Nuovi arresti nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti truccati: coinvolto l'ex assessore regionale Alfonso Pisicchio


BARI - L'ex assessore della Regione Puglia Alfonso Pisicchio e suo fratello Enzo sono stati arrestati e posti ai domiciliari nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Procura di Bari riguardante presunti appalti truccati. Questo evento segue di poco più di una settimana un'altra indagine che ha coinvolto l'ex assessora Anita Maurodinoia e portato agli arresti domiciliari il marito Sandro Cataldo.

Alfonso Pisicchio, che si era dimesso nel pomeriggio dalla sua posizione di commissario straordinario dell’Arti, è stato arrestato insieme al fratello Enzo e altre tre persone. Tra queste, l'imprenditore Giovanni Riefoli e Francesco Catanese, funzionario pubblico già capo della ripartizione Bilancio del Comune, sono anch'essi stati posti ai domiciliari, mentre il broker Cosimo Napoletano è stato invece sottoposto alla custodia cautelare in carcere. Grazia Palmitessa, titolare di un’agenzia assicurativa a Castellana, e il consulente Vincenzo Iannuzzi sono stati interdetti per un anno dall'attività professionale.

Le accuse mosse contro di loro riguardano varie ipotesi di reato, tra cui corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Stando alle ipotesi accusatorie del pm Claudio Pinto, - confluite nell'ordinanza della giudice Ilaria Casu – un broker assicurativo, in concorso con altri soggetti, avrebbe predisposto polizze fideiussorie false, successivamente prodotte ai competenti uffici regionali, a beneficio di numerosi imprenditori richiedenti l’autorizzazione allo svolgimento di attività estrattiva nelle cave. Inoltre, sarebbe emerso l’utilizzo di polizze false da parte di due ulteriori società in procedimenti amministrativi funzionali a ottenere finanziamenti erogati dalla Regione Puglia nell’ambito di programmi di investimento e agevolazioni alle imprese.

Il provvedimento chiarisce che per Alfonso Pisicchio le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato "la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito".

Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito "quale esecutore delle direttive" del fratello "e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino". La giudice sottolinea "la gravità delle sue condotte, la spregiudicatezza mostrata nella commissione dei reati finalizzata a soddisfare un incontenibile appetito di utilità", spiegando che per utilità si intendono "pc, telefonini, mobilio per la casa, la finta assunzione di sua figlia, pagamento per mano di Riefoli della festa di laurea di sua figlia, ingenti somme di denaro contante".

Le vicende esaminate hanno mostrato "l'ampia capacità dei due indagati di sfruttare le relazioni costruite nel tanto tempo in ambito regionale e comunale per pilotare l'azione amministrativa e trarne vantaggio personale", conclude la gip.

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