L’escalation della ‘ndrangheta al nord Italia ed il monito di Saviano: attenti alla Lega
di Attilio Carbonara
Ormai è un dato di fatto: la Lega Nord sta implodendo, dilaniata dal malcostume dei propri rappresentanti, dalle promesse mai mantenute alle regioni del settentrione d’Italia e, soprattutto, dall’ombra della collaborazione con la malavita organizzata.
Le verità rivelate dal giornalista Roberto Saviano, nel corso dell’ultima puntata del programma televisivo “Vieni via con me”, stanno consolidando in tutti il dubbio che il binomio tra mafie e Lega Nord si stia cementificando sempre più nelle regioni del nord-est del nostro paese, in particolar modo in Lombardia.
Il giornalista campano non ha certo lasciato spazio all’immaginazione quando ha definito Milano quale “Capitale degli investimenti criminali” e, utilizzando una cartina del capoluogo lombardo, ha elencato tutti gli appalti per lavori pubblici attualmente in corso, sui quali la ‘ndrangheta avrebbe messo le mani. “Lombarda è l’economia in cui le mafie si infiltrano - ha detto Saviano - Lombarda è la sanità in cui si infiltrano; Lombarda è la politica in cui si infiltrano”. E non si può nemmeno sospettare che quelle del giornalista siano state mere illazioni, in quanto ci sono state inchieste da parte dei magistrati Boccassini e Pignatone, che hanno confermato quanto sia concreta la possibilità che la gestione dei più grossi appalti milanesi sia in mano alla malavita organizzata.
A questo punto, numerose domande sorgono spontanee. Ci chiediamo: che ruolo svolge la politica in questo contesto di enorme espansione della ‘ndrangheta al nord? Chi ha agevolato lo sviluppo della criminalità organizzata al nord ed in che modo? E’ possibile che la Lombardia, negli ultimi venti anni, non si sia accorta che le mafie stavano prendendo possesso della regione, accaparrandosi pian piano la gestione delle più importanti opere pubbliche? E ancora, chi sono i rappresentanti politici che si sono succeduti nelle principali poltrone lombarde nell’arco temporale che stiamo considerando?
A fornirci le risposte ad alcune di queste domande è ancora Roberto Saviano, il quale ha dichiarato che la Lega, partito che elettoralmente fa il pieno di consensi al settentrione, risulta essere il punto di riferimento politico delle mafie al nord. E’ questa un’amara constatazione per tutti i cittadini settentrionali che avevano creduto che potesse esistere un partito legato al proprio territorio, che ne avesse a cuore le sorti e che si impegnasse esclusivamente per il progresso ed il benessere dei cittadini.
I fatti parlano chiaro: la Lega ha svolto un grande gioco di illusionismo politico, appropriandosi di migliaia di voti provenienti da regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, che pur non avendo nulla in comune si sono sentite unite sotto la verde egida padana, certe di poter riporre la propria fiducia nel “Partito del nord”.
Peraltro, il modo in cui i principali esponenti della Lega hanno affermato l’identità ed i principi del proprio partito è stato sempre contraddistinto dalla volgarità e dalla grettezza: non possiamo dimenticare le persistenti ingiurie rivolte ai meridionali, le magliette offensive nei confronti dell’Islam, il vilipendio alla bandiera italiana, i gestacci durante l’Inno di Mameli e tanto altro ancora.
Oggi, a quanto pare, i settentrionali stanno capendo quanto sia stato grave e rischioso affidare il governo dei propri territori ad un partito come la Lega, la cui crescita va, stranamente, di pari passo con il radicamento mafioso al nord. Questa banale constatazione non vuole essere un giudizio definitivo nei confronti del “partito dei popoli padani” o dei suoi esponenti, né è nostra intenzione ergerci al ruolo di magistrati nell’arduo compito di verificare se vi siano reali connessioni tra mafia e Lega Nord.
Attenendoci a quanto apprendiamo quotidianamente dai mass media in merito a questo argomento, non ci resta che augurarci che i nostri connazionali del nord mantengano alta la propria attenzione su tali problematiche, ponderando minuziosamente le conseguenze del voto che esprimono.
Ormai è un dato di fatto: la Lega Nord sta implodendo, dilaniata dal malcostume dei propri rappresentanti, dalle promesse mai mantenute alle regioni del settentrione d’Italia e, soprattutto, dall’ombra della collaborazione con la malavita organizzata.
Le verità rivelate dal giornalista Roberto Saviano, nel corso dell’ultima puntata del programma televisivo “Vieni via con me”, stanno consolidando in tutti il dubbio che il binomio tra mafie e Lega Nord si stia cementificando sempre più nelle regioni del nord-est del nostro paese, in particolar modo in Lombardia.
Il giornalista campano non ha certo lasciato spazio all’immaginazione quando ha definito Milano quale “Capitale degli investimenti criminali” e, utilizzando una cartina del capoluogo lombardo, ha elencato tutti gli appalti per lavori pubblici attualmente in corso, sui quali la ‘ndrangheta avrebbe messo le mani. “Lombarda è l’economia in cui le mafie si infiltrano - ha detto Saviano - Lombarda è la sanità in cui si infiltrano; Lombarda è la politica in cui si infiltrano”. E non si può nemmeno sospettare che quelle del giornalista siano state mere illazioni, in quanto ci sono state inchieste da parte dei magistrati Boccassini e Pignatone, che hanno confermato quanto sia concreta la possibilità che la gestione dei più grossi appalti milanesi sia in mano alla malavita organizzata.
A questo punto, numerose domande sorgono spontanee. Ci chiediamo: che ruolo svolge la politica in questo contesto di enorme espansione della ‘ndrangheta al nord? Chi ha agevolato lo sviluppo della criminalità organizzata al nord ed in che modo? E’ possibile che la Lombardia, negli ultimi venti anni, non si sia accorta che le mafie stavano prendendo possesso della regione, accaparrandosi pian piano la gestione delle più importanti opere pubbliche? E ancora, chi sono i rappresentanti politici che si sono succeduti nelle principali poltrone lombarde nell’arco temporale che stiamo considerando?
A fornirci le risposte ad alcune di queste domande è ancora Roberto Saviano, il quale ha dichiarato che la Lega, partito che elettoralmente fa il pieno di consensi al settentrione, risulta essere il punto di riferimento politico delle mafie al nord. E’ questa un’amara constatazione per tutti i cittadini settentrionali che avevano creduto che potesse esistere un partito legato al proprio territorio, che ne avesse a cuore le sorti e che si impegnasse esclusivamente per il progresso ed il benessere dei cittadini.
I fatti parlano chiaro: la Lega ha svolto un grande gioco di illusionismo politico, appropriandosi di migliaia di voti provenienti da regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, che pur non avendo nulla in comune si sono sentite unite sotto la verde egida padana, certe di poter riporre la propria fiducia nel “Partito del nord”.
Peraltro, il modo in cui i principali esponenti della Lega hanno affermato l’identità ed i principi del proprio partito è stato sempre contraddistinto dalla volgarità e dalla grettezza: non possiamo dimenticare le persistenti ingiurie rivolte ai meridionali, le magliette offensive nei confronti dell’Islam, il vilipendio alla bandiera italiana, i gestacci durante l’Inno di Mameli e tanto altro ancora.
Oggi, a quanto pare, i settentrionali stanno capendo quanto sia stato grave e rischioso affidare il governo dei propri territori ad un partito come la Lega, la cui crescita va, stranamente, di pari passo con il radicamento mafioso al nord. Questa banale constatazione non vuole essere un giudizio definitivo nei confronti del “partito dei popoli padani” o dei suoi esponenti, né è nostra intenzione ergerci al ruolo di magistrati nell’arduo compito di verificare se vi siano reali connessioni tra mafia e Lega Nord.
Attenendoci a quanto apprendiamo quotidianamente dai mass media in merito a questo argomento, non ci resta che augurarci che i nostri connazionali del nord mantengano alta la propria attenzione su tali problematiche, ponderando minuziosamente le conseguenze del voto che esprimono.
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