INTERVISTA. Fabrizio Moro: "Non smetterò mai di ringraziare Pippo Baudo per aver creduto in me"

di NICOLA RICCHITELLI - Abbiamo raggiunto telefonicamente Fabrizio Moro in occasione dell’instore avvenuto presso la Feltrinelli di Bari lo scorso 15 marzo.

Si parla soprattutto del suo ultimo lavoro “Pace” – l’ottavo album della sua carriera – contenente il brano sanremese “Portami via”, un album che il cantautore romano descrive così: «Rappresenta un periodo di grandi emozioni e di cambiamenti nella mia vita. Racconto, o meglio cerco di raccontare – dire racconto sarebbe troppo pretenzioso forse – la ricerca di equilibrio e di pace che è stata una costante che è mancata nella mia vita, essendo una persona abbastanza combattiva e quindi competitiva; ecco, non credo che la pace la troverò spesso, quindi è una condizione che va e che viene…».

E non si è mancato di tornare un po’ indietro nel tempo, fino ad arrivare a quel 2007, quando con il brano “Pensa” Moro si faceva conoscere al grande pubblico vincendo, tra l’altro, la sezione nuove proposte del Festival di Sanremo: «…Stiamo parlando di una canzone che ha fatto un po’ il giro delle sette chiese come si dice a Roma. Fu una canzone che proposi a diverse case discografiche, ma nessuno volle investire in quel brano lì. Ad un certo punto andai caparbio – da buon calabrese quale sono – direttamente da Pippo Baudo, che finalmente mi accolse, ascoltò la canzone e poi è successo quello che è successo, però, ecco, è stato lui in primis a crederci».

D: Dunque Fabrizio, partiamo dal tuo ultimo lavoro, “Pace”, contenente il pezzo sanremese “Portami via”. Aldilà di quanto raccontato a Sanremo, cosa dice di sé Fabrizio Moro in questo album e quali sono gli elementi significativi che un ascoltatore dovrebbe cogliere?
R: «E’ un album che ho scritto in due anni e rappresenta un periodo di grandi emozioni e di cambiamenti nella mia vita. Racconto, o meglio cerco di raccontare – dire racconto sarebbe troppo pretenzioso forse – la ricerca di equilibrio e di pace che è stata una costante che è mancata nella mia vita, essendo una persona abbastanza combattiva e quindi competitiva, ecco, non credo che la pace la troverò spesso, quindi è una condizione che va e che viene. Racconto questo stato d’animo con cui ho vissuto questo nuovo momento della mia vita, specie negli ultimi due anni che sono stati abbastanza difficili per me dove sono successe cose belle e meno belle, cose che ho cercato di raccontare appunto in questo album».

D: Tra l’altro nell’album è contenuto, così come si accennava sopra, il brano portato a Sanremo “Portami via”, un brano che, come dichiarato in varie occasioni, rappresenta un grido, una richiesta di aiuto fatta a tua figlia. Da dove è nata questa esigenza?
R: «Chiedere aiuto è stata una cosa sempre molto complicata per me, questo in generale nella mia vita. Poi succede che arrivi ad una certa età – io ho quasi quarantadue anni – che inizi ad accettare anche qualche limite, anche se ci sono dei limiti che non supererò mai nella vita questo già lo so; limiti che appartengono a me stesso, alla mia personalità, contro i quali continuo a combattere ma so già che non supererò mai. Limiti che fanno parte della mia vita e del percorso emotivo di vita. Una volta iniziato a conviverci con questi limiti ho imparato anche a chiedere aiuto, e l'ho fatto alla persona più importante della mia vita che è mia figlia».

D: Fabrizio, raccontare le proprie emozioni in un testo di una canzone e quelle stesse emozioni poi cantarle dinnanzi ad un pubblico. Che differenza c’è tra questi due momenti?
R: «La parte live è la parte più importante – almeno nel mio percorso artistico – perché durante i live hai la possibilità di farti apprezzare – e perché no fatti disprezzare – a 360 gradi, e quindi non sono solo i tre minuti del passaggio radiofonico. I live sono la parte del mio lavoro che più mi danno soddisfazioni e che mi interessano di più. Non sono mai stato un artista che si è pubblicizzato più di tanto in televisione e in radio, specie negli ultimi due, quindi i live sono sempre stati la base che mi hanno supportato in questo percorso da venticinque anni a questa parte».

D: Giusto dieci anni fa vincevi la sezione delle nuove proposte a Sanremo con un brano che prepotentemente è entrato nella storia della musica italiana: “Pensa”. Ma aldilà di questo, penso che bisogna sottolineare il coraggio che ha avuto Pippo Baudo nel portare questo pezzo a Sanremo. Quanto ha pesato l’incontro in tal senso con Pippo sulla tua carriera?
R: «Molto, perché stiamo parlando di una canzone che ha fatto un po’ il giro delle sette chiese, come si dice a Roma. Fu una canzone che proposi a diverse case discografiche, ma nessuno volle investire in quel brano lì. Ad un certo punto andai caparbio – da buon calabrese il quale sono – direttamente da Pippo Baudo, che finalmente mi accolse, ascoltò la canzone e poi è successo quello che è successo, però ecco è stato lui in primis a crederci».

D: Quanto ha pesato la sua sicilianità e, quindi, una certa sensibilità ai problemi della sua terra nella scelta del pezzo?
R: «Questa cosa si è pensata, però credo che lui non si sia basato solo su un certo legame geografico, credo che lui sia rimasto colpito dal brano in sé per sé, e dall’attualità che ancora oggi ripercorre».

D: Fabrizio, parliamo un po’ del tuo ruolo di professore nella scuola di “Amici”. Spesso hai parlato e raccontato di te come una persona introversa e timida. Quanto lavoro hai dovuto fare su te stesso per affrontare questa esperienza?
R:«Si, soprattutto nell’ultimo anno. Erano già un paio di anni che la produzione mi contattava chiedendomi di far parte dello staff assumendo il ruolo di professore, però devo dire che non me la sono mai sentita. Ogni volta che sei in televisione e dici qualcosa questo fa il giro dei social, insomma la televisione è un posto dove devi calcolare ogni parola, ogni passo, e questa cosa qui devo dire che mi ha sempre spaventato. Però ho visto questa occasione come un momento importante per la mia maturazione artistica, e comunque a quarantadue anni ho fatto un po’ pace con certe dinamiche esistenziali e con un certo tipo di mondo e ho quindi ho deciso di mettermi in gioco. All’inizio mi hanno chiesto di fare due lezioni – senza firmare il contratto – quindi mi hanno dato la possibilità di provare. Dopo queste due lezioni mi sono sentito a mio agio, ha avuto quasi un effetto terapeutico questa cosa, perché ho scoperto un Fabrizio che non conoscevo, molto estroverso, però aldilà di tutto è stato molto bello poter mettere a disposizione dei ragazzi tutta la mia esperienza».  

D: Fabrizio, chiudiamo con il tour: quando partirà e quando ti vedremo in Puglia?
R: «Si, il tour partirà da metà giugno fino a metà ottobre, dove suoneremo in venti città italiane, e in Puglia sono previste due date, una a Bari e un’altra Lecce. Prima del tour ci saranno due anteprime, il 20 aprile al Fabrique di Milano e il 26 e 27 maggio al Palalottomatica di Roma».

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