Protestano i lavoratori della TCT. Lavoro a rischio per 547 dipendenti

di Mauro Guitto - A Taranto i guai occupazionali sembrano non avere fine. Invece di raccontare fatti ed episodi gioiosi e lungimiranti per il futuro della città ionica, ci si ritrova dinanzi a situazioni critiche che perdurano e si moltiplicano.

E’ la volta del porto mercantile dove da ieri mattina i dipendenti TCT (Taranto Container Terminal), società partecipata da Evergreen e Hutchinson, hanno indetto uno sciopero a oltranza che proseguirà giorno e notte fino a quando non avranno ricevuto delle risposte concrete sul loro futuro.

Il motivo: la grande preoccupazione dopo gli ultimi sviluppi legati all’attività portuale che stanno provocando il blocco delle attività.

Tutto sembrava nell’aria quando Evergreen annunciava la decisione che, dopo gli ultimi attracchi delle navi al TCT del porto di Taranto terminati ieri, avrebbe cancellato lo scalo di Taranto dalla rotta oceanica U.S. West CostMediterranean service perché i fondali, allo stato attuale delle cose, non sono adatti alle nuove navi portacontainer della nuova flotta. Poi i problemi del TCT che, nella persona del suo direttore generale Francesco Velluto, ha fatto sapere che non intende lasciare il Porto di Taranto ma se è vero che servono interventi di adeguamento e ammodernamento della banchina del terminal è anche vero che serve anche revisionare le gru con i conseguenti costi da parte anche di TCT.

Secondo TCT le inadempienze dell’Autorità Portuale nei suoi confronti hanno causato perdite di bilancio ingenti e che, permanendo le condizioni attuali, sarà costretta ad affidarsi altrove dove le strutture sono più convenienti e adatte alle esigenze.

Confindustria Taranto chiede di non bloccare l’operatività del porto proseguendo nelle attività anche a ranghi ridotti fino al completamento dei lavori che devono andare avanti più velocemente.

In realtà, tra Regione Puglia, TCT e l’Authority fu stipulato l’accordo per un piano di investimenti di 200 milioni di euro per i lavori di adeguamento ben due anni fa, ma i lavori non sono stati né consegnati né ultimati e addirittura procrastinati alla fine del 2015, invece della fine del 2014 come era stato programmato.

Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL regionale, invita Hutchinson ed Evergreen a lasciare il posto ad altri investitori perché è certo che a Taranto, nonostante ogni tentativo di intavolare progetti per il futuro e nonostante l’uso esclusivo del porto, lasceranno alla città solo ore di cassa integrazione e licenziamenti.

I sindacati Fit Cisl, Filt Cgil e Uil Trasporti in queste ore saranno a colloquio da Sergio Prete, il presidente dell’Autorità Portuale per discutere del futuro di TCT e per dar voce agli oltre 530 dipendenti TCT in cassa integrazione a rotazione da oltre due anni (e che scadrà peraltro a maggio 2015).

La situazione è dunque ingarbugliata perché Taranto, tra progetto Tempa Rossa, imposto ai tarantini, e la questione Ilva (anch’essa imposta alla città), vede pure il pericolo della drastica riduzione delle attività lavorative e degli sbocchi occupazionali portuali che invece i tarantini vorrebbero rilanciare insieme al turismo ionico come alternativa alla grande industria.



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