Ciao Palmiro, l’uomo della luce

di FRANCESCO GRECO - A mezzogiorno, col sole finalmente caldo e le vie allagate dalla luce, la gente del paese lo ha aspettato lungo la strada che lo portava all’ultima dimora. Da via Nazionale a piazza Sant’Antonio, via Muraglie e via Macurano, una cornice di folla triste e composta. Per applaudirlo con calore, onorarlo come meritava, lui, un vero uomo, solare e di gran cuore, un vero lavoratore, un amico di tutti, un personaggio di quelli che arricchiscono una comunità.

Non poteva che andarsene in un giorno pieno di luce Palmiro Lecci, ancora giovane (68 anni), col cielo azzurro sfavillante, lui che, facendo l’elettricista per tutta la vita, l’aveva portata in tante case di Montesardo, dove era nato, e dei centri del circondario. Il paesino nel Capo di Leuca perde così un altro protagonista che per mezzo secolo è stato attivo nella vita sociale, economica, produttiva, nelle relazioni con gli altri, gentile e generoso, ironico e ben disposto verso la vita e la comunità.

Si sapeva che non stava bene da tempo, che ultimamente lo stavano curando con le cellule staminali e ciò lo faceva ben sperare in una guarigione. Da circa un mese era all’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase, senza che nessuno della famiglia e dei tantissimi amici potesse vederlo. A Pasqua era allegro, come sempre, al telefono con i vecchi amici d’infanzia lontani, in Svizzera, si erano scambiati gli auguri, scherzato. Non faceva pensare che se ne sarebbe andato così presto, in silenzio e senza vedere Mafalda, l’adorata moglie, i tre figli, Mino, Marco e Antonio, gli amatissimi nipoti di cui andava fiero e di cui raccontava le ottime performance scolastiche.

Da solo, senza un sorriso, un ultimo sguardo, una carezza della mano, un volto amico, come vogliono questi tristi tempi di paura e di solitudine, nel morso di un perfido virus che ci ha trasfigurati a noi stessi. Proprio Palmiro, amico di tutti, compagno di feste e allegre chiacchiere al bar, battute spiritose sempre pronte, gran raccontatore aneddoti. Era rimasto orfano da piccolo e subito era diventato uomo. Il lavoro di elettricista gli piaceva e ha formato tanti che oggi lo fanno, avviandoli al mestiere. Contemporaneamente era anche diventato imprenditore aprendo un negozio di lampadari e materiale elettrico a Tricase.

Attività che poi aveva passato ai figli ad Alessano, alle “Matine”, costruendo i lampadari, oltre che venderli. Così, in questo inverno che non vuole passare e questa primavera che non vuole arrivare, barricata in casa, Montesardo si sveglia sempre più povero e più solo. Non fosse stato per il passaparola sul cellulare e i social (che Palmiro ha frequentato con i suoi “like” fino all’ultimo) che ha messo i suoi amici commossi e increduli sulla via che conduce all’ultima dimora, non se ne sarebbe accorto nessuno. Avrà sentito il calore degli applausi, l’affetto che tutti gli porteranno per sempre, poiché è stato un grande uomo.

Ciao Palmiro, uomo della luce: dopo una vita di lavoro, di sacrifici, vissuta alla grande, di conquiste e di condivisioni, ti meriti il tuo riposo giù a Macurano, nella valle piena di fiori, di alberi, di luce. Ci mancherà la tua amicizia sincera e le tue storielle divertenti, originali, che forse starai raccontando dove ora sei andato a stare, certamente un posto bellissimo, incantato come nelle favole, pieno di pace e di luce…
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