel frattempo potrebbero insinuarsi nell'animo. La paura danneggia il corpo e la mente, arrivando financo a tutte le cellule sociali. Le perplessità sono volte a un tour completo di emozioni che avvolgono la gente".

D. Cosa consiglia a chi la chiama in preda al terrore di contrarre la malattia?
R. "Il primo passo è sempre quello di far conoscere ai pazienti o chicchessia la vera entità e particolarità del morbo. Una buona informazione circa l'argomento, potrebbe levarci da preoccupazioni, fobie e attacchi di panico improvvisi.
Conoscere e studiare il nostro "nemico" è la chiave di volta per poterlo contrastare. Gli allarmismi non servono, avvaliamoci, quindi, di un'ottima consapevolezza, di cosa è e di cosa può produrre questa piaga che sembra aver aperto le porte a una neo-Apocalisse e controstimata con la conoscenza, la saggezza, la parsimonia e i presidi medici
Il secondo step dovrebbe consistere nel prendere la situazione tanto di petto, tanto di cuore. L'uomo inteso nello stretto significato antropologico è una delle macchine più perfette che esistano sia nell'Universo che nel Multiverso. Etimologicamente ha illustri e fantastici natali, per cui non facilmente si farà battere da un virus, organismo di gran lunga inferiore".

D. Quali sono le tecniche e le strategie specifiche per affrontare questo pathos?
R. "Inconsciamente chiunque sa' che la specie umana è perfettibile e come tale ha grandi prerogative. La scappatoia, la via d'uscita, esiste, basta non farsi prendere dalle emozioni negative. Una strategia molto valida è quella dell'A.C.T. (Acceptans and Committment Theory), ovvero la teoria dell'accettazione attraverso la quale possiamo renderci conto della gravità situazionale e combatterla con il pensiero razionale.
La Mindfulness, ovvero il pensiero dinamico, altresì, ci aiuta ed abitua a spostare l'emozione negativa rimuovendola a favore di emozioni e percezioni più piacevoli e remunerative.
La respirazione diaframmatica, ovvero lo scatto addominale, ci aiuta a ossigenare il sangue e a ripulire la mente da pensieri ossessivi e pessimistici".

(La psico-antropologa Cazzato)
D. In particolare, chi viene preso da improvvisi attacchi di panico, cosa deve fare?
R. "Vivere con il terrore come compagno e convivente non è il massimo, lo sappiamo tutti, però, sono i neofiti che ne fanno le spese più care. Eh sì, coloro i quali non hanno mai avuto nella loro vita un attacco di panico o piccolo smarrimento emozionale.
Chi è navigato, ahimè, in questa modalità emotiva, sà benissimo che il famigerato attacco si fa preannunciare, quasi come un "invitato" a un evento mondano.
L'emozione che porta l'adrenalica insurrezione ci dà dei messaggi che passano non solo attraverso la nostra psiche, ma anche attraverso il nostro corpo, dando luogo così ad una ridda di stimoli con causa-effetto che si replicano, finché non si arriva all'acme con un areusal drammatico.
In questi casi, alle prime avvisaglie conviene assumere liquidi dolcificati (per chi non soffre di iperglicemia) e tiepidi, effettuando nel contempo dei grandi respiri, usando preferibilmente il diaframma, sempre potendo, stendendosi, socchiudendo gli occhi e alienando il pathos.
Se si è per strada o al lavoro, o in situazioni che esulano dalla propria intimità, concedersi dei lunghi respiri, pensando a qualcosa che si ama profondamente".

D. Il lavoro attraverso lo Smart working cosa apporterà all'umanità?
R. "La parola Smart working è un neologismo che è entrato da poco a far parte del nostro linguaggio con duplice significato nella sua essenza e nella sua natura. Possiamo tradurre la suddetta espressione sia come "lavoro agile" che come "lavoro conciliante". Entrambe lo modalità, fanno riferimento, preludono a un'esecuzione il cui rapporto di lavoro è caratterizzato dall'assenza di vincoli sia temporali che spaziali e prevede un accordo lavorativo fra dipendente e datore di lavoro.
In questa modalità l'Universo lavorativo perde la sua identità e la sua etimologia, viene meno l'orientamento. L'habitus lavorativo si dissolve nei meandri di ricordi lenti, pregressi e vetusti; altresì doveri professionali, fungenti da bussola, redigono la maggior parte dei compiti devianti.
Il disagio e lo sbandamento ci fanno approdare a emozioni negative che convogliano il nostro io verso psicopatologie superficiali o nevrosi di piccola entità.
Questo cuning innaturale soprattutto per chi si è ricostruito un modus lavorandi, si increspa nelle pieghe della psiche, valicando le sovrastrutture mentali che possono lambire tutta l'organizzazione metabolica".

D. Quando questa neo-Apocalisse sarà conclusa, nella nostra mente e a livello sociale, resteranno tracce indelebili?
R. "Le emozioni vengono codificate nella mente come su di un catalogo che espone le varie merci. L'individualità e la stessa società pagheranno le spese di questa interazione ravvicinata. Il soggetto uomo, preso singolarmente, reagirà a seconda del proprio io e le cicatrici potranno essere più profonde per alcuni, meno marcate per altri.
Sappiamo tuttavia che usciremo da questa esperienza radicalmente cambiati, a noi scegliere il proprio mutamento. Alcuni soggetti avranno bisogno di caregivers specializzati per superare le loro empasses, altri se la caveranno egregiamente da soli.
Il binomio uomo-cellula sociale, però, merita una riflessione più minuziosa e doviziosa. L'alterità sociale risulterà essere più danneggiata rispetto all'individualità poiché porta insita la sintesi antropologica, culturale, professionale, economico-politica. Queste infrastrutture stanno cedendo, ahimè, a dispetto del nostro pensiero forte e volitivo. La società è alla mercé della globalità e non potrà mai essere monitorata, poiché non ne possiede l'essenza. Occorrono persone, o gruppi di persone preparate, all'altezza, capaci di fronteggiare siffatta catastrofe. La lungimiranza e l'intelligenza sono doti necessarie per guidare questa collettività ormai logora e allo sbando, diretta inesorabilmente al capolinea".
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