Egidio Pani: ‘In attesa del debutto’

LIVALCA - «Ma c’è anche altro nel nostro rapporto. Ho avuto modo di avere vicino Egidio, accanto a me negli ultimi tempi del mio rettorato. Fu una scelta non bene compresa allora che suscitò persino qualche strascico polemico: sembrava dovessi dar vita a chissà quale selezione per avere un nuovo addetto stampa» questo scrive l’ex rettore dell’Università degli studi di Bari, attualmente al terzo mandato come rettore dell’Università degli Studi di San Marino, professore Corrado Petrocelli, nella lieve, tenera e pur precisa ed esauriente prefazione al recente volume dell’amico Egidio Pani: un calabrese di Cosenza trapiantato a Bari dal 1953, che, per la LB edizioni di Luigi Bramato, ci ha regalato un testo accorato, sincero, per quanto possa essere veritiero il nostro modo di considerarci e approcciarci al cospetto della vita, pregno di ricordi familiari e con minuziosa elencazione del suo enorme percorso professionale : ‘In attesa del debutto’.

La foto di copertina del libro smentisce il ‘debutto’ del titolo - quanto ci sarebbe da dire su questo titolo, anzi proverò, a breve medio-lungo termine, a tornare sull’argomento! - dal momento che Pani è raffigurato tra Giuseppe Giacovazzo e Paolo Grassi che sono sinonimo di ‘debutto con prima di successo’.

Pani nasce a Cosenza il 12 agosto del 1933 (non 1993 come è scritto a pagina 27, segnalo la piccola errata corrige perché oggi si stampano pochissime copie dei libri e nelle successive edizioni si può rimediare…che pena vedere libri stampati in 50 copie, fino a qualche lustro fa mandavamo centinaia di copie in omaggio e, anche se spesso finiscono sulle bancarelle dei ricordi, attestano sempre una garanzia di ‘circolazione’: sono troppo parte in causa per proseguire su un discorso che meriterebbe valutazione imparziale) in quella provincia considerata la più estesa e popolosa della Calabria, sotto il segno zodiacale del leone (chi scrive il 6 agosto di quasi 4 lustri dopo a Bari e questo ci divide perché entrambi abbiamo assimilato l’aria del territorio circostante alla nascita) che regala, come fa notare ripetutamente nel suo libro, ‘attitudine al comando’. Chi domina, di solito, è disposto sempre a prendersi responsabilità e oneri, poi possono venire gli onori, che non tutti sopportano o accettano. Conosco 4 calabresi di successo che vivono a Bari e, secondo la provenienza, sono in grado di analizzare il modo in cui si sono integrati.

Padre Damiano Bova, unico al momento ad aver ricoperto per cinque mandati la carica di priore della Basilica di San Nicola, nato a Bivongi (RC) due anni prima di Pani e Rocco Matarozzo, nativo di Laureana di Borrello(RC), rinomato sindacalista da sempre in Uil con spiccate doti organizzative, sono l’esempio che coloro che hanno respirato l’aria marina e, nello specifico, allenato lo sguardo ad ammirare lo stretto di Messina, sono più disposti costituzionalmente ad assimilare pregi e difetti di noi baresi.

Pani e il professore Giorgio Otranto, nativo di Corigliano Calabro, entrambi in area Cosenza, mantengono quella spigolosità tipica di coloro che, venuti al mondo in una terra considerata bella ma astiosa ( per carità a ragione!), vedono scorrere il fiume Crati (xràtos dal greco ‘potenza’), un corso d’acqua vanto di una regione che pomposamente afferma essere lungo novanta chilometri - secondo un mio conoscente calabrese, non famoso come i nostri, sono ottanta chilometri di ‘fogna a cielo aperto’, ma lui ritiene che la sua terra sia ingenerosa con i figli di un Dio minore e quindi potrebbe non essere attendibile - e che partendo dalla Sila, sfocia a Sibari nello Jonio. In sintesi il fiume ‘genius loci’ non per tutti. Stavo dimenticando che a Cosenza si trova lo splendido teatro di tradizione dedicato al pianista Alfonso Rendano, che penso sia stato l’anello che ha legato per sempre il figlio del prefetto Giuseppe al teatro e alla magia che avvolge ogni palcoscenico nel giorno del debutto e nelle successive repliche.

