Al Museo Civico di Bari il 13 dicembre Simonetti continuerà a ‘pettinare le donne’


LIVALCA
- Quando il sei luglio di quest’anno Luigi Papa e Antonio Di Leo, due componenti del ‘Gruppo amici di San Nicola’, mi hanno fatto presente che erano rimasti ‘perplessi’ nel leggere la recensione che avevo dedicato al ‘leader’ della nostra piccola unione, Nicola Simonetti, per il libro «Voci spettinate di donne ben pettinate» (Adda, 2021 Bari, pp. 206, e 15,00) mi sono preoccupato. Luigi è una variante impazzita che quando si trova in giornata positiva veste i panni della mai troppo amata ‘enigmistica’ settimanale, mentre Antonio ‘commercializza’ dialettica ragionata in ogni discorso ed iniziativa mettendo nell’angolo Aristotele, Platone e Socrate e servendosi solo del sillogismo ‘dileiano’: fatta questa premessa pregna di stima e ammirazione per i due soggetti citati, vi svelo l’arcano. Papa, che per (de)formazione professionale vissuta sempre in ambiente universitario, ritiene di essere in grado di prevenire il pensiero di una persona frequentata assiduamente anche per breve periodo, aveva formulato ad Antonio una previsione: ossia all’inizio dell’articolo avrei parlato delle origini del pettine. Antonio si era limitato ad osservare: Perché mai dovrebbe farlo? «Tutti i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine» (Leonardo Sciascia).

L’inciso che devo fare passare per ‘volo pindarico’, onde ottenere dal direttore Vito Ferri il ‘green pass’ che mi consenta di occuparmi per la seconda volta del libro in un periodo in cui le iniziative culturali fioriscono alla velocità delle ‘palle’ che si collocano sui rami degli alberi natalizi, mi porta a considerare che Giacomo Adda questa volta mi invierà la dedica con il libro…come promesso il giorno in cui festeggiammo Nicola Simonetti in Consiglio Comunale. Il libro è stato da me acquistato a luglio, ma la gradita copia con dedica la terrò nel posto dei ricordi e la mia finirà al direttore di questa benemerita testata.

Per la gioia del professore Luigi Papa vi regalo qualche notizia su un oggetto che non utilizzo dal mezzo del cammin…

L’uso del pettine risale al neolitico ( in legno e d’osso) e all’età del Bronzo ( di metallo o corno) e nel tempo sono stati rinvenuti pezzi in bronzo a Pompei e nelle catacombe cristiane in avorio.

Si ricorda che nella Russia meridionale, in una città di cui in questo momento non saprei scrivere correttamente il nome ma che si legge ‘Solobca’, è stato ritrovato un esemplare in oro con la parte superiore ornata con un fregio in cui vi sono scene di guerra, poi come non ricordare che a Monza si trova quello conosciuto in tutto il mondo per essere appartenuto a Teodolinda: in osso con gemme e fregi d’argento.

Nicola Simonetti presenta il suo libro presso il MUSEO CIVICO di BARI - Strada Sagges, 13 - lunedì 13 dicembre, giorno in cui si festeggia Santa Lucia, in una data che negli ultimi anni viene considerata Natale anticipato (Presentarlo il giorno 13 in una via al numero 13 probabilmente non è un caso: da sempre il numero 13 è sinonimo di felicità e fortuna, ma viene considerato anche il numero degli uomini e donne fedeli al proprio partner e alla famiglia). Lucia la Santa martire siracusana (281-304) muore a soli 23 anni per la persecuzione religiosa messa in atto dall’imperatore Diocleziano nei riguardi dei cristiani. La leggenda, in maniera molto sintetica, narra di una giovane Lucia che stupita dalla guarigione insperata della madre decide di abbandonare tutti i suoi beni - non solo era di famiglia nobile, ma anche molto agiata - per devolverli ai poveri e di votarsi alla castità rifiutando di sposare un fidanzato pagano. Denunciata dal fidanzato che aspirava ai ‘beni’ della ragazza fu condannata a morire sulla pira. Il ‘mito’ vuole che non morì bruciata, fra l’incredulità dei non credenti che assistettero allo spettacolo, ma tempo dopo per decapitazione dopo aver ricevuto la comunione.

Spero che Nicola in una prossima edizione riveduta del libro, inserisca questa ben pettinata santa e magari ci ‘illumini’ sul perché sia protettrice della vista.

