Altamura. Area pic nic. Un abbandono vecchio d’un quarto di secolo


ROBERTO BERLOCO
- ALTAMURA. Un quarto di secolo. L’età d’un abbandono destinato a passare alla storia del degrado locale.

Già, perché, dacché vi si giunga appena e qualunque sia la posizione scelta per lanciar l’occhio, non è davvero una vista seducente. Qui non vale la regola del vino, che il passare del tempo fa invecchiare rendendolo più buono e prezioso. Nemmeno vale la norma esistenziale dell’uomo, che, almeno in teoria, l’andar degli anni rende più saggio e lungimirante.

Nota come area pic nic, ha trovato prima luce verso il principio del secolo per volontà del GAL (Gruppo di Azione Locale), estesa lungo il versante digradante d’una collinetta, una delle tante che ondeggiano seguendo la traiettoria che, da Altamura, punta verso il cuore del suo entroterra. Avrebbe dovuto essere uno dei posti più attraenti di quel paradiso terrestre che è la Murgia (ovviamente, laddove questa sia ancora allo stato incontaminato), uno di quei luoghi dove unire l’esperienza della bellezza della natura al piacere del palato: durante le belle stagioni, una focaccia sfornata da un panificio rigorosamente altamurano, un sorso di Padre Peppe o un calice di vinello pugliese tra i tanti di qualità che le vetrine del centro federiciano offrono, con la propria famigliola o senza dimenticare quella tipica, allegra compagnia che è una dote dell’uomo locale. Sarebbe stato così semplice …

…. e, invece … no! Da circa venticinque anni che fu concepito e realizzato, un destino discorde continua ad urlare no verso quello che era uno spazio pensato per rendere i momenti più distanti dalle fatiche quotidiane, quanto di più spensierato e rigenerante potesse offrire lo stare insieme in simbiosi ad una terra amata da re e imperatori, per far felici i più piccini alla stessa maniera dei più grandi, per immortalare una bella giornata tra i ricordi più belli e armoniosi della propria vita.

E’ già la prima apparizione a raccontarne parecchio, dopo che, svoltando dalla Provinciale 157 - la stessa che conduce al Santuario del Buoncammino prima e alla Masseria di Lamalunga dopo - si sia percorso un certo tratto, un brecciato reso malconcio da buche di varie dimensioni che, con le piogge, diventano rispettabili laghetti.

Tra erbacce e fiorame selvatico, come chiazze confuse in mezzo ad un creato lasciato a sé stesso, ma che pure paiono ricordi di un’idea che, un tempo, doveva avere avuto un proprio ordine e un proprio senso, se ne stanno resti di gruppi di panchine e tavolati, quel necessario, quand’era integro, per consumare un pranzo all’aperto, lo scopo per cui, appunto, fu scelta e organizzata questa particolare zona. E non fu un caso che fosse proprio questa, data la sua accessibilità agevolata dalla vicinanza della Provinciale e considerando la sua prossimità al Pulo, al quale è collegata tramite un sentiero che serve da tracciato ginnico.

Ma sarà l’approccio più ravvicinato a spazzar via ogni residuale gioia provocata dalla curiosità o dalla sorpresa per la novità d’un posto di comune benessere. Come un corpo umano cui manchino braccia e gambe, il perimetro emerge con tutta la crudezza del proprio moncone, onesto nella sua nudità, deprimente al suo contatto. Con alcune eccezioni, panche spezzate o totalmente divelte, deschi vandalizzati o semplicemente mancanti, legno portato via, forse servito per qualche camino o per altri scopi, foss’anche solo il gusto di recar danno al pubblico patrimonio.

Quei piedi di pietra, quei ferri che dovevano trattenere le sedute e ora lanciati verso l’alto, muti e immobili come opere d’una scabrosa arte moderna, dicono di una volontà malata di avversione alla società civile e agli sforzi di questa per rendere un territorio sempre più vivibile, sempre più a misura delle comuni esigenze e di quelle incantevoli sensazioni che la Murgia è ancora in grado d’ispirare.

Ma se non ci sono più orari per i veri destinatari del punto, ossia famiglie o compagnie di amici in vena d’innocente brio, sembra che non ne manchino per coloro che, ormai, paiono i frequentatori più abituali, ossia coppie fedifraghe e omosessuali d’ogni classe sociale in cerca di fugace compagnia. E’ l’isolamento desolante del luogo ad incoraggiarli. E’ la distanza dalle luci della città a rassicurarli. E’ l’assenza di qualsivoglia impianto di videosorveglianza a garantirli.

E se mancasse ancora qualcosa al quadro, ecco venir di sostegno il cartello metallico del Gruppo di Azione Locale, dove sono raffigurati i vari percorsi che lì piantano crocevia per chi pratichi attività sportive all’aperto. Interamente crivellato da proiettili di arma da fuoco, oggi non permette più di leggerci altro che la riuscita mira di qualche criminale in vena di divertimento.

Eccola qui l’area pic nic, uno dei siti che, maggiormente, doveva incarnare il principio dell’accoglienza nella Murgia altamurana, al quale avrebbero potuto riferirsi anche i turisti in pausa dalle magnifiche visioni offerte dal paesaggio, oggi né più che la reminiscenza di una bella intenzione, lo spettro dell’orgoglio di uno dei più concreti progetti per la valorizzazione del territorio, il segno tangibile di un obiettivo rimasto, alla fine, solo sulla carta. Qualcosa di dimenticato. Qualcosa, forse, da dimenticare.

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