Libertà di stampa: Pastore (Gruppo misto – Psi), il mercato la riduce a beneficio del potere economico

BARLETTA. "Non se ne è parlato molto, non ci sono state celebrazioni né autocelebrazioni, in parte lo si è trascurato presi da impegni istituzionali, elettorali, commissioni e comunicazioni. E' così è passata quasi in silenzio, almeno nella nostra regione, la giornata mondiale della libertà di stampa, dedicata quest’anno ai nuovi mezzi di comunicazione e alle nuove frontiere e barriere, e bene sappiamo che ruolo abbiano avuto nei processi di liberazione dei vicini paesi africani, in cui il tam tam della rivolta è passato di modem in modem e dai monitor dei pc ai display dei cellulari portando nelle piazze la voglia di libertà, mostrando al mondo la voglia di storia nuova nel Mediterraneo". Lo ha detto in una nota il consigliere regionale pugliese Gruppo misto – Psi Franco Pastore.
"Le celebrazioni retoriche - aggiunge Pastore - e soprattutto le autocelebrazioni non mi trovano molto favorevole. Tanto silenzio, però, in questo caso non è significativo del fatto che nel nostro paese la stampa sia così libera, che non vi sia bisogno di parlarne, anzi il contrario. Freedom House ha pubblicato anche quest’anno, proprio ieri, i risultati della sua inchiesta globale sulla libertà di stampa e l’Italia e il Messico vengono “bocciati”, avendo subito entrambi una retrocessione. Il Messico, con Venezuela, Honduras e Cuba è tra i paesi Non Liberi, mentre l’Italia, al pari del resto dell’America Latina è passata tra i paesi solo parzialmente liberi, scendendo dal 72esimo posto dell’anno scorso al 75esimo, penultimi in Europa davanti alla Turchia, a causa della concentrazione mediatica e delle ingerenze della politica nell’informazione. Io proporrei anche un’analisi del mercato del lavoro in questo settore. Libertà vuol dire prima di tutto essere nelle condizioni di poter svolgere una professione come quella giornalistica. E allora immaginate - conclude Pastore - un “guardiano della democrazia”, questo dovrebbero essere i giornalisti, pagato a pezzo, a notizia, per pochi euro. Ma che democrazia è questa, io lo chiamerei sfruttamento. La precarietà oltre a tutto il resto è lo strumento con cui il mercato e chi detiene il potere economico ha piegato anche la libertà di stampa e su questo sarebbe utile una amara riflessione".

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