IL COMMENTO / Sì, salviamo l'Alitalia, ma chi salverà gli Italiani?
di Vito Ferri
Ebbene, alla fine della fiera siamo arrivati al redde rationem per le nostre compagnie di Stato. Dopo anni di bengodi, di pingui stipendi per manager e regalie varie ed eventuali ai suoi dipendenti, eccoci al capolinea. Ferrovie dello Stato fa più debiti delle missioni della NASA su Marte, Alitalia forse si salverà, ma per il rotto della cuffia, dopo tutta la solita pantomima dei sindacati. Ma la cosa che più inquieta noi poveri inermi spettatori del caso Alitalia, ma che nessuno denuncia minimamente, perchè siamo nel solito Paese, è questa: è evidente che i previsti 4-5 mila maggiori esuberi, ai quali si assicura la concessione di 7 anni di ammortizzatori sociali, si tradurranno in un ingente costo a carico dello Stato. A ciò si deve aggiungere, oltre al prestito ponte di 300 milioni, il costo dell’indennizzo ai piccoli risparmiatori, e la necessità di dotare di liquidità la «bad company» per far fronte ai contenziosi con i creditori insoddisfatti.
E una domanda sorge spontanea: ma perchè dobbiamo pagare sempre di tasca nostra tutte le malefatte di decenni disastrosi, ma fulgidi e ridondanti nelle spese? Sì, d'accordo, ci sono famiglie da salvare, ma come la metteremo quando falliranno una ad una, come un domino, tutte le altre compagnie, Ferrovie in testa? Se per un attimo trasmigrassimo in Inghilterra, vedremmo che fragore hanno suscitato gli aiuti pubblici di Gordon Brown alla Northern Rock, ennesima banca fallita dopo il tracollo dei mutui subrime. Ma che razza di liberismo è questo? Allora diciamolo: i nostri politici di destra e sinistra usano il liberismo solo quando fa comodo. Perchè liberismo è modernità, però, poi... Poi ricadono nei soliti vizietti all'italiana, di capitalizzare per poi farsi una bella compagnia di bandiera. Ragazzi, ok: per ora salviamo l'Alitalia, ma dopo chi ci salverà da questi politici?
Ebbene, alla fine della fiera siamo arrivati al redde rationem per le nostre compagnie di Stato. Dopo anni di bengodi, di pingui stipendi per manager e regalie varie ed eventuali ai suoi dipendenti, eccoci al capolinea. Ferrovie dello Stato fa più debiti delle missioni della NASA su Marte, Alitalia forse si salverà, ma per il rotto della cuffia, dopo tutta la solita pantomima dei sindacati. Ma la cosa che più inquieta noi poveri inermi spettatori del caso Alitalia, ma che nessuno denuncia minimamente, perchè siamo nel solito Paese, è questa: è evidente che i previsti 4-5 mila maggiori esuberi, ai quali si assicura la concessione di 7 anni di ammortizzatori sociali, si tradurranno in un ingente costo a carico dello Stato. A ciò si deve aggiungere, oltre al prestito ponte di 300 milioni, il costo dell’indennizzo ai piccoli risparmiatori, e la necessità di dotare di liquidità la «bad company» per far fronte ai contenziosi con i creditori insoddisfatti.
E una domanda sorge spontanea: ma perchè dobbiamo pagare sempre di tasca nostra tutte le malefatte di decenni disastrosi, ma fulgidi e ridondanti nelle spese? Sì, d'accordo, ci sono famiglie da salvare, ma come la metteremo quando falliranno una ad una, come un domino, tutte le altre compagnie, Ferrovie in testa? Se per un attimo trasmigrassimo in Inghilterra, vedremmo che fragore hanno suscitato gli aiuti pubblici di Gordon Brown alla Northern Rock, ennesima banca fallita dopo il tracollo dei mutui subrime. Ma che razza di liberismo è questo? Allora diciamolo: i nostri politici di destra e sinistra usano il liberismo solo quando fa comodo. Perchè liberismo è modernità, però, poi... Poi ricadono nei soliti vizietti all'italiana, di capitalizzare per poi farsi una bella compagnia di bandiera. Ragazzi, ok: per ora salviamo l'Alitalia, ma dopo chi ci salverà da questi politici?
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