Diari da Kinshasa / Il mio incontro con l'Africa

di Barbara Musciagli. Mi sembra doveroso ma è soprattutto un piacere spiegare ai nostri lettori il mio incontro con l’Africa e con la mia amata Kinshasa.

Tutto ha avuto inizio fra il 2002 ed il 2003 quando Elena e Raffaele (amici della nostra inviata, ndr) mi hanno proposto di entrare a far parte della loro associazione: l’A.N.A.C “Pupilles du Congo” (Associazione nazionale Adozioni Congo): ho risposto subito di sì, perché ho pensato che fosse lodevole il loro impegno per l’Africa e perché inizialmente ho creduto che si trattasse di una di quelle associazioni “fantasma” che non richiedono grande impegno… ma come mi sbagliavo!

Oggi, però, la chiamo fortuna: sì, sono stata fortunata ad incrociare sulla mia strada queste persone speciali per ben due volte.
C'è stato un reciproco e proficuo scambio sin dall'inizio della nostra collaborazione. La prima volta, infatti, sono stata io che ho dato qualcosa a loro: sono riusciti a “strapparmi” una firma e pochi euro per la costituzione dell’associazione; mentre la seconda sono stati loro a dare qualcosa alla mia persona: mi hanno regalato l’amore per l’Africa, la loro amicizia e la loro famiglia.

Ma facciamo ancora un salto nel tempo. Fine aprile 2010: i miei amici arrivano nel mio ufficio; ricordo ancora il volto e le parole di Elena: “Dobbiamo farti una proposta indecente! “…” Parti in Africa al mio posto!”.
La mia bocca si è mossa da sola e non so per quale motivo non ho dubitato nemmeno un istante nel dire di sì! Io che odio viaggiare, io che la sera voglio dormire nel mio letto, io che sono abituata alle comodità, io che...

Ma da quel sì è iniziato il conto alla rovescia: in appena un mese ho dovuto fare il passaporto e tutte le vaccinazioni. Io e Raffaele abbiamo rischiato di non partire perché alcune carte non erano ancora pronte... ma alla fine siamo riusciti a prendere l’aereo per Kinshasa: bagagli pesantissimi, un viaggio interminabile, e quell’odore indimenticabile dell’Ethiopian Airlines! Un odore che ho portato con me per diversi giorni dopo il mio rientro in Italia.

Il 20 giugno 2010 sono rientrata in Italia con le valigie vuote ed il mio mal d'Africa… solo dopo un lungo periodo di “riadattamento” alla vita civile mi sono resa conto che a Kinshasa non ho lasciato solo cibo, medicine e vestiti ma anche testa e cuore... Questo è anche uno dei motivi per cui in 13 mesi sono ritornata a Kin per ben tre volte.

Non so se con le mie parole riuscirò mai a regalare a quanti leggeranno, ma anche ai miei amici, almeno una piccola parte di quella grande emozione che provo ogni volta che torno a Kinshasa perché come dico sempre: “L’Africa non si descrive ma è un'esplosione di colori ed emozioni da vivere!”.

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