Il 'Servite Domino in laetitia' di padre Rosario Scognamiglio op



LIVALCA
- «Capita spesso, credo a tutti, nel corso di traduzione da lingua antica, di impuntarsi su questo o quel punto del testo, non trovando soddisfacente resa in lingua moderna. Quasi sempre, nel tradurre Origene, anziché intestardirmi con l’italiano, ho provato, per conto mio, a parafrasare il greco direttamente nella mia lingua materna, il vernacolo partenopeo. L’espediente funziona bene perché il napoletano ha molteplici capacità di rendere un testo difficile, e tra queste un notevole e sapido umorismo che d’incanto ‘sblocca’ il testo e lo fa entrare direttamente nella mia vita» con queste parole il novello ottantenne padre Rosario Scognamiglio, il padre domenicano che ha trascorso una gran parte dell’esistenza in Grecia, giustifica la sua traduzione in dialetto napoletano di una parabola di Origene.

Il tutto è avvenuto in una raffinata pubblicazione «Servite Domino in laetitia» della Ecumenica Editrice scrl (Bari, 2024, pp. 176, ill., € 15,00) che recita come sottotitolo “Messaggi in bottiglia in occasione dell’80° genetliaco di Rosario Scognamiglio op”: gli amici, i colleghi, i confratelli, i parenti del nostro hanno deciso di affidare al mare, che bagna la nostra magnifica Basilica di San Nicola, i pensieri - messaggi - a lui dedicati, dopo averli chiusi in bottiglie di vetro - non di plastica! - in maniera che, raggiungendo lidi lontani e future generazioni, possano testimoniare PACE E AMICIZIA. Il tocco di classe dei curatori del libro, Biagio Costa e Roberta Simini, è quello di aver titolato il testo con la frase «Servite Domino in laetitia» che non è altro che il comando del Signore ‘fissato’ sulla porta dello studio del collegio domenicano in cui si cimentano gli aspiranti alla professione di fede.

Per i miei fedeli lettori qualche veloce notizia sul talentuoso Origene: nato ad Alessandria nel 185 viene considerato non solo grande erudito, ma uno dei più intensi geni speculativi del cristianesimo antico; allievo prediletto di Clemente Alessandrino ebbe il privilegio di dover organizzare i catecumeni (coloro che ricevevano l’insegnamento religioso per prepararsi al battesimo). Fu anche discepolo di Ammonio Sacca, il maestro di Plotino, e contribuì alla riorganizzazione della Didaskaleion (Scuola di Alessandria d’Egitto): allontanato da quest’ultima perché accusato di eresia, fondò a Cesarea una prestigiosa scuola teologica. Sotto l’imperatore romano Decio (249-251) subì la persecuzione: fu imprigionato e torturato e morì a 70 anni nel 254 (253?) a Tiro. Della sua vastissima produzione, giunta a noi solo in parte e nella versione latina, ricordiamo gli otto libri del ‘Contra Celsum’, il ‘De principiis, i ‘Commentari’, l’edizione sinottica del Primo Testamento (Esapla) e alcune ‘Omelie’ in greco.

Il libro dedicato a padre Scognamiglio si avvale della realizzazione grafica di Carmela Boccasile e Dario Dellino, moglie e figlio di quel Lillo Dellino che ha molto cooperato con i padri domenicani fino alla sua prematura scomparsa avvenuta a Parigi nel 2013. Con Lillo non solo pittore, ma grafico, fotografo, scenografo e direttore artistico di mostre e gallerie d’arte, abbiamo collaborato per pubblicazioni che sono rimaste nella storia della nostra città. Il suo rapporto con padre Giovanni Distante, attuale priore della Basilica di San Nicola, è stato sempre di grande amicizia, cementata da una comune delicatezza e raffinatezza per tutto ciò che risultava ‘bello’ al servizio della cultura. Tutti i significativi disegni che illustrano il testo che rende omaggio a padre Rosario sono opera del Maestro Lillo Dellino.

