Barletta, speciale amministrative 2011: intervista al candidato sindaco del centrodestra Maria Grazia Vitobello

di Nicola Ricchitelli. A poche ore della conferenza stampa - oggi alle ore 18 presso il comitato elettorale centrale della coalizione con sede in via Monfalcone 11 - che sancirà la candidatura ufficiale della dott.ssa Maria Grazia Vitobello a Palazzo di città, Giornale di Puglia ha raggiunto la professoressa per una piacevolissima chiacchierata. Negli occhi e nelle parole la tenacia di una donna per nulla segnata dalle vicende che hanno visto la sua coalizione in passato protagonista di momenti di alta tensione, decisa e determinata nel affrontare e combattere questa battaglia per molti già segnata nelle sorti ma non per lei e per tutti i componenti della coalizione, anche perché le battaglie prima di essere vinte e perse vanno combattute. Tanti i temi affrontati, sullo sfondo di una Barletta che oggi più che mai vive una fase assai delicata. Una chiacchierata che non ha risparmiato il trascorso politico della professoressa, una chiacchierata che non poteva non toccare temi sensibili quali il lavoro e lo sfascio di tante famiglie segnate appunto dalla chiusura di tante aziende un tempo operanti nel settore tessile e calzaturiero. Insomma, una chiacchierata sul presente e il futuro, evitando di perderci nelle pseudo tragedie del passato, una donna che reca con sé tante novità – aldilà dell’essere la prima donna ad oggi a concorrere verso il palazzo di città - specie nelle idee e nel modo di proporsi verso la gente, rompendo gli schemi di una politica attanagliata da proclami e frasi dette.

D: Dott.ssa Vitobello, a poche ore dalla conferenza stampa che ufficializzerà la sua candidatura a Palazzo di città, visti i risvolti di altre conferenze, possiamo tranquillizzare i deboli di cuore o bisogna aspettarsi altri colpi di scena?

R:«La domanda è bellissima e mi fa sorridere, sono d’accordo con te abbiamo fatto stare in ansia troppe persone, insomma oggi colpi scena mi dispiace per alcuni non ce ne saranno»

D:Oltre a quanto accaduto in passato – il tira e molla di Bartolo Tatò, il no di Giovanni Alfarano – va ad aggiungersi anche le poche speranze di vittoria che il coordinamento nazionale del Pdl nutre qui a Barletta, visto che alcuni sondaggi da loro commissionati danno la Città della Disfida irrimediabilmente perdente. Insomma, dott.ssa Vitobello, quanto sarà dura e difficile la sfida per conquistare il Palazzo di città? E soprattutto cosa bisognerà avere più degli altri per vincere?

R: «Io non credo affatto nelle indagini statistiche. Il sondaggio è fatto su campione, a volte può essere realmente indicativo altre volte non lo è a fatto. Io da questa parte so il lavoro che stiamo compiendo, e quindi ti dico che è una battaglia che si può combattere tranquillamente. Io scendo in campo comunque anche se la battaglia fosse stata più difficile di quella che è, innanzitutto assumo il senso della responsabilità perché ho il coordinamento del partito, ma non scendo in campo solo per questo. Alle mie spalle ci sono undici ben undici alleati, quindi ben undici forze politiche, e attualmente nove liste. Questo significa che chi ha deciso di candidarsi con noi qualcosa di buono ha visto in questo schieramento. Noi abbiamo raccolto dalla società civile diverse tipologie di persone, persone che non hanno fatto mai politica, esponenti di categorie professionali sociali disparate stanche di questa amministrazioni con il desiderio di scendere in campo. Quindi se oggi ti devo dire è perdente il centrodestra? Io ti dico assolutamente No. Se mi chiedi come vedi la compagine? Io ti rispondo che il centrosinistra sta vivendo la stessa situazione che il centrodestra ha vissuto un mese fa, cioè una situazione di scompiglio, mancanze di intese, liste che non si chiudono, situazioni che noi abbiamo vissuto forse perché avevamo dato tutto per certo con Bartolo Tatò che io oggi comunque ringrazio, perché da quella situazione comunque è scaturito un aspetto positivo, ci ha dato la possibilità di discutere al nostro interno e di verificare se ci fossero delle persone che potessero incarnare questo ruolo. Ci ha permesso di guardare, ci ha fatto spaventare perché le cose che ho visto non pensavo di vederle mai nella mia vita, però fa parte del gioco. Se tu ben ricordi Maffei cinque anni fa ha chiuso la sua candidatura il 25 aprile con la possibilità di avere tre candidati sindaci Nicola Maffei, Gino Terrone, Gian Donato Napoletano e in quarta battuta una squadra trasversale di Forza Italia con me a capo. Arrivare al 25 Aprile con la consegna delle liste il 27 aprile, questo vuol dire che in quel periodo le liste furono chiuso all’ultimo istante. Quindi quello che è accaduto a noi è nella normalità. Noi chiudiamo addirittura in anticipo rispetto al centrosinistra, chiudiamo con una posizione forte, saremo una sorpresa, ci sono dei buoni candidati, più saranno i candidati più la corsa è bella e entusiasmante».

