Dopo il referendum Berlusconi prepara la verifica del 21 giugno

ROMA. Dopo il risultato dei referendum con il raggiungimento del quorum, i riflettori sono gia' puntati sulle conseguenze politiche della consultazione referendaria. Il governo si prepara alla verifica in calendario martedi' prossimo 21 giugno al Senato e il giorno successivo alla Camera. La Lega annuncia che domenica prossima, nel suo tradizionale raduno di Pontida, porra' le proprie condizioni programmatiche per il proseguimento della legislatura.
Nei commenti seguiti al 54,8% raggiunto dal quorum - questo il risultato finale con il si' che si attesta al 95% in tutti i quesiti - si intravedono intanto giudizi diversi nella maggioranza su cio' che e' accaduto. Il premier Silvio Berlusconi, in una nota, ha teso a sminuire le ripercussioni del risultato referendario sottolineando che governo e Parlamento hanno il dovere di accogliere il responso di merito: ''Appare chiaro che la volonta' degli italiani e' netta su tutti i temi della consultazione''.
Piu' preoccupata la reazione della Lega che ieri pomeriggio ha riunito il suo stato maggiore nella sede di via Bellerio a Milano. ''Siamo stufi di prendere sberle'', ha poi sintetizzato il ministro Roberto Calderoli. A Pontida potrebbero esserci sorprese, oltre alla rinnovata richiesta di trasferire alcuni ministeri al nord. Nelle fila del Pdl ci sono valutazioni con toni difformi.
Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, intervenendo in serata alla trasmissione su La7 condotta da Gad Lerner ''L'infedele'', parla di ''risultato politico'' del voto che impone al governo di correggere la propria azione e al Pdl di ''democratizzare la sua vita interna''.
Gianni Alemanno, sindaco di Roma, invita il centrodestra ''a non minimizzare il risultato dei referendum''. E aggiunge: ''Evitiamo strumentalizzazioni e reazioni non adeguatamente ponderate ma nessuno puo' ignorare queste indicazioni dell'elettorato''.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, conferma la linea che tentera' di seguire la maggioranza: ''L'esito del referendum non ha ricadute sul quadro politico generale e sul governo. Il Pdl aveva lasciato piena liberta' ai suoi dirigenti e militanti di partecipare o non partecipare al voto e se votare si' o no''.
Allarmato il giudizio di Claudio Scajola, ex ministro dello Sviluppo economico, che nel recente passato aveva approntato il piano di rilancio del nucleare in Italia: ''E' evidente che in un periodo di crisi economica internazionale ognuno ha subito i suoi contraccolpi, come e' successo ad altri governi europei. Credo che si debba lavorare in tempi celeri e intensamente, al di la' delle persone, per rimettere insieme il popolo dei moderati.
Accentuazioni di giudizio diverse anche nei commenti del centrosinistra. Se per Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, l'esito del referendum indica ''un divorzio tra il governo e paese'' tale da imporre le dimissioni del governo, Antonio Di Pietro preferisce parlare di un voto ''trasversale'' e di una ''vittoria degli italiani''. Quanto alle conseguenze politiche, il leader dell'Idv segnala che l'opposizione deve dotarsi di una coalizione e di un programma perche' non potra' battere ''per inerzia'' il centrosinistra.