Pensavo di saperne abbastanza sull’imperatore Tiberio (14-37), che fu allevato da Ottaviano Augusto, secondo marito della madre Livia, che gli fece ripudiare la moglie Vipsania Agrippina per sposare Giulia, sua figlia. Tiberio abbandonò anche questa moglie per ritirarsi a Capri nel 26, dove fece costruire le terme che portano il suo nome.

Simonetti in solo cinque righe mi ha erudito sul ‘bacio’ con notizie che i libri da me frequentati o ignoravano o ‘censuravano’:«Ai tempi di Romolo vigeva lo ‘Ius osculi’ (osculum latino, bacio) che imponeva alla donna di baciare sulla bocca, ogni giorno, il marito e tutti i parenti allo scopo di dimostrare di non aver bevuto vino. La pena, che l’eventuale positività della prova riservava alla donna, poteva giungere fino alla condanna a morte. La legge fu cassata dall’imperatore Tiberio per evitare contagi cui la pratica dava luogo». Tiberio un precursore di Arcuri e Figliuolo? Vi regalo una stupenda definizione del bacio che si deve ad un inglese nato il 23 aprile del 1564 a Stratford-upon-Avon e morto nello stesso posto a soli 52 anni:«Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il ‘paradiso’ senza entrarvi». Penso sia la risposta migliore ad Antonella, Simonetta, Enrica e Cristiana, figlie del professore, che per il titolo del libro paterno hanno fatto ricorso ad una poesia di Frida Kahlo.

Bello il siparietto che Nicola riserva all’Inghilterra puritana dove non era permesso mostrare nude neanche le gambe dei tavoli e il piacere, anche tra sposati, era solo prerogativa dell’uomo. Nicola sottolinea, con il compiacimento del marito, medico e scrittore, che la regina di ferro Vittoria non si è mai posto il problema di ‘limitare il piacere personale’ (Al riguardo ritengo doveroso segnalare un’opera monumentale in 5 volumi editi da Levante Bari tra il 2002 e il 2014 dal titolo «Lessico erotico inglese-italiano» frutto della ricerca certosina del professore Antonio D’Eugenio che aveva trascorso 28 anni in Inghilterra per scovare ogni ‘tabù’. A proposito del termine tabù è un vocabolo di origine polinesiana dal senso ‘severamente proibito, tenuto lontano’ e fu ‘registrato’ per la prima volta a Tonga dal navigatore James Cook nella seconda metà del XVIII secolo e…. la storia continua).

Ora dovrei dire a Nicola che una gentilissima signora che ha acquistato il libro mi ha fatto notare che Mimma non avrebbe ‘approvato’ il capitoletto dedicato alla “Sexy migrazioni” perché «le donne sono altro, anche quando lo fanno per mestiere», qualora la cosa possa confortarti mi ha anche detto che ha avuto difficoltà a leggere la mia recensione «perché ‘infastidita’ dalle mie divagazioni». Ovidio «Os homini sublime dedit» che Dante nel Purgatorio celebrò con la famosa terzina: Non v’accorgete voi che noi siam vermi/Nati a formar l’angelica farfalla/Che vola alla giustizia senza schermi?

Ora vorrei dire all’editore Amico Giacomo Adda che chi scrive, da provetto profano, ha intuito il motivo per cui non vi è un indice, ma come spiegarlo a tanti provetti lettori che nulla sanno di profano? Consiglierei da profano di fare due indici distinti: uno per i personaggi ed uno per gli argomenti, in modo che i tanti provetti disposti all’acquisto del libro mettano da parte le ‘riserve’ mentali e procedano di buona lena a pettinarsi presso le librerie che da sempre sono linfa vitale per ogni cuoio capelluto.

Lunedì 13 dicembre presso il Museo Civico ci sarà a dialogare con Nicola Simonetti il noto avvocato Francesca Amatulli che, ferrata in tecnologie aerospaziali, farà volare alto la serata. E’ giunta l’ora di lasciare il campo, anzi il cielo, a Leonardo da Vinci che del volo è stato un provetto neofita:«Una volta che abbiate conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché il quel posto siete stati e in quel posto desidererete tornarci». In volo i capelli possono anche spettinarsi, ma Nicola vi aiuterà a ricomporli.

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