Cronaca dal treno che ha investito Marana Voinescu

di Maria Grazia Rongo
Lo stridore immane, una serie interminabile di fischi e frenate, poi l’impatto. Questo è quanto raccontano i passeggeri delle prime carrozze, ancora spaventati, dell'eurostar Roma-Lecce che ha travolto nella serata di ieri la bracciante Marana Voinescu, romena di 40 anni, uccidendola sul colpo. Subito dopo la collisione, il capotreno ci comunica che c’è stato un incidente, ma dopo di ciò un blackout di notizie. Tante sono le voci che si rincorrono tra le carrozze, di una donna investita ma ancora viva e da soccorrere, di un trattore travolto. Tanta confusione e voglia di sapere, inappagata. Solo vociare e attesa, una lunga attesa durata circa tre ore e mezza. Più volte, nei corridoi e all’altoparlante, impera la richiesta di un medico nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi. Presto polizia e autoambulanza arrivano sul posto iniziando a fare i primi rilievi: è ormai troppo tardi. Si attende a lungo il magistrato per l’interrogatorio al macchinista. Intanto, si è fatta ora di cena, e alla gente sono offerti gratuitamente biscotti e bevande di ogni genere tra quelli presenti nelle forniture del bar, fino ad esaurimento scorte. Ed ecco che la tragedia si trasforma in un’occasione di socializzazione: mal comune mezzo gaudio. Iniziano i racconti di vita, e uno in particolare cattura la mia attenzione. E' quello di una donna all’incirca settantenne, molto bella, dagli occhi azzurri, i capelli biondi e dal gentile portamento: è la storia di Viviana Bartoli, in arte Viviane Vallèe, promettente attrice degli anni ’50, divenuta famosa con il suo secondo film “Processo alla città”, girato in presa diretta nel 1952, con la regia di Luigi Zampa. Viviane era al suo secondo ( e ultimo) film, quando lasciò la sua promettente carriera e amore per lo spettacolo e sposò, (in)felicemente, un bellissimo barone di Carpignano Salentino di cui si era innamorata, che la costrinse ad abbandonare la sua carriera di attrice.
Viviane vive ancora a Carpignano Salentino; con gli occhi lucidi e sognanti racconta e ricorda sempre i tempi d' oro del cinema italiano, che per fortuna fece in tempo a vivere così bene.
Ma alle 21 e 30 si ritorna alla realtà, il treno riparte per le destinazioni previste dal percorso, e i passeggeri, stravolti dall’episodio, meditando sull’accaduto, si chiudono nel silenzio, dispiaciuti per la triste sorte della quarantenne donna romena.
Ancora ignara, tuttavia, rimane agli astanti la motivazione della morte della giovane Marana. Le indagini proseguono per stabilire se si è trattato di un suicidio conseguente al dolore per la perdita del marito in un incidente o, più semplicemente, di una terribile disgrazia.

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