Foggia, avviate indagini su altri componenti clan Li Bergolis
FOGGIA. Il giorno dopo l'arresto di quello che era considerato uno dei trenta latitanti piu' pericolosi in Italia, gli investigatori stanno indagando per capire chi abbia agevolato la latitanza di Franco Li Bergolis, in special modo dal punto di vista economico. Dunque, diventa di fondamentale importanza studiare le carte e i documenti trovati ieri mattina nell'abitazione di Franco Li Bergolis, il latitante della faida del Gargano arrestato dai carabinieri del reparto operativo di Foggia e dei Ros di Bari. Li Bergolis, considerato il capo storico dell'omonima famiglia di Monte Sant'Angelo, era ricercato perche' condannato all'ergastolo per omicidio, mafia, armi e droga. I carabinieri stanno anche cercando di capire se l'abitazione di via Vittorio Veneto di Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia, dove Li Bergolis e' stato arrestato, sia stata usualmente utilizzata dal latitante o solo sabato sera, per incontrare la moglie e la figlia. Inoltre, come ha sottolineato il comandante del reparto operativo di Foggia, il tenente colonnello Rocco Italiano "bisognera' anche capire quali saranno i nuovi equilibri". Questo in relazione alla nuova guerra di mafia scoppiata non piu' tardi di un anno fa, che vede contrapposti i Li Bergolis e gli ex alleati, i Romito: una guerra gia' caratterizzata da omicidi e tentativi di omicidio. Una guerra che, secondo quanto dichiarato ieri dal procuratore antimafia di Bari, Antonio Laudati, potrebbe avere come uno dei soggetti proprio l'ex latitante: alle domande dei giornalisti che chiedevano quale potesse essere stata l'incidenza di Franco Li Bergolis nella nuova faida il magistrato ha risposto "il 100 per cento".
LAUDATI: CATTURA LI BERGOLIS OTTIMA PARTENZA - ''Considero la cattura di Franco Li Bergolis un punto di partenza e non di arrivo nel contrasto della mafia del Gargano. Un arresto che voglio simbolicamente dedicare ai giovani della marcia della legalita' di Manfredonia e agli studenti di Monte Sant'Angelo che ho incontrato lunedi' scorso''. Sono le parole del procuratore distrettuale Antimafia di Bari, Antonio Laudati, a proposito della cattura del superlatitante.
''Sono loro la speranza di questa terra - aggiunge - sono loro che chiedono alla Magistratura e alla Forze dell'Ordine di vivere 'alzando lo sguardo' e non 'abbassandolo'. Per questo in questa inchiesta non chiedo collaboratori, chiedo collaborazione ai cittadini. Con loro avevamo assunto un impegno a luglio - prosegue Laudati - quando per la prima volta il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza si e' tenuto proprio a Manfredonia: sgominare la mafia, dare sicurezza. Oggi e' solo l'inizio''.
''Un particolare ringraziamento, consentitemi di farlo, al Comandante Generale dei Carabinieri, generale Gallitelli, e alla struttura del Ministero dell'Interno, nelle persone del ministro Roberto Maroni e del sottosegretario Alfredo Mantovano, che hanno permesso la creazione di Nuclei speciali anticrimine fra le varie Forze dell'Ordine'', conclude
LAUDATI: CATTURA LI BERGOLIS OTTIMA PARTENZA - ''Considero la cattura di Franco Li Bergolis un punto di partenza e non di arrivo nel contrasto della mafia del Gargano. Un arresto che voglio simbolicamente dedicare ai giovani della marcia della legalita' di Manfredonia e agli studenti di Monte Sant'Angelo che ho incontrato lunedi' scorso''. Sono le parole del procuratore distrettuale Antimafia di Bari, Antonio Laudati, a proposito della cattura del superlatitante.
''Sono loro la speranza di questa terra - aggiunge - sono loro che chiedono alla Magistratura e alla Forze dell'Ordine di vivere 'alzando lo sguardo' e non 'abbassandolo'. Per questo in questa inchiesta non chiedo collaboratori, chiedo collaborazione ai cittadini. Con loro avevamo assunto un impegno a luglio - prosegue Laudati - quando per la prima volta il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza si e' tenuto proprio a Manfredonia: sgominare la mafia, dare sicurezza. Oggi e' solo l'inizio''.
''Un particolare ringraziamento, consentitemi di farlo, al Comandante Generale dei Carabinieri, generale Gallitelli, e alla struttura del Ministero dell'Interno, nelle persone del ministro Roberto Maroni e del sottosegretario Alfredo Mantovano, che hanno permesso la creazione di Nuclei speciali anticrimine fra le varie Forze dell'Ordine'', conclude
