Guerra del latte, Cia Puglia: “Siamo con Pentassuglia, se necessario stop alla consegna del prodotto”


BARI - “Ha fatto bene Pentassuglia a denunciare, come stiamo facendo noi di CIA Puglia, il tradimento degli accordi sul latte da parte di molti caseifici. L’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia in tv ha dichiarato che sarà con i produttori che per protesta non consegneranno più il latte, se le regole continueranno a essere calpestate. Bene, noi di CIA Agricoltori Italiani Puglia in questa battaglia siamo al fianco degli allevatori e di Donato Pentassuglia”.

Nella sotterranea guerra del latte, che vede vittime ancora una volta i produttori, CIA Puglia da giorni denuncia i tentativi delle aziende di trasformazione di aggirare le regole, quelle stabilite e sottoscritte da tutti lo scorso 7 ottobre in Regione Puglia con le firme sul Protocollo per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera lattiero-casearia pugliese.

“Condividiamo la rabbia e la preoccupazione espresse ieri da Pentassuglia”, si legge nella nota diffusa da CIA Puglia. “Come l’assessore, riteniamo che questi tentativi di boicottare le intese siano da scongiurare. Lo ribadiamo con forza: è necessario che intervenga il Governo, in modo serio e decisivo, così da imporre il rispetto degli accordi. Gli allevatori che producono il latte non ce la fanno più. Sul prezzo del latte, oggetto di un accordo innovativo e valido per tutti gli attori della filiera pugliese, continuano ad agitarsi manovre e tentativi al ribasso”. Per CIA Puglia, dunque, è necessario che anche e soprattutto il Governo nazionale, con in testa il Ministero delle Politiche Agricole, si impegni a far rispettare l’accordo sottoscritto in Puglia, e faccia in modo che quell’intesa sia rispettata dai caseifici.

CASEIFICI, LE CONTRADDIZIONI. Da quanto emerge da alcune improvvide dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione, diversi caseifici giustificherebbero la loro violazione degli accordi sottoscritti perché “costretti” dalle dinamiche sui prezzi imposte dalla Grande Distribuzione. “Non è in alcun modo giustificabile”, ha replicato CIA Puglia, “nascondersi dietro le responsabilità che pure esistono della GDO. Ci sono molte contraddizioni nelle traballanti giustificazioni su una grave violazione degli accordi. I caseifici sono tornati a mietere profitti, e questo è un bene, ma non possono pretendere di affamare gli allevatori per accaparrarsi in modo esclusivo anche la parte di redditività che spetta di diritto ai produttori, vale a dire al primo e più importante anello della filiera. Senza allevatori non si produce latte e la filiera si ferma. Dalle loro dichiarazioni, inoltre, emerge come la maggior parte dei prodotti lavorati e trasformati è diretta all’estero. Bene, ma non si capisce, anche in questo caso, perché l’incremento e la competitività dell’export debba ricadere sui produttori costretti a rimetterci”.

L’ACCORDO VA RISPETTATO. Il Protocollo per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera lattiero-casearia pugliese è stato sottoscritto con una firma davanti a tutta la Puglia da 14 realtà associative. Quel documento, che ha tutti i crismi dell’ufficialità, consta di tre articoli fondamentali: nel primo, i sottoscrittori si impegnano a “garantire un rapporto equilibrato tra gli operatori della filiera”, basato sulla “remuneratività” “per ciascuna componente” attraverso la condivisione del “principio etico che il mercato riconosca prezzi non inferiori ai costi di produzione, tanto sul versante della produzione primaria che su quello della trasformazione, in considerazione di elaborazioni oggettive di istituzioni quali ISMEA, Università, riconosciuti Centri di studio e ricerca”.

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