Ilva: pm, sversati milioni mc rifiuti in gravina, indagati

TARANTO - Diversi milioni di metri cubi di rifiuti dell'Ilva contenenti materiali tossici sono finiti dal 1995 ad oggi nelle gravine e nei crepacci in un'area naturale circostante lo stabilimento siderurgico formando cumuli di rifiuti che avrebbero anche deviato un corso d'acqua naturale.

Da qui la notifica del pm del Tribunale di Taranto, Mariano Buccoliero, dell'avviso di conclusione delle indagini a 21 persone coinvolte nell'inchiesta sulle collinette di rifiuti industriali create dall'azienda tarantina nel territorio di Statte (Ta).
 
Secondo l'accusa, i rifiuti hanno riempito l'area, causando danni all'ambiente circostante e all'acqua in falda e invadendo anche proprietà private.

U.Di.Con.: “Situazione intollerabile” – “Sarebbero circa 150 gli ettari di terreno che risultano contaminati da arsenico, mercurio, Ipa, diossine e PCB – ha scritto in una nota il Presidente Regionale U.Di.Con. Puglia, Avv. Daniele Della Rocca – com’è evidente i terreni sono vastissimi e comprendono diverse aree agricole ma non solo, una delle parti interessate è proprio un pezzo della gravina di Leucaspide, che altro non è che parte di terreno adiacente i pozzi di ispezione della discarica Ilva con altrettante concentrazioni di arsenico, ben oltre i limiti previsti dalla normativa”.

La ricerca sui terreni di Statte risalente al biennio 2014/2015 ha portato alla luce risultati allarmanti in merito alla condizione dei terreni della zona. Questo non fa che preoccupare i cittadini di zona ma non solo, per questo motivo è necessario cercare di capire come poter trovare una soluzione nel più breve tempo possibile per non mettere a repentaglio la salute dei cittadini.

“L’intervento della Asl ha, di fatto, posto il divieto di produzione primaria di alimenti di qualsiasi natura, ma ci chiediamo come sia possibile accertare invece il danno provocato ai consumatori fino a questo momento – conclude Della Rocca – combattiamo per la salvaguardia dell’ambiente, che molto spesso è strettamente e inevitabilmente correlata alla tutela alimentare, ogni cittadino ha il diritto di pretendere una maggiore scrupolosità nei controlli dei territori italiani, per difendere la salute degli utenti ed i prodotti del Made in Italy”.

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