Roberta Simini, docente di teologia patristica presso la Facoltà Teologica Pugliese, traccia una sintetica, e pur esauriente, biografia di padre Rosario partendo da quel quartiere Barra della periferia di Napoli in cui nacque il 20 febbraio del 1944. Penultimo di dieci figli viene al mondo come Antonio, il nome di una sorellina morta in tenera età. A quindici anni inizia il noviziato nell’Ordine dei Predicatori e nel 1963, dopo aver conseguito la maturità classica, diviene frate domenicano usque ad mortem col nome di fra Rosario. Poi Roma, Napoli, Roma, Friburgo, Bari e dal 1974 la tanto amata Grecia da Atene a Megara… per chi vuol saperne di più l’articolo si trova a pagina 16 (…onestamente la pagina è 17, ma uno che nasce a Napoli, si chiama Scognamiglio e, per giunta, possiede un sorriso, a dentatura completa, che irradia messaggi - in bottiglia precisiamo! - di fratellanza e amore, può esimersi dal ‘non è vero, ma…’?). Va ricordato che padre Rosario, con la collaborazione di tutti i padre domenicani, è stato fra i protagonisti della costruzione della casa dedicata alla santa Damaris, a partire dagli inizi degli anni ’90: da allora moltissimi gruppi di laici e religiosi hanno vissuto in questa sede una conoscenza trascendentale unica ed approfondita della sapienza greco-ortodossa. Di questa casa sulla collina ci dona una significativa testimonianza la prof. Francesca Cocchini che, nel ricordarci come padre Rosario abbia studiato con grande perseveranza il pensiero del teologo Origene, ci offre una ‘divertente’ dimostrazione della simpatia che emana il percorso quotidiano di padre Rosario: “A noi Origene ci piace” era la conclusione con cui terminavano le lezioni-conversazioni dedicate all’insigne alessandrino.

Marcello Marin - dal sottoscritto conosciuto fin da quando era professore ordinario di Filologia patristica dell’Università di Bari e ‘ritrovato’ a Foggia, nei primi anni 2000, come docente di Letteratura cristiana antica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia - nel suo intervento ci restituisce lo Scognamiglio più autentico e schietto quando, occupandosi il nostro della ‘Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni’ di Nonno di Panopoli, così si esprime: «… padre Rosario, con la modestia che gli è connaturale, dichiara di non occuparsi dell’aspetto poetico, formale e letterario che ‘esula dalla sua competenza’ e di dedicarsi piuttosto alla soggiacente trama teologica della parafrasi. Egli è ben consapevole delle posizioni assunte dalla critica…».

Immenso piacere ha destato in me leggere l’intervento di padre Giancarlo Locatelli, un bresciano doc ‘arrivato’ a Bari nel 1986: « Approdo a Bari, prima assegnazione dopo l’Ordinazione sacerdotale, per specializzarmi all’Istituto Ecumenico “San Nicola”, per 14 anni mia casa, studio e lavoro. Un nordico catapultato in una città…

in cui le donne della città vecchia preparano le tipiche orecchiette con a fianco il rudimentale espositore per il contrabbando di sigarette… Niente di più bello e gratificante mi ha riservato la Divina Provvidenza che i ‘gloriosi’ anni baresi. La licenza in Teologia, gli esami per il Dottorato, l’incenso e gli ori delle Divine Liturgie ortodosse, le prime missioni popolari, le predicazioni, le sincere amicizie» perché ritengo che in quel sincere abbia contemplato me e mio fratello Raffaele. Padre Giancarlo spesso era il ‘portavoce’ di padre Rosario per i rapporti di stampa e la sua filosofia di vita nordica, nei primi tempi specialmente, cozzava con la nostra consuetudine a mediare - cosa non sempre facile con una comunità in cui, comunque, qualcuno deve ‘cedere’ - e risolvere i problemi nell’interesse collettivo. Secondo padre Giancarlo nel porsi in relazione con il prossimo, ma anche con il mondo intero, Scognamiglio è un maestro di pubbliche relazioni, pur senza recedere da una spiccata indole cocciuta, per cui merita quattro termini: generoso, premuroso, sensibile, testardo.

