Bari, Fitto rinviato a giudizio per concorso in turbativa d'asta


BARI - Il ministro dei Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, è stato rinviato a giudizio dal giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Bari, Marco Guida, nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento della Cedis.
L'inchiesta della Procura della Repubblica, in particolare dei pm Marco Dinapoli, Lorenzo Nicastro, Renato Nitti e Roberto Rossi, risale al 2005 e si riferisce a un periodo dal 2003 al 2004 quando il ministro era presidente della Regione Puglia. All'epoca vennero messi agli arresti domiciliari tre amministratori straordinari del gruppo Cedis Puglia e un consulente contabile della stessa procedura.

Le accuse nei confronti del ministro sono di concorso in turbativa d'asta e concorso in interesse privato del commissario straordinario negli atti di amministrazione delle grandi imprese in stato di insolvenza, in pratica violazione delle leggi fallimentari. In pratica, secondo l'accusa, Fitto avrebbe esercitato pressioni relativamente alla procedura fallimentare che riguardava una catena di supermercati.

Secondo il ministro, ''questa incredibile vicenda e le accuse nei miei confronti erano costruite su una presunta parentela tra me e l'imprenditore Montinari, la cui inesistenza è stata successivamente verificata e ammessa in sede di udienza preliminare dallo stesso pm Nitti. Eppure sono stato rinviato a giudizio''.

Inoltre Fitto fa sapere di avere "appreso dai miei avvocati che Marco Guida, peraltro candidato di Magistratura Democratica alla Presidenza della Giunta distrettuale dell'Anm di Bari, nel disporre il mio rinvio a giudizio ha sbagliato nell'inviare il processo ad un giudice monocratico anziché al tribunale collegiale. Nonostante il tentativo di mettere una pezza a colore di cui apprendiamo dalla solita immancabile e 'puntuale' agenzia di stampa, l'errore resta grossolano, inaccettabile e indicativo dell'approccio dedicato all'intera vicenda, evidentemente superficiale e non intonato a garantire una giustizia giusta".

"E' come se io confondessi il governo con il Parlamento, come se un medico confondesse un raffreddore con un'appendicite, come se un avvocato confondesse il Tribunale dei Minori con la Cassazione - ha aggiunto - ma in questo Paese un magistrato può ancora sbagliare senza pagare in prima persona ma facendo pagare i propri errori ad altri". Questo ''macroscopico errore'', ha concluso Fitto, comporterà un ''ritardo nell'inizio e nella definizione del processo con evidente lesione del mio diritto di difesa".