Legge elettorale: accordo piu' vicino tra 'ABC'

di Redazione. E' la legge elettorale a tener banco nell'agenda politica italiana. Dopo gli incontri di ieri con Bersani e Alfano, oggi il premier Monti incontrera' alle 11,30 Pier Ferdinando Casini.

Ieri c'e' stato anche una riunione durata 45 minuti tra Fini, Casini e Bersani in attesa di una tavola rotonda di cui erano protagonisti in un convegno svoltosi a Montecitorio.

Tema principale dei colloqui resta la grave situazione economica, ma ormai si parla piu' realisticamente di qualche giorno fa di una fine anticipata della legislatura in modo che le elezioni si svolgano a novembre e subito dopo possa formarsi un governo politico, con ogni probabilità presieduto dallo stesso Monti, in grado di tranquillizzare i mercati.

Nei colloqui tra Monti e i leader dei partiti di maggioranza l' ostacolo verso le elezioni anticipate resta il nodo della legge elettorale su cui le posizioni restano lontane, anche se i ''saggi'' di Pd, Pdl e Udc continuano a trattare a latere delle polemiche dichiarazioni ufficiali e a sorpresa potrebbe esserci presto un summit tra Alfano, Bersani e Casini.

Le distanze si sarebbero accorciate negli ultimi giorni, anche se Maurizio Migliavacca, che ha il compito di monitorare il confronto per il Pd, continua a essere pessimista.

Pare scontato il ritorno a un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento al 5% per accedere in Parlamento. L'Udc lo vorrebbe simile il piu' possibile al modello tedesco, Pd e Pdl si dividono sulle preferenze che Bersani non vorrebbe e che invece Alfano insiste per ripristinare.

Altro tema di divisione e' il premio in seggi per il partito vincente che il Pdl vorrebbe ridurre al minimo mentre il Pd vorrebbe piu' corposo in modo da assicurare la governabilita' il giorno dopo delle elezioni.

Ma la questione su cui finora non c'e' accordo riguarda il metodo di elezione dei parlamentari. Il Pd resiste a un sistema che sia un mix tra collegi uninominali di piccole dimensioni (il modello spagnolo) e le cosiddette ''liste corte'' in cui appaiono i candidati dei singoli partiti su cui gli elettori non hanno possibilita' di scelta (come avviene con la legge attualmente in vigore).

Il Partito Democratico paventa che in tempi di crisi della politica sarebbe una miscela esplosiva creare due circuiti contrapposti tra chi si guadagna l'elezione nei collegi e chi ha l'elezione garantita perche' scelto dai leader di partito. Il partito di Bersani opterebbe per la soluzione dei collegi o un ritorno al ''Mattarellum'' (75% di eletti alla Camera nei collegi uninominali e 25% di eletti con il sistema proporzionale) che era in vigore prima dell'attuale legge. Su questa soluzione c'e' l'accordo dell' Idv.

E proprio il ''Mattarellum'' potrebbe essere alla fine il punto di mediazione tra Pd e Pdl che rischierebbe pero' di scontentare l'Udc.

1 Commenti

  1. Bersani non vuole le preferenze ed è ovvio. Dovrebbe inserire nomi come Vendola, Di Pietro, Bindi e simili che darebbero subito l'immagine del livello squallido di un governo non in grado di governare.
    Ma non era quello che ci raccontava che i cittadini hanno il diritto di scegliersi i candidati ? Ci mancherebbe altro, nei regimi comunisti i cittadini sono solo dei numeri.

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