Con piccolo rimpianto Locatelli ricorda il periodo in cui ad Atene ha diviso con padre Rosario la casa con vista sull’Acropoli e di come l’ottuagenario non necessiti di ‘chiavi’ per aprire qualsiasi porta, ma gli basta quel sorriso disarmante con cui abbatte ogni ostacolo e barriere. Detto ciò ricorda l’unico caso, a sua memoria, in cui la ‘verve’ comunicativa di padre Rosario non è stata sufficiente: una visita programmata sul monte Athos non andata a buon fine (… per gli interessati visitare pagina 65 del volume). Padre Giancarlo precisa che il giorno che andò via da Bari fece una promessa al santo Patrono della città: concelebrare il 6 dicembre alla prima santa messa delle ore cinque, impegno che intende rispettare fino…

Ora potrei anche dirvi che padre Giancarlo ritiene ‘forzata’ la sua partenza da Bari e che, secondo lui, padre Rosario potrebbe essere considerato ‘scomodo’ perché inflessibile nel credere secondo il pensiero di Origene: «… che i sacrifici di animali siano stati inventati dagli uomini come pretesto per mangiare carne», ma anche battersi per tutto ciò in cui si crede deve considerare fondamentale l’impostazione filologica del sistema teologico - Origene docet - partendo dalla meticolosa spiegazione della Scrittura, considerata espressione della Verità. Vi risparmio i tre gradi, senso ‘somatico’, ‘psichico’ e ‘pneumatico’ che, secondo Origene, segnano il cammino che innalza l’umanità fino a Dio, limitandomi a registrare che se un uomo del Nord, con l’ausilio della fede, è riuscito a trovare comunione d’intenti con uno ‘scugnizzo’ di Barra non può che essere vero che: «La vita tutta va vissuta come una sola grande preghiera» (Origene).

Nel libro, fra Amici e parenti, ben 32 persone hanno scritto di padre Rosario e il solo citarli sarebbe lungo e monotono: i miei… 32 lettori fedeli potranno limitarsi a comprare il libro per sapere i loro cognomi e magari invitare altri 32 ‘infedeli’ a non tenere conto della frase di Orazio “Iurare in verba magistri” perché, i miei oltre 3200 devoti lettori giornalieri, sanno che chi scrive indica la strada, ma la ‘verità’ non si eredita… va conquistata da soli.

Il magnifico volto di padre Rosario che illumina l’aletta dell’ultima di copertina del libro (avrei voluto pubblicare la foto, ma…), mi ha richiamato alla mente un vecchio amico di liceo, oggi affermato medico, che non vedo da oltre mezzo secolo, anche se ci siamo tenuti in contatto, e che è nato a circa quaranta chilometri di distanza dalla Napoli di padre Rosario.

Il suo nome Paolo Caterino, il suo luogo di nascita 81036 (almeno quello era il CAP prima dei contatti in forma whatsapp) San Cipriano d’Aversa: l’intelligenza vivace, l’arguzia onesta-virtuosa, la struttura fisica ‘napoletana’, l’altezza ‘maradoneggiante’, i capelli ieri scuri, oggi bianchi, il sorriso che ti avverte subito che non si tratta di quello di Catullo: «…risu inepto res ineptior nulla est (…niente è più goffo d’un riso scipito)», ma neanche quello di un anonimo (ignorato da tutti in maniera forzata… hai notato padre Giancarlo quante forzature vi sono nel corso della vita?), «La vita sulla terra sarebbe più radiosa se, ogni nostra azione a favore del prossimo, fosse accompagnata da un semplice sorriso», per cui opto, senza riserve, per Charlie Chaplin - sono certo vada a genio a Paolo e Rosario - e il suo umile: «Ho molti problemi nella mia vita, ma le mie labbra non lo sanno… infatti sorridono sempre». Chiaramente spero avvenga il grande incontro nella Basilica di San Nicola e chiederò personalmente il ‘permesso’ al rettore padre Giovanni Distante, Amico da sempre, affinché si possa fare una foto ricordo con tutti i fratelli domenicani che vogliano entrare nella… storia. Quale storia? Quella che noi ‘creiamo’ giornalmente… anche con i messaggi in bottiglia, rigorosamente di vetro perché, la STORIA da tramandare, sia la più ‘trasparente’ possibile.

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