Rientro sanitario, Decaro: "E' gratta e vinci del governo Berlusconi"

BARI. “Ci piacerebbe che questa questione si risolvesse molto presto, senza il bisogno di continuare a lanciare appelli al governo che in ogni caso non sta più dando alla Puglia risposte soddisfacenti. Tuttavia, non possiamo fare a meno di notare che il nostro Piano di rientro è stato il gratta e vinci dei ministri Fitto, Fazio e Tremonti. Ogni volta che lo abbiamo presentato a Roma, i tre hanno spulciato tra le carte dell’assessorato e hanno risposto: ‘ritenta, sarai più fortunato’”. Lo sostiene Antonio Decaro, il capogruppo del Pd alla Regione Puglia.
“Bene – rileva il consigliere - crediamo che i pugliesi non meritino questo trattamento. Soprattutto dopo che la Regione Puglia ha fatto l’impossibile per accontentare il governo su un Piano di rientro che sarà già molto doloroso per tutti”.
“La Puglia, lo vorrei ricordare – aggiunge - le ha provate davvero tutte: ha risposto ad ogni richiesta del governo. Con apposita legge regionale ha bloccato il turn over del personale, ha bloccato l'extra tetto e ha interrotto anche il processo di internalizzazione del personale precario, nonostante questo percorso le avrebbe permesso di risparmiare e rispondere, quindi, ad un’altra esigenza di razionalizzazione della spesa sanitaria”.
“Tutto questo, però, non è servito a nulla. Anzi – per Decaro - il governo piuttosto che premiare un atteggiamento collaborativo senza precedenti – perché per le altre regioni è stato tutto più semplice - ha usato la disponibilità della Puglia contro la Puglia, alzando sempre più il tiro delle sue richieste. Non è difficile rintracciare in questo comportamento, con il quale la nostra regione rischia di perdere 500 milioni dei trasferimenti che le spettano, una volontà di farci la guerra”.
“Il fatto che il governo solleva una tantum una nuova obiezione sul nostro Piano – prosegue - ci fa pensare che l’intenzione sia quella di portarci per mano verso il commissariamento della sanità. E la mancata firma del piano di rientro si trasformerebbe in un piano di 'abbattimento' della nostra sanità se alla Puglia venissero negati anche i 500 milioni di euro dei trasferimenti che le spettano”.
“Qualora fossero realmente le internalizzazioni il problema da risolvere – sottolinea il capogruppo - mi pare sia venuto meno l’oggetto del contendere, in quanto la Puglia ha già risposto positivamente a questa ennesima richiesta, bloccando un processo che ci avrebbe consentito, oltretutto, di risparmiare molto denaro. Riteniamo non sia corretto, però, chiederci adesso di tornare indietro nel tempo e mandare a monte anche le internalizzazioni partite prima che il governo ne inventasse una nuova per non firmare il piano di rientro della Puglia. Non dimentichiamo che le internalizzazioni sarebbero stata anche una grande occasione per migliaia di persone, in un momento in cui tutti perdono il lavoro, di avere un contratto migliore e più dignitoso”.
“Ma il centrodestra pugliese che ha votato la legge regionale sulle internalizzazione – chiede Decaro - oggi cosa fa? Difende a priori il governo? Stiamo parlando da mesi di una questione politica mascherata da cavilli tecnici senza tenere conto della salvaguardia della salute di migliaia di persone a cui non interessano di certo gli attriti tra Fitto e Vendola. E fino a quando non sarà chiaro a tutti questo concetto fondamentale, potremo fare appelli, ricorsi, proclami, ma non andremo da nessuna parte”.
“Fitto non può vivere bene con la logica del ‘lontano dagli occhi lontano dal cuore’ – continua il consigliere - e quindi se il suo governo fa danni alla Puglia, lui non può dormire sonni tranquilli. Ma noi che abbiamo la fortuna di vivere ancora in questa regione, abbiamo anche il dovere e l’onore di tutelare i cittadini pugliesi. Per questo, se la vicenda del Piano di rientro non troverà presto uno sbocco intelligente, e quindi con la firma da parte del governo, non so se la soluzione migliore sarà quella di ricorrere alla Consulta come ha suggerito l’assessore Fiore. Ma di certo non resteremo con le mani in mano”.
“Noi – conclude - non abbiamo i 10 milioni di fucili di cui parla sempre Bossi quando vuole minacciare il governo, ma un modo democratico per riprenderci i 500 milioni di euro che ci spettano, lo troveremo di sicuro”.