LIBRI. Se il sonno delle app genera 'Mostri Mitologici'

di FRANCESCO GRECO - Sabarbabathiooth sabarbabathiuth sabarbabathiooeeth sabarbarbaphai… “Tessere era la mia passione e lo è ancora oggi…”, (Aracne).

Quando il sonno delle app genera mostri mitologici. Rimodulati dal gelo dei pixel, impregnati di 2.0, affascinanti e pregni di messaggi, subliminali e carsici, com’è sin dalla loro origine e nell’etimologia ricca e complessa di semantica di cui sono portatori sani. “Ero bella, troppo bella! Non come le mie sorelle…”, (Medusa). La gallery di 9 mostri della letteratura, che abbiamo conosciuto sui banchi di scuola e che si affacciano nel nostro immaginario (qui parlano in prima persona e dai loro luoghi d'origine), è ripercorsa in “Mostri Mitologici”, di Sergio Fontana, con le illustrazioni di Lucia Conversi, Scienze e Lettere editore (già Bardi editore), Roma 2017, pp. 144, euro 15,00, progetto grafico e foto di Daniel Alvarez Bunkorst.

“Dovevo essere il figlio di un re, a quell’epoca il più potente del Mediterraneo, si chiamava Minosse…”. Collaborazione: Marianna e Tommaso Fontana, Roberta Passoni, Monica Demuru, Paolo Vigliarolo, Fabio Coccetti, Mauro Zallocco, Gabriele Monotti, Valentina Coccetti, Giancarlo Schirru, il pittore di Berlino, Onesimos, gli artisti anonimi della pittura vascolare della Grecia antica. “Tanto tempo fa ero una bella ragazza, vivevo sulla costa della Calabria…” (Scilla).

La collana “Monstra” è giunta al quarto volume ed è diretta da Helga Di Giuseppe. Il progetto esce dall’app “Mostri Mitologici-Mythological Monsters” e si fa cartaceo, anche come tributo alla carta, che all’epoca del byte conserva immutato tutto il suo fascino. “Il mio nome significa in greco fare fumo e di fumo ne faccio parecchio…”, Tifone. App prodotta da Sema s.n.c. per tablet e cellulari (con voci, musiche, animazioni e giochi) sui migliori store digitali, bilingue: italiano e inglese, come ormai deve essere per tutto (e che in questo caso tende a proporsi anche come gioco didattico ai bambini e ragazzi avvicinandoli all’epica).

Come in una seduta psicanalitica, stesi sul lettino, i “mostri” parlano in prima persona, dai topos dove vissero, e raccontano tutto di se stessi, senza reticenze né autocensure. “Il mio è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo: faccio il cane da guardia… Vi chiederete: a cosa serve un guardiano?”, Cerbero. Un libro che riflette in modo sottinteso sull’idea di mostruosità e i suoi codici infiniti, oggi che siamo circondati da bestie immonde che si celano sotto mentite spoglie. Al Minotauro e a Medusa pensiamo con affetto: fanno parte del nostro pensiero e formazione culturale, con tutte le loro sovrapposizioni e decodificazioni.

“Mi chiamo Acheloo e sono un dio ma anche un fiume…”. Ma alzi la mano chi non è nauseato dai mostri che si muovono felpati e viscidi intorno a noi, che decidono delle nostre esistenze, che la abbrutiscono, che ce la rubano. “Io vi guardo da quassù, anche voi potete vedermi, ma soltanto di notte…”, Centauro-Chirone. E che purtroppo non sappiamo riconoscere. Peggio per noi.

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