Battisti vola libero verso San Paolo e commenta: non è trionfo, rispetto per le vittime

BRASILIA. L'Italia richiama il suo ambasciatore a Brasilia, compiendo un passo diplomatico formale dopo la liberazione di Cesare Battisti e quel 'no' all'estradizione, vissuto come un vero e proprio 'schiaffo'. Una decisone 'temporanea', per consultazioni finalizzate a mettere a punto i ricorsi e le contromosse, che sottolinea tutta l'irritazione del governo italiano. Roma giudica la decisione presa dall'ex presidente Lula e confermata l'altra notte dalla Corte Suprema brasiliana "politica e non giuridica", spiega il responsabile della Farnesina, Franco Frattini. Mentre dall'altra parte dell'oceano Brasilia insiste, tentando di allentare la tensione: "é un caso giuridico, non abbordabile politicamente", mettono le mani avanti fonti dell'Itamary, il ministero degli Affari esteri carioca parlando di relazioni "eccellenti" e di nessun "rischio di crisi" tra Roma e Brasilia.

BATTISTI: NUOVA VITA A S.PAOLO, MIO NON E' UN TRIONFO - "Non voglio che questi momenti siano visti come la celebrazione di un trionfo: è necessario rispettare le istituzioni e le famiglie" delle vittime. Dopo quasi 48 ore dall'uscita dal carcere di Papuda, arrivano le prime parole di Cesare Battisti 'libero', intercettate dal giornale brasiliano "Estado de S.Paulo" mentre da Brasilia volava verso San Paolo. Una città, quest'ultima, che l'ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo, avrebbe scelto come sua nuova 'casa'. Dove vivere, riposarsi ma soprattutto dove scrivere i suoi libri. Nel suo futuro ci sarebbe infatti una vita da 'scrittore'.