Caso Bari, Comune e città con il fiato sospeso

NICOLA ZUCCARO – Scarni comunicati stampa di tipo condominiale, anziché rappresentativi dell’attività di un ente locale. Sedute di commissione convocate in stile carbonaro e circondate da un silenzio assordante e, al tempo stesso, angosciante su quello che potrà essere il futuro non solo del Comune, ma anche della città di Bari.

È questo il quadro che da giorni domina i corridoi e le stanze di Palazzo di Città, in attesa di apprendere quale sarà il destino dell’attuale Amministrazione Comunale di Bari, in vista del 9 febbraio, termine perentorio fissato dal Governo Nazionale per definirne il futuro. Il Consiglio dei Ministri, che più volte ha rinviato la decisione sulla base della relazione degli ispettori inviati dal Ministero dell’Interno, dovrà stabilire se sciogliere Giunta e Consiglio Comunale o se commissariare le aziende partecipate, finite sotto la lente di ingrandimento del Viminale a seguito dell’operazione “Codice Interno”, che il 26 febbraio 2024 ha portato alla scoperta di pericolosi legami tra criminalità organizzata e politica.

Un connubio che, pur respinto dall’attuale amministrazione barese con iniziative volte alla purificazione interna al Comune di Bari – tra cui la Commissione di Indagine sui fenomeni di corruzione e di Valutazione sulla condotta etica degli amministratori e consiglieri comunali, prossima all’inserimento nello Statuto del Consiglio Comunale di Bari con la seduta convocata per la relativa deliberazione nella giornata di giovedì 13 febbraio 2025 – resta come una macchia difficile da eliminare, anche attraverso un lungo e incessante lavaggio.

Una metafora igienica che potrebbe corrispondere, col senno di poi, alla classica arrampicata sugli specchi, perché se il vaso si romperà con lo scioglimento del Comune di Bari, raccoglierne i cocci per ricomporlo sarà ancora più difficile. E allora non resta che sperare nel classico “meglio feriti che morti”, se il Governo Nazionale opterà per forme di controllo delle aziende partecipate o per altri provvedimenti disciplinari, che a tutt’oggi restano di difficile interpretazione giurisprudenziale, in relazione alla complessità che caratterizza il “Caso Bari”, così come giornalisticamente definito dal 20 marzo 2024.

Nel frattempo, in attesa della decisione del Consiglio dei Ministri, Bari e il suo Comune restano con il fiato sospeso.