Pani non sarà in sintonia, ma io rispolvero le parole che il Maestro Marvulli disse nel 2013 a Maria Grazia, talentuosa figlia di Egidio, parlando del genitore :«Tuo padre è ancora vivo? Pensavo fosse morto! Me lo ricordo in Rai, quanto era antipatico! Un duro! Per la trasmissione mi imponeva una rigida disciplina…non capiva la bellezza della musica. Quanto era antipatico! Ma lo stimo ancora tanto», il ritratto è perfetto: un calabrese, mai diventato totalmente pugliese, antipatico per atavico mestiere che, cerca di occultare, ripetendo a se stesso, fin dai tempi in cui era studente della rinomata Nunziatella, questo autoritratto :« Ero disordinato, confusionario, ma dotato di una simpatia umana fuori dal comune e spiccava la mia predisposizione al comando…». Ora mi guardo bene dal riferirgli che è difficile che uno che si presenta con una voce che definire poco musicale è il minimo sindacale ( ricordi quando tu vice-sindaco fosti chiamato dalla Camera dei Deputati e una gentile signora, solo ascoltando la tua voce, ti disse :« Ma lei è calabrese di Cosenza ?») e poi quel modo, più che umile, lamentevole con cui inizia ogni esposizione - per farsi perdonare il padre prefetto ? - non è certo un inno alla gioia; per cui ritengo di non poter sottoscrivere in toto che abbia la capacità di farsi rispettare. Pani ha avuto la bravura e il privilegio di lavorare sempre per lo Stato - certo dopo aver vinto concorsi in cui era il migliore, senza spintarella…pur essendo sempre il figlio di un importante servitore statale - e ritengo ciò gli ha consentito di convincersi di essere un ‘capo’ , dimenticando che si possiede il comando nella misura in cui i ‘sudditi’ sono disponibili ad essere comandati. Mi sarebbe piaciuto vederlo al comando in un’azienda privata…lui stesso dice che come ‘apicoltore’ è stato un disastro. Per giunta in campo teatrale gli hanno riconosciuto il comando, quando si trattava di comandare sulle ‘rogne’, per gli onori lo hanno messo fra il…pubblico.

Pani nel suo libro pregno non solo di ricordi, ma di notizie utili e interessanti non manca affettuose ‘stoccate’, anche a chi ha fatto di tutto per assecondarlo. Parlando del suo volume curato per Levante « Ecocodice» del novembre 1990 dice non divenne mai un ‘best seller’. Egidio 700 pagine di leggi nazionali e della Regione Puglia - mi desti oltre 150 indirizzi cui inviare il libro omaggio: cosa assolta con la consueta diligenza e puntualità - che forse necessitavano di maggiore valutazione. Se ricordi volevo fare uscire il libro ai primi di gennaio 1991 e cartonarlo, ma tu…avevi fretta e andasti a ricorrere a Mario Cavalli:lui aveva attitudine al comando, ‘gradi’conquistati sul campo di una vita generosa e dispendiosa al servizio degli altri.

Potrei ricordarti che per altre pubblicazioni realizzate con noi, quando ti facevo presente sviste o altro rintracciate nella mia spasmodica ricerca di non lasciare ‘imperfezioni’, mi guardavi come se io fossi l’ostacolo per la tua corsa verso il…traguardo. Tu sei impegnato dal lontano 1953, anno in cui giungesti in città per andare ad abitare in via Putignani, in una maratona che ti vede solitario interprete di un corsa epica non per battere il record di uno ‘scalzo’ Abele Bikila, ma per dimostrare a te stesso che i Pani giungono sempre al traguardo sul percorso Cosenza Bari, anche se preferiscono fare un salto prima a Pavia e, al ritorno, passare da Napoli.

Anche per Bari, Egidio, nel suo libro di ‘attesa’, ha in serbo una ‘frecciata’ non indolore :«Mio padre, nel frattempo, era stato nominato Vice Prefetto Vicario a Frosinone ed era prossimo alla nomina a Prefetto. Ma mio fratello Mario aveva sempre più bisogno di visite specialistiche e così si decise di trasferire a Bari la famiglia dove era stato inaugurato un Centro di Recupero Poliomielitici presso il Policlinico. Ma, ironia della sorte, si scoprì presto che il Centro esisteva solo su ‘carta intestata’. Purtroppo, quando ci rendemmo conto della situazione, eravamo già a Bari…» (Solo da mio padre appresi , gli ultimi anni del secolo scorso, che il noto studioso Mario Pani, professore emerito di Storia Romana, era il fratello di Egidio).

