Sarah, il reality della morte in diretta

di Michele Tedesco
Una brutta storia che non avrebbe potuto avere un epilogo peggiore. La storia di Sarah si è conclusa da poche ore, purtroppo in diretta Tv, con una madre stordita e incredula alle parole di una conduttrice, che le annunciava l’ inizio delle ricerche di un cadavere in agro di Avetrana. Un episodio cominciato sotto il sole di un pomeriggio di fine agosto, e terminato sotto la luce dei riflettori. Il ritrovamento del cellulare è stato l’ evidente segnale di una svolta nelle indagini. Poco convincente la modalità con le quali è saltato fuori quel telefonino. Forse quella che doveva essere, secondo il colpevole, una deviazione delle indagini, inconsapevolmente è stato il suo primo segno di cedimento. Si è pensato a tutto: alla fuga volontaria o il rapimento, come a voler soffocare e nascondere l’ ipotesi più terribile, che si è rafforzata con il passare delle ore. Si è puntato il dito contro tutti, contro un “mostro” che veniva dall’ esterno a portar via l’ innocenza di una ragazza di 15 anni. Perchè il male, in un paesino come Avetrana, non poteva arrivare se non da fuori. Perchè il silenzio di un posto come questo non può essere squarciato se non da un grido che viene dall’ esterno. La mamma di Sarah ha però cercato di indirizzare le indagini verso la cerchia dei parenti più prossimi. Michele Misseri, lo zio di Sarah, ha dissimulato con grande capacità, sostenendo l’ ipotesi del rapimento. Ha affermato di aver sentito il rombo di una potente automobile, che proprio in quel pomeriggio di agosto avrebbe portato via sua nipote. Ed invece non era così. Sarah, contrariamente a quanto si è pensato sin dall’ inizio, è arrivata a casa di sua cugina. Ed è proprio lì che si è consumata la tragedia. Le attenzioni non corrisposte a quell’ uomo che assai probabilmente riteneva gli fossero dovute, si sono trasformate immediatamente in una forma devastante di violenza. Una forma deviata di amore che si è trasformata in odio ed è andata oltre. Se quella “molla” non fosse scattata nella testa di Misseri, e non avesse dato a tutta questa faccenda il risvolto più raccapricciante, probabilmente la storia di Sarah sarebbe andata ad arricchire il sempre crescente coro delle storie di violenza domestica, fatto di urla che non riescono ad andare al di fuori delle quattro mura di un appartamento. Non avrebbe fatto trovare un cadavere in diretta Tv, ma avrebbe comunque stroncato l’ emotività di una ragazzina, colpevole della sua candida innocenza di adolescente: l’ avrebbe comunque uccisa dentro. Ciao Sarah.

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