Neonato abbandonato nella culla termica: fu lasciato ancora in vita

BARI - Il neonato, di circa 20 giorni, sarebbe stato lasciato ancora in vita. Questo è quanto emerso dagli ultimi accertamenti svolti dagli inquirenti che indagano per abbandono di minore a carico di ignoti e per omicidio colposo nei confronti del parroco don Antonio Ruccia e del tecnico Vincenzo Nanocchio, responsabile dell'installazione della culla termica nel 2014 e della sostituzione dell'alimentatore lo scorso 14 dicembre, a seguito di alcuni blackout.

Sin dall'inizio, il parroco aveva dichiarato che la chiamata d'allarme al suo cellulare – l'unico collegato con la culla – non era mai arrivata. Questa circostanza ha trovato conferma nelle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, condotte dalla squadra mobile di Bari. Dall'analisi dei tabulati telefonici è infatti emerso che, probabilmente a causa di un malfunzionamento dei sensori della culla, la chiamata di emergenza non è mai partita.

Gli accertamenti sulle apparecchiature presenti nel locale in cui si trovava la culla hanno evidenziato diverse criticità. La prima riguarda il materassino della culla, i cui sensori, normalmente attivati dal peso, non risultavano perfettamente funzionanti. La seconda problematica riguarda il climatizzatore della stanza, che invece di emettere aria calda, come previsto, diffondeva aria fredda, probabilmente a causa di una perdita di gas.

L'autopsia ha rivelato che il piccolo sarebbe morto per ipotermia. La relazione finale dei consulenti nominati dalla Procura sulle condizioni delle apparecchiature verrà depositata entro venerdì, fornendo ulteriori dettagli sulle cause dell'accaduto e sulle eventuali responsabilità.