Parlando di Rino Bizzarro il Nostro si avventura in una sincera ed impegnativa affermazione ‘attore di gran classe’ che è il giusto seguito a quello che avvenne nel 2005. Rino non stava bene e dovevamo pubblicare un testo che resterà, comunque, nella storia di Bari « SU IL SIPARIO - Viaggio nella drammaturgia pugliese del secondo Novecento» a cura di Bizzarro con testi inediti di Nicola Manzari, Vincenzo Di Mattia, Vito Maurogiovanni, Nicola Saponaro, Rino Bizzarro, Maurizio Micheli, Maria Marcone, Antonio Rossano e Daniele Giancane. Volevo coinvolgere Egidio in qualche modo e gli chiesi una prefazione. In effetti - era come sempre occupatissimo a svolgere tante attività - non si pronunciò ma il sabato successivo mi portò un testo preciso, puntuale, citando tutti i protagonisti con rapidi e pur intensi riferimenti e chiuse il suo intervento in questo modo:«Lo svanire della parola nella incancellabile magia - ad esempio- di una sera al Piccinni. I silenzi nella ‘battuta’, il respiro sommesso del pubblico, una invocazione, un sorriso, un applauso». All’uscita del libro mi fece notare che aveva apprezzato il dipinto di Carlo Fusca in copertina, ma non voleva il suo nome. Ancora oggi non so i veri motivi, ma ritengo sia stato un istintivo ‘ritegno’.

Tornando all’episodio cui fa riferimento il magnifico Petrocelli all’inizio di queste note, devo dirvi che incontrai, penso sia stato il 2011, nei pressi dell’Ateneo Egidio - erano giorni caldi perché tutti i ‘media’ riportavano la notizia, specificando che, un ex vice sindaco di Bari, vinceva il concorso per un posto di consulente presso l’ufficio stampa dell’Università - e lui mi disse candidamente di aver fatto quello che da oltre mezzo secolo era il suo compito: presentare curriculum ovunque vi fosse un concorso, nel caso specifico, dopo aver controllato che non vi fossero limiti di età e non fosse precluso ai pensionati.

Pani porta il nome del nonno nato a Sassari, per cui evito la spiegazione che mi ero costruita “nomen omen” e mi limito a dire che dal greco Egidio significa quel termine che ha reso famoso Vittorio Sgarbi quando vuol denigrare una persona e che in Sardegna serve a indicare la ‘capra sarda primitiva’, tralascio la fonte popolare per cui il nome significa anche ‘figlio dell’Egeo’.

Il libro è una miniera di notizie che si può dire abbraccino gli ultimi 70 anni di storia barese e chi scrive ha appreso tante cose che non sapeva o sapeva in maniera diversa; gli avvenimenti sono come le partite di calcio : chi perde si giustifica con sfortuna e cose simili, chi vince non poteva non farlo perché superiore.

Unico dato certo la partita è avvenuta: la storia è stata fatta. Egidio Pani entra di diritto nella storia della nostra città perché come diceva Gervaso:« Le passioni e gli interessi fanno la Storia più delle idee, che poi la commentano». Pani è un grande, che ha alimentato le sue passioni e continua a nutrirle con la stesso impeto di qualche anno fa: questo libro è la prova più evidente.

Ultima considerazione: Egidio sta stare al mondo. Mia moglie quando ha letto la dedica ‘A Clara, la sovrana dei miei pensieri’, non ha potuto fare a meno di far presente quanto sia fortunata la moglie di Egidio e che uomo sensibile si nasconda dietro un gigante possente e, ancora oggi, di aspetto attraente.

A cosa serve che ora dica a mia moglie che è il tipico modo di procedere di coloro i quali qualcosa da farsi perdonare devono averla; farei la fine del Bari calcio lo scorso anno, annichilito dalla squadra di Reggio Calabria che ha staccato il biglietto della B con merito. I calabresi, cosentini o reggini poco importa, il palcoscenico, la scena la conquistano ovunque si trovino ad operare.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto