"Urbanistica, speculazione in agguato Bari sarà il grande magazzino del mattone"
Questa variante urbanistica cancella la parola speranza in chi ama ancora questa città. Spazza via la possibilità che ci potesse essere un piano paesaggistico e un disegno urbano che salvasse quel poco che resta dell´identità di Bari».È il giudizio, netto e tagliente, dell´urbanista Amerigo Restucci, docente di storia dell´architettura all´università di Venezia. A distanza di una decina di giorni dall´approvazione in consiglio comunale della variante alle Norme tecniche di attuazione il dibattito non accenna a spegnersi. Anzi. Il tutto mentre Maria Maugeri, assessore all´Ambiente, getta acqua sul fuoco liquidando la polemica nei termini di «polverone mediatico» e, al tempo stesso, tuona contro «chi da un lato vota a favore delle Nta e dall´altro dichiara sui giornali che ci aspetta una colata di cemento».Restucci non siede in consiglio eppure non è affatto ottimista sul domani del capoluogo.
Professore, cosa la preoccupa di questa vicenda?
«Intanto è una variante che fa i conti con una Bari che ne aveva poco bisogno. È una città che è scappata via da tutte le parti».
Può spiegarsi meglio?
«Tradito fino all´inverosimile, del piano regolatore disegnato da Ludovico Quaroni nel ´76 si è smarrito il centro già da tempo. La variante si risolverà nel colpo di grazia».
Quali effetti riesce a immaginare?
«L´espansione residenziale senza argini, prima d´ogni altra cosa. Undici milioni di metri cubi di edificabilità non sono uno scherzo. L´edilizia sarà convogliata dai costruttori in vaste aree e la città finirà col presentarsi come un grande magazzino con oggetti tutti incongrui fra loro e temo, soprattutto, legati da una mancanza di qualità architettonica e urbanistica. Vedo la speculazione in agguato dietro l´angolo».
Nefaste previsioni. Non starà esagerando col pessimismo?
«Non direi. Purtroppo Bari è una di quelle città italiane dove se qualcuno mi dovesse chiedere di indicare un edificio di qualità architettonica collocato all´interno di un vero e unitario piano urbanistico non saprei proprio dove andare a trovarlo. A meno che non finisca con l´aggrapparmi alle realizzazioni di Saverio Dioguardi».
Cos´è che non va?
«Una città come Bari dovrebbe svilupparsi attraverso un colloquio fra buona architettura sulla costa e mantenimento dell´ecosistema delle lame. Così è stato dal Medioevo agli anni Trenta».
E adesso?
«La variante conferma l´edificabilità delle zone sensibili dal punto di vista ambientale, prefigurando rischi inimmaginabili. Senza tacere della privatizzazione dei servizi».
Che fare allora?
«Auspico un dibattito quanto mai allargato, una mobilitazione dell´opinione pubblica. Perché questa variante ignora l´articolazione dei gruppi sociali cittadini, come pure le stesse idee di chi ha ancora un po´ di fiato per esprimere delle istanze culturali sempre puntualmente calpestate in questi anni».
D´accordo, ma una soluzione?
«Esiste un piano regionale paesaggistico nato all´indomani di un accordo fra i ministeri per l´Ambiente e i Beni culturali e la giunta Vendola. Ebbene il piano dice una cosa: bisogna inseguire la qualità passando da analisi storico-morfologiche del paesaggio, urbano e naturale, e questa variante non la fa nemmeno col cannocchiale. Nessun comune può muoversi eludendo il confronto con questa elaborazione. Ecco perché, a questo punto, sono curioso di sapere cosa farà la Regione».
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