Tre anni con Francesco

di NICOLA ZUCCARO - "Fratelli e sorelle carissimi, buonasera". Era la sera del 13 marzo 2013 e Jorge Maria Bergoglio, salito sul soglio pontificio come successore di Benedetto XVI, si presentò così al mondo intero, a partire da una gremita Piazza San Pietro. Scelse il nome di Francesco, in linea con la scelta del Santo di Assisi e dedita ad una Chiesa che della semplicità e della povertà avrebbe dovuto farne il proprio biglietto da visita.

E il "Francesco di nome" si è tradotto subito in quel "Francesco di fatto", con un rigoroso intervento sulle finanze del Vaticano e con un'attenzione particolare agli ultimi, testimoniata dal recupero di alcuni immobili destinati all'assistenza dei clochard e delle ragazze madri e dal ripristino della figura dell'elemosiniere; quest'ultima lontana dal clamore dei media - nei precedenti Pontificati - ma sempre a disposizione del Papa, per intervenire in quelle situazioni di emergenza economica, presenti in Roma e della cui Città, Francesco ha rilanciato il ruolo vescovile in virtù dell'esperienza di Arcivescovo di Buenos Aires.

Francesco, non solo il Papa delle periferie, ma anche quello della preghiera e della penitenza, ovvero dei 2 pilastri che sostengono l'Anno Santo della Misericordia, da lui indetto e del cui valore - inteso come comprensione e apertura al prossimo - ne ha ribadito l'importanza (strano scherzo del destino) nella quinta domenica di quaresima, Quest'ultima concomitante con il terzo anniversario della sua elezione alla guida della Chiesa cattolica, apostolica e romana.

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