D: A suo modo di vedere così tante candidature sono sintomo di un bipolarismo ormai allo sfascio e che quindi sta smarrendo con il passare dei giorni la propria identità o di una sorta di politicanti allo sbaraglio in cerca di gloria?
R: «Bella domanda!. Ti dico questo, l’Italia potrebbe essere un paese con il bipolarismo. Purtroppo non lo è nei fatti, soprattutto a livello locale si verificano una sorta di individualismi dove ognuno pensa di essere depositario del programma migliore, dei candidati migliori, tanto da poter far a meno anche di uno schieramento piu grande, e questo è deleterio per una politica costruttiva».

D: Alle sue spalle ha oramai una decennale carriera politica. Volendo tirare la linea del totale, quanto la politica le ha dato e quanto le ha tolto? Ma soprattutto quali il ricordo piu bello che porterà sempre dentro di se e quale il momento che spesso si rincorre tra i suoi incubi?

R: «Mi fai rilassare e pensare a quel passato emozionante, e nello specifico a 24 ore dalla presentazione della mia candidatura. Innanzitutto ti ringrazio per non aver detto che io sono stata nel PD, perché nel PD io non sono mai stata. La mia storia comincia quasi per gioco, nel senso che presentavo il libro di racconti di mia madre alla presenza di una persona importante - l’allora rettore dell’università lateranense – dinnanzi ad una sala rossa non piena, ma gremita, le persone non riuscivano ad entrare, e l’atrio del castello era pieno di persone che ci volevano bene, che volevano bene alla famiglia Vitobello. Francesco Salerno rimase scioccato di questa cosa, a metà dell’evento si allontanò per andare all’Enaudi per la presentazione di un libro di un onorevole. Ritorna di lì a 20 minuti perché lì non c’era nessuno. Alla fine della serata mi propone la candidatura all’interno della lista civica – “Vivi Barletta” - . E’ stata un’esperienza bellissima, devo dire che l’esperienza civica è molto motivante perché ogni componente della lista è una forza della città, paritaria, siamo tutti allo stesso livello. Quell’esperienza mi ha creato come identità di partito, come persona che può scendere in campo per la vita politica, e in particolare conservo questo ricordo meraviglioso di una persona non comune che si chiama Francesco Salerno del quale noto ancora molti atteggiamenti, capacità di creare ponti con gli altri e con altri partiti, di come parlare e come diventare un decisionista. Questo lo devo a quella persona. Successivamente il passaggio nell’Udeur mi ha creato il primo grosso dolore, perché non ero ancora passata all’Udeur quando apparve la notizia sulla Repubblica che avevo voltato le spalle a Salerno e che ero passata all’Udeur anche se la cosa non era ancora avvenuta, però il rapporto con Francesco si inclinò molto, per cui poi, siccome sono anche fortemente determinata, mi vidi messa un attimo ad un angolo. Poi fui molto corteggiata dall’allora senatrice Marina Del Tamaro e da persone che facevano la politica col cuore e che stavano nell’Udeur, quindi decisi di intraprendere questo cammino. Nell’Udeur ho trascorso 5 anni ricoprendo i vertici più alti della mia carriera politica, e nello specifico la Segreteria provinciale del Partito eletta con congresso - non nominata dall’alto quindi - sono stata eletta Consigliere provinciale dell’Udeur e sono diventata Vicepresidente del Consiglio provinciale di Bari al fianco di Divella. Contemporaneamente, quindi avevo 3 grosse cariche che mandavo avanti brillantemente, ero anche assessore alla pubblica istruzione a Barletta, e la mattina andavo a scuola senza assentarmi neanche un quarto d’ora, non so come abbia fatto, – aliena – e ho fatto, penso anche bene, la madre e la moglie, quindi ho avuto momenti meravigliosi, tra i più belli proprio questo, la nomina all’unanimità a Vicepresidente del Consiglio provinciale, e poi la cosa più bella, la vicinanza dei cittadini. E poi il PDL da 3 anni, un’esperienza profondamente serena, al fianco di persone importanti con esperienza, come Giovanni Alfarano in particolare, che mi ha fortemente sostenuto in questo percorso con alti e bassi che aveva la candidatura, in cui lui insomma ha sempre creduto».

D: Sono oramai circa vent’anni che il centrodestra qui a Barletta ad ogni tornata elettorale soccombe al centrosinistra. Quali, a suo modo di vedere, le motivazioni di questi continui fallimenti? Nel corso degli ultimi tempi, inoltre, abbiamo visto tanto “pendolarismo politico”, come è stato definito dal consigliere Giovanni Alfarano in una recente intervista. Viceversa, lei qualche anno fa ha intrapreso il cammino inverso. Quali le motivazioni che l’hanno spinta a lasciare la maggioranza e far parte dell’opposizione?

R: «E' una cosa in controtendenza in effetti e non criticabile. Sarei potuto diventare assessore con la Giunta Maffei e mantenere la mia posizione di maggioranza. Mi sono trovata improvvisamente senza un partito poiché a Gennaio del 2008 con tutte le vicende legate a l’Udeur, il partito ha avuto parecchie defezioni a livello nazionale. Sono rimasta quindi in stand-by per sei mesi fino a Giugno rimanendo indipendente, sostenendo sempre la mia amministrazione. Però non ho amato il comportamento di alcuni componenti del centro sinistra e in modo particolare di alcuni esponenti del Pd, e comunque l’esperienza di quest’ultima amministrazione che si è contraddistinta per la mancanza di cavalli di razza poiché sono tutti di bassissima lega, e la politica clientelare, oltre al fatto che una crescita reale della città non è nei loro obbiettivi. Perché il centrodestra non ha mai governato? Forse perché non c’è mai stata una vera classe politica in questi anni, perché è facile salire sempre sul carro dei vincitori, così come forse non vi sono mai state personalità che brillassero in maniera particolare. Però dallo scorso anno qualcosa è cambiato, siamo stati tutti compatti, la classe è cambiata, perchè fatta da persone giovani oneste capaci di programmare. Con la vittoria di Giovanni Alfarano che ha portato il Pdl ad essere il primo partito nella maggioranza relativa a Barletta, si ha la dimensione che uniti si puo vincere. Non abbiamo avuto problemi nel preparare le liste, nel creare l’aggregazione, per la prima volta scendiamo in campo con una coalizione degna di poter competere, ora c’è la giochiamo dopo vent’anni».

D: L’economia barlettana fino a poco tempo fa poggiava le proprie basi sul settore tessile e calzaturiero: cosa la politica locale avrebbe potuto fare per arginare il problema della chiusura delle fabbriche e dello sfascio di un intero settore produttivo quale quello calzaturiero e tessile?
R: «Un buon sindaco e come un padre e in questo caso una madre di famiglia. Purtroppo il bilancio in questi ultimi tempi è sempre stato strutturato nella stessa maniera come se problemi non c’è ne fossero. Un buon padre di famiglia guarda la città, vede quali sono le problematiche e converte tutte le cose che non servono in progettazioni utili per la città. Ti faccio un esempio, basterebbe guardare i nostri giardini pubblici – giardini del castello e Viale Giannone su tutti - che brillano per abbandono, nei giardini del castello ad esempio ci sono giochi rotti, non ci cammina nessuno, non ci va nessuno insomma. Cosa si potrebbe fare? Organizzare una strutturazione dello spazio e del tempo per i bambini e le famiglie, mettere delle animatrici ad esempio, mettere dei sorveglianti, io devo dare dei posti di lavoro, li devo inventare, e così in ogni settore, cosa ne faccio di questo bilancio? Un asfalto in meno, una luce in meno, e converto quei soldi in posti di lavoro concreti. Quindi il bilancio deve essere uno strumento per servizi sociali in un momento particolare dove la gente ha prima fame e poi voglia di passeggiare».

D: Da più parti spesso si è lamentato il mancato ricambio generazionale dell’attuale classe politica al Palazzo di città, una classe politica che oramai staziona nei pressi di Corso Vittorio Emanuele da circa vent’anni: questo è paradigmatico di un certo disinteresse dei giovani verso la politica, anche se, a dire il vero, gli esempi di giovani candidati non mancano specie all’interno della vostra coalizione. A suo modo di vedere cosa la politica può e deve fare per riavvicinare i giovani alla politica?

R: «Noi siamo un partito i cui consiglieri comunali sono giovani, giovani di età che però hanno già esperienze. Noi PDL per esempio abbiamo Giovane Italia, un movimento che lavora tantissimo, sono tanti i giovani del movimento giovanile, quindi il movimento esiste ed è forte. Che cosa manca? Perché a Barletta mai nessuno si è preoccupato di fare un corso di formazione politica? Formazione alla politica significa cominciare dalla scuola e mi allaccio al Ministro Gelmini che ha trasformato l’educazione civica in “educazione alla costituzione e alla cittadinanza” che è diventata una materia vera, da rispettare e da impartire a scuola. Iniziare con i corsi di formazione, significa preparare la futura classe dirigente politica che nessuno si può improvvisare. Io sono diventata consigliere comunale dieci anni fa, senza sapere nulla, ma io appartenevo a una famiglia in cui mio padre era stato consigliere comunale e assessore, mi ha fatto le lezioni private e ho imparato. Ma quanti giovani hanno dentro delle capacità che magari rimangono inesplose e inesplorate, perché nessuno si mette alla prova. Io partirò proprio da questo. Io potrò diventare, o capo dell’amministrazione o il capo dell’opposizione, in entrambi i casi comincerò con l’offrire alla città la possibilità di avere questo cambio generazionale, creando un corso di formazione politica, aperto a tutti i giovani, e chiamando i cavalli di razza, cioè quelli che di vita sociale, politica, partitica se ne intendono aldilà degli interessi personali».

D: In ultima analisi, quali saranno i punti salienti su cui poggerà il programma della coalizione? Quali gli interventi urgenti e da attuare per far ripartire questa città, ma soprattutto perché votare maria Grazia Vitobello?
R: «Oggi facciamo la presentazione, da domani presentiamo i 10 punti del programma, i punti vertono – la prima delle cose – sulla politica per il lavoro, tutte le strategie per inventare figure lavorative professionali, ascoltando le scuole e le università; che figure hanno partorito? Che possono fare tutti i giovani? Dove li possiamo collocare? Quale progettazione comunale posso realizzare in modo tale da poter partorire nuovi posti di lavoro? Non parlo adesso di tutto ciò che farò per il rilancio delle aziende, per il marchio di questa zona, perché ci sono milioni e milioni di euro che vengono lasciati perdere, che sfumano, che non vengono utilizzati per il rilancio. Una buona programmazione, in accordo con la Comunità Europea significa far arrivare fondi per incentivare aziende. Non è un sogno, queste sono cose vere. Seconda cosa, politica per la famiglia legata alla sicurezza, faccio un esempio: Barletta centro della Protezione Civile, o Protezione notturna e diurna, cose importantissime su cui si può lavorare. Emergenza parcheggi, emergenza piano del traffico, a quel punto se saremo in gradi di dare una cultura di base, che è fondamentale, e quindi si sarà dato il lavoro, la sicurezza, attuato politiche per la famiglia, il rispetto, avremo di conseguenza anche il rispetto per la salute, per l’ambiente sano. Il mio programma è dislocato in dieci punti e raggiungerà tutte le famiglie, in più poi c’è programma che presenterò di volta in volta perché questo mese io voglio ascoltare tutti.
Perché votare Maria Grazia Vitobello? Se noi cittadini siamo stanchi e ci lamentiamo ogni giorno di non essere ascoltati, di una città che va a 3 marce diverse, perché Barletta centro va a 100 K/h, Barletta Patalini va a 50 K/h, Barletta Sette Frati va a 5 Km/h. Se siamo stanchi di una città che va a tre velocità diverse perché di quelle parti non gliene importa niente a nessuno, poiché non c’è una politica cittadina rivolta a tutta la città, perché dal più piccolo al più grande possa essere ascoltato. Sono anni che io ascolto la gente qui nel mio studio, e magari potessi incominciare da adesso nei fatti a dare risposte. Maria Grazia Vitobello, ti può dare la svolta, perché ha capito che il rapporto con la città si basa su tutt’altro, non ho interessi nelle costruzioni, non ho interessi nelle imprese edili, che debbano costruire gli imprenditori mi sta bene, ma non ho interessi personali nell’urbanistica, non ho interessi personali nell’ambiente legale, non ho interesse a lavorare per me stessa, io ho interesse a lavorare perché questa città ritorni quello che era negli anni ’80, cioè la città che occupava il settimo posto nella graduatoria nazionale per reddito pro capite, cioè una città del lavoro, del benessere, della cultura, perché tanto abbiamo fatto, soprattutto abbiamo fatto circolare tanto denaro. Se circola denaro, significa che ci sono imprese che lo partoriscono, significa che ci sono dipendenti che non sono disoccupati, si occupano le case, si occupano i locali, la gente va al cinema, cammina per la città, allora mi serve tutto il resto. Per fare tutto questo ci serve una persona che interessi personali non ne ha».

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