Intervista alla pianista Oxana Shevchenko: "In Italia niente fondi per promuovere giovani talenti"


di PIERPAOLO DE NATALE - Quest’oggi la nostra testata ha l’onore ed il piacere di intervistare un’ospite tanto illustre quanto talentuosa, Oxana Shevchenko. Pianista di acclarata fama internazionale e nota bravura, Oxana Shevchenko è una musicista kazaka fra le più richieste nel panorama musicale contemporaneo. Giovane e virtuosa, ha conquistato numerosi premi, fra cui il recente primo posto aggiudicatasi nell’International Franz Liszt Competition.

Oxana si è esibita al pianoforte – sia da solista che come musicista da camera – nei celebri teatri di Paesi sparsi in tutto il mondo, come il Sydney Opera House, la Great Hall of Moscow Conservatory, l’Hong Kong City Hall e il Teatro Nacional de Panamá. La talentuosa pianista si è esibita anche in terra di Puglia, partecipando all’International Piano Competition “Arcangelo Speranza” di Taranto e suonando al Piano Festival di Barletta.

Inoltre, Oxana è anche balzata agli onori della cronaca per aver incantato passeggeri e viaggiatori in transito all’aeroporto di Roma Fiumicino, emozionando tutti sulle note di Cajkovskij e Stravinskij (VIDEO in basso).

Oxana, riscuoti grande successo a livello internazionale, qual è il segreto della tua musica?
Non saprei se definirlo un segreto. Si tratta di una grande dedizione al lavoro e rispetto per la musica. Questo mi porta ad uno studio il più possibile approfondito, per quanto le mie forze possono permetterlo. A mio parere, è la vera passione nell’approcciare ogni pezzo per donarlo al pubblico che porta risultati.

Hai realizzato numerose performance in giro per il mondo. Cosa provi quando poggi le dita sui tasti ed esprimi la tua arte?
Ogni esibizione è un’esperienza unica, che rinnova di volta in volta la gioia di suonare e ripaga pienamente le lunghe ore di studio. Ma siccome il successo, se possiamo parlare di tal cosa, svanisce già pochi minuti dopo il concerto, ciò mi fa vivere l’esperienza musicale con umiltà, sentendomi piccola di fronte alla statura della musica che suono. Non in un senso negativo, tutti dobbiamo renderci conto che serviamo qualcosa che è più grande del singolo essere umano, non importa quale sia il livello del nostro successo. Dopo ogni concerto, quel che mi premia veramente è la confidenza di aver servito l’arte al meglio delle mie possibilità, e questo mi dona una forza incredibile nell’esibirmi.

Quando hai capito che la musica sarebbe stata il tuo futuro e quali sono le tue fonti di ispirazione?
Quando ero una bambina, i miei genitori si sono sforzati di farmi intraprendere le più disparate attività. Ho fatto molte cose: balletto, pittura, sport, teatro, lingue straniere e, naturalmente, pianoforte. Fin da quando avevo nove anni, però, ricordo con precisione il mio desiderio di dedicare le mie energie ed il mio cuore alla musica. Ad oggi, quel desiderio non mi ha mai abbandonata.
Le mie fonti di ispirazione sono sempre state molto semplici: le belle sorprese della vita, l’energia della natura e la forza dell’arte.

Nella tua carriera sei spesso stata in Italia, frequentando anche l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Credi che qui ci sia abbastanza spazio per la cultura?
Sicuramente in Italia non mancano spazi ed occasioni per diffondere la cultura. Il grande vantaggio di questo paese è che la gente è conscia dell’eredità culturale che ha ricevuto, la segue con passione ed è anche curiosa di novità. Teatri e sale da concerto, ma anche spazi meno convenzionali, riempiono il territorio. Il problema non è una mancanza di richiesta che limita inevitabilmente l’offerta, ma la scarsità di fondi sostanziali per promuovere i giovani talenti. Le nuove generazioni sono piene di entusiasmo ed energia, ma spesso gli viene negata la voce perché le risorse finanziarie sono quasi tutte dedicate a grandi nomi che arrivano in visita senza lasciare una vera traccia nel sottosuolo culturale della società. Credo quindi che l’attenzione di fondazioni e festival debba spostarsi gradualmente più sullo scoprire i nuovi, veri talenti e dargli la visibilità adeguata. Come ho detto, gli spazi non mancano; gioverebbe quindi all’Italia trarne vantaggio ed ampliare le proposte culturali.

Infine, cosa suggeriresti ai giovani che vorrebbero coltivare il proprio talento musicale?
Dico che se riconoscete di avere nella musica lo scopo della vostra vita, sarete le persone più felici del mondo. Perché la musica chiede tanto ma restituisce tutto. Il percorso non è mai facile e bisogna essere preparati a ore di intenso lavoro, ma in quelle ore si montano i risultati e questa è un’esperienza gratificante